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Vita

Schönbrunn, il 18 agosto 1830, alle ore 9,45 del mattino Sofia di Wittelsbach diede alla luce il suo primo figlio dall’Arciduca Francesco Carlo, o, stando alle voci più “maliziose”, dal giovane Francesco Napoleone Bonaparte; il neonato è Francesco Giuseppe Carlo d’Asburgo-Lorena, nipote dell’Imperatore Francesco I d’Austria. Il piccolo “Franzi” trascorse un’infanzia segnata dalla rigida educazione impostagli sia dall’ambiziosa madre, che sperava di vedere il figlio sul trono imperiale, sia dal Ministro Metternich, che fece da “precettore politico” al ragazzo. Nel 1848 a causa delle rivolte a Budapest e a Vienna, la corte imperiale di Ferdinando I fu costretta a fuggire a Innsbruck, mentre, per motivi di sicurezza, Francesco Giuseppe fu mandato in Lombardia, presso il feldmaresciallo Radetzky; ma proprio nello stesso anno ci fu la rivolta delle cinque giornate di Milano e scoppiò la Prima Guerra d’Indipendenza Italiana. Proprio durante questo conflitto, Francesco Giuseppe ebbe l’occasione di assistere alla Battaglia di Santa Lucia, conclusasi con la vittoria austriaca, fatto che fece appassionare ancor più l’erede al trono all’arte militare. A Vienna la situazione era sprofondata nel caos: Metternich fu costretto a dimettersi e a fuggire in Inghilterra, mentre Ferdinando I, facendo sempre più concessioni al popolo, non riuscì a ingraziarselo, ma si attirò l’odio persino dell’aristocrazia. Incapace di gestire la situazione, Ferdinando abdicò in favore del nipote diciottenne Francesco Giuseppe, che salì al trono con il nome di Francesco Giuseppe I, in onore del reazionario nonno Francesco I e dell’avo Giuseppe II, emblema del monarca “illuminato”. I più ferventi patrioti italiani beffarono sempre l’Imperatore austriaco col nomignolo “Cecco Beppe”. Sedata la rivolta viennese con l’aiuto del feldmaresciallo Windisch-Graetz, il giovane imperatore assieme al Primo Ministro Schwarzenberg attuò una politica cauta per creare un saldo impero “di sette milioni” (di abitanti). Nel 1849 l’Imperatore concesse una costituzione, peraltro mai messa in atto, sconfisse definitivamente Carlo Alberto di Savoia nella Battaglia di Novara, costringendolo ad abdicare, e sedò col sangue la ribellione ungherese di Kossuth, accettando l’aiuto dello zar Nicola I, per rafforzare il legame della Santa Alleanza con la Russia. A seguito della prematura morte di Schwarzenberg (1852) Francesco Giuseppe non fu più in grado di trovare personalità dotate di abilità sufficiente da ricoprire la carica di Primo Ministro, e, quindi, inaugurò una politica di assolutismo imperiale, per cui de facto spettava all’Imperatore prendere qualsiasi decisione politica. Agli albori del suo quinto anno di regno (1853) Francesco Giuseppe subì un attentato da parte di un nazionalista ungherese (Janos Libenyi), che provocò solo una lieve ferita alla nuca dell’Imperatore, poiché erano intervenuti il conte O’Donnel e un cittadino (il macellaio Ettenreich) a fermare l’attentatore. A seguito di questo episodio, venne eretta nel luogo dell’attentato una chiesa votiva.

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Nel 1853 scoppiò la Guerra di Crimea, ma l’Austria, temendo un eccessiva  espansione della Russia ai danni dell’equilibrio europeo, scelse di restare neutrale. Benché a livello diplomatico fosse una scelta cauta, la neutralità dell’Austria si rivelò il primo grande errore di Francesco Giuseppe: infatti, in tal modo egli provocò l’uscita della Russia dalla Santa Alleanza, né riuscì a ottenere l’appoggio delle altre potenze europee, a causa della politica anti-austriaca del Presidente del Consiglio del Regno di Sardegna, il conte di Cavour. Nel 1854 vennero celebrate le nozze tra Francesco Giuseppe I e la cugina Elisabetta (Sissi) di Wittelsbach; l’Imperatore era in realtà promesso sposo della sorella Elena di Wittelsbach, ma si innamorò perdutamente della giovane Sissi, che scelse come moglie. Il matrimonio, però, diede più delusioni che gioie allo sfortunato monarca. Nel 1856 Francesco Giuseppe I congedò il novantenne Radetzky, e affidò il Lombardo-Veneto al comandante Gyulai, il quale, però, si rivelò del tutto incompetente. L’Imperatore compì nel 1857 una rivoluzione urbanistica a Vienna: fece abbattere le mura medioevali che circondavano la città interna , e al loro posto fece costruire la Ringstrasse (“strada ad anello”), l’ampio ed elegante boulevard che ancora oggi è la principale arteria cittadina. Nel frattempo, il Regno di Sardegna, sotto l’abile guida del conte Camillo Benso di Cavour, si era rafforzato sia economicamente, grazie a una serie di riforme, sia politicamente, a seguito degli accordi di Plombieres, stretti con l’Imperatore francese Napoleone III, ed era pronto a sostenere una guerra contro l’arcinemico Impero Austriaco. Infatti, nel 1859 il Regno di Sardegna diede inizio a una mobilitazione dell’esercito presso i confini con l’Austria, suscitando l’ira di Francesco Giuseppe, che, a seguito di un ultimatum, dichiarò guerra a Vittorio Emanuele II. L’esercito austriaco, impreparato e arretrato, era, però, incapace di affrontare una guerra contro gli eserciti sardo e francese, e a nulla valsero le dimissioni forzate dell’incapace Gyulai per modificare la situazione. Nel corso della seconda guerra di indipendenza, infatti, l’Austria subì sconfitte su sconfitte: da Montebello a Palestro, da Magenta a Solferino e San Martino, sanguinosissime battaglie che fecero cambiare totalmente l’opinione dell’Imperatore sulla guerra. Il conflitto si concluse con l’armistizio di Villafranca (1859), secondo il quale la Lombardia venne ceduta al Regno di Sardegna, mentre il Veneto restò austriaco. Vi era però un altro nemico dell’Impero Austriaco: infatti, dal 1815, successivamente al Congresso di Vienna, era in corso un “braccio di ferro” tra l’Austria e il Regno di Prussia per il controllo della Confederazione dei 39 Stati Tedeschi. I rapporti tra i due stati si erano ulteriormente irrigiditi a seguito dell’elezione a Primo Ministro di Otto von Bismarck (1862), astuto politico, che riuscì rapidamente a ottenere l’appoggio dei vari regni della Confederazione, e a dichiarare guerra alla rivale Austria, in seguito alla crisi dello Schleswig-Hollstein. Alla guerra austro-prussiana (1866) prese parte anche il Regno d’Italia, desideroso di ottenere il Trentino e il Triveneto dall’Austria, la quale, però, sconfisse gli italiani a Custoza e nella battaglia navale di Lissa. Nonostante queste vittorie, l’Impero Austriaco fu duramente sconfitto nella battaglia di Sadowa (1866) perdendo così il Veneto e ogni dominio sulla Confederazione Germanica. Al fine di risolvere la questione ungherese, Francesco Giuseppe, su insistenza del Primo Ministro Andrassy e della moglie Sissi, giunse nel 1867 a un Compromesso (Ausgleich) con l’Ungheria, in base al quale l’Impero venne diviso in Austria e Ungheria che mantenevano in comune il monarca e i ministeri degli Esteri e della Guerra. Nacque cosìl’Impero Austro-Ungarico.

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Come Imperatore del “nuovo” Impero, però, Francesco Giuseppe abbandonò con grande rammarico la politica di monarca totalmente assoluto, e adottò alcune riforme liberali: infatti, si ebbe una liberalizzazione delle istituzioni pubbliche, il ripristino del matrimonio civile, la revoca del Concordato con la Chiesa cattolica, un impulso all’istruzione elementare e lo sviluppo di un più efficiente apparato industriale e urbanistico, mentre l’Ungheria restò più legata all’agricoltura. Fu anche grazie a questa modernizzazione che l’Impero poté sopravvivere per altri cinquant’anni. Sotto Francesco Giuseppe, Vienna aveva conosciuto uno sviluppo economico tale da essere la città ospite dell’Esposizione Universale del 1873, che però si rivelò disastrosa a causa di un’epidemia di colera e di un improvviso crollo della Borsa. Nonostante ciò, la ripresa economica non venne arrestata. Per il resto del suo regno, Francesco Giuseppe riallacciò i rapporti con la Germania di Bismarck, tanto che nel Congresso di Berlino (1878) all’Austria furono affidate la Bosnia e l’Erzegovina, fatto che attirò sempre più interesse in un’espansione a oriente dell’Austria ai danni della Russia. Fu proprio questa una delle cause scatenanti della Prima Guerra Mondiale: il capo di Stato Maggiore, Franz Conrad von Hötzendorf, con l’appoggio della classe politica dell’epoca, pressò molto l’Imperatore per compiere un’aggressione nei confronti della Serbia. A seguito dell’uccisione del nipote ed erede al trono Francesco Ferdinando (nel 1914) a Sarajevo, Francesco Giuseppe fu costretto a firmare un umiliante ultimatum nei confronti della Serbia al fine di dichiararle guerra, come voleva il Gabinetto dei Ministri e Conrad, che l’Imperatore ammonì con la celebre frase: ”La guerra! Lor signori non sanno cos’è la guerra! Io lo so… da Solferino”. Da Blitzkrieg quale doveva essere, la guerra austro-serba coinvolse presto il resto d’Europa e persino il mondo intero: la Russia intervenne in difesa della Serbia, assieme alla Francia e al Regno Unito (Triplice Intesa) e, in seguito, al Giappone e agli USA, la Germania e l’Impero Ottomano si schierarono con l’Austria, mentre l’Italia, acerrima nemica degli Asburgo, coi quali si era alleata nella Triplice Alleanza (1882), scelse dapprima la neutralità, poi intervenì contro gli Imperi Centrali. L’ottuagenario Imperatore si rifiutò sempre di intervenire nelle decisioni riguardo alle strategie belliche e si spense il 21 novembre 1916, nel Castello di Schönbrunn, lo stesso che gli aveva dato i natali.  Il suo corpo è sepolto nella Cripta dei Cappuccini a Vienna, assieme a molti altri Asburgo. Gli successe il nipote preferito Carlo, il quale, però, regnò come Carlo I per soli due anni, siccome l’Impero crollò dopo la Grande Guerra. Nel 1957 gli fu dedicata una statua a Vienna, nel Burggarten.

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Personalità

La figura di Francesco Giuseppe, oltre che per il lunghissimo periodo di regno, divenne subito una leggenda anche per il carattere, le abitudini e l’apparenza stessa del monarca. http://lamiastellina.altervista.org/sissi/varie/fami.jpg Egli possedeva un’insolita testa alquanto piccola rispetto al corpo, ma la fronte era slanciata dalla precoce calvizie, mentre il mento poco pronunciato era “nascosto” dalla barba curatissima, che gli conferiva al contempo un aspetto bonario e patriarcale e un’espressione irresoluta.Gli occhi erano azzurri con una venatura argentea, che davano un aspetto enigmatico al volto dell’Imperatore.Conduceva una vita molto spartana: sveglia alle 5, toilette, colazione con caffè e cornetti, e il resto della giornata veniva speso sulla sua scrivania al lavoro, tranne per la cena, che amava passare con la famiglia.Si riteneva “Il primo funzionario del regno”; per tale motivo dava un’importanza estrema alle carte burocratiche sulle quali passava le giornate: per lui valeva il quod non est in actis, non est in mundo.Qualità eccelse di un monarca per lui dovevano essere la puntualità assoluta e l’Adjustierung, ossia la capacità di portare bene la divisa, di cui si riteneva l’emblema umano, benché fosse un po’ ingobbito per le troppe ore trascorse sulla scrivania.Fervente cattolico, non entrò quasi mai in contrasto con la Chiesa di Roma se non quando impose il veto, ultimo tra i monarchi europei, alla nomina a pontefice del cardinal Rampolla: infatti, aveva mal sopportato il suo rifiuto di celebrare i funerali al figlio Rodolfo d’Asburgo, suicida a Mayerling. Poche erano le sue passioni: la caccia, alla quale si dedicava principalmente quando era a riposo, e il ballo, in particolare apprezzava i valzer di Johann Strauss. Da Imperatore di un regno multietnico, parlava con disinvoltura le principali lingue europee.

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Fu sempre molto cordiale e disponibile verso i suoi sudditi: infatti, durante il suo lungo regno vi furono più di centomila udienze generali di semplici sudditi, come vedove di veterani o contadini tirolesi. Amava moltissimo ed era molto affettuoso nei confronti della moglie Sissi, la quale non lo ricambiava affatto: infatti, detestava gli Asburgo e il loro cerimoniale di corte, per cui fuggì spesso da Vienna e viaggiò moltissimo, abbandonando spesso marito e figli. Proprio questa freddezza della moglie lo portò a frequentare l’attrice austriaca Katharina Schratt, a cui Francesco Giuseppe si legò molto, ma la relazione fra i due si mantenne soltanto sul piano dell’amicizia.Nonostante ciò l’Imperatore patì moltissimo per l’assassinio di sua moglie da parte dell’anarchico italiano Luigi Lucheni nel 1898, tanto che si tramanda che alla notizia dell’attentato abbia esclamato: “Nulla mi è stato risparmiato su questa terra”. Infatti, il fratello dello sventurato monarca, Ferdinando Massimiliano, venne fucilato nel 1867 in Messico per aver tentato di costituire l’Impero Messicano su consiglio di Napoleone III, la madre Sofia morì nel 1873, il suo unico figlio maschio Rodolfo morì suicida a Mayerling (1889) con la propria amante, gesto che suscitò scalpore internazionale, il fratello Carlo Ludovico si spense nel 1897, Sissi fu assassinata nel 1898, il nuovo erede, il nipote Francesco Ferdinando, non lo sopportava, preferendogli di gran lunga il giovane Carlo. http://www.museoroccavilla.eu/images/290972-100280633.jpg Il suo regno durò per ben 68 anni: nei primi 18 tentò una politica anacronistica di monarca assoluto, in seguito si aprì maggiormente alle istanze liberali, favorendo uno sviluppo industriale, senza però mai cedere minimamente al socialismo, né al nazionalismo, che disprezzava entrambi. Non si deve dimenticare, però, che sotto il suo regno si ebbe una riduzione dell’orario del lavoro, con agevolazioni per donne e bambini, e il suffragio universale maschile (1906). Gli ultimi anni furono segnati da una progressiva scomparsa dalla scena e una conseguente perdita di potere, tanto che lo psicanalista Sigmund Freud notò che “nemmeno l’Imperatore comanda più a casa sua”. L’Impero gli sopravvisse soltanto due anni, poiché egli stesso era diventato il principale fattore di coesione di uno Stato che aveva una miriade di nazionalità al suo interno, ma tutte pronte a difendere il loro Imperatore al motto Viribus Unitis (“A Forze Unite”). Con la sua morte, come notò l’autore austriaco J. Roth, “Il freddo sole degli Asburgo si spense, ma era stato un Sole”. La figura di Francesco Giuseppe benché in alcuni aspetti ambigua e in opposizione alla modernità, è ancora in parte viva nell’Austria attuale (tanto che gli è stata dedicata persino una paperella da bagno!).

Ploner Giovanni – IV A

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