“BATTAGLIONI  SULLE VETTE” è uno dei progetti che la nostra Sezione ha predisposto per celebrare il centenario della fine della grande guerra. Dal 1923 al 1926 sulle cime delle nostre montagne sono state posate delle lapidi a ricordo dei battaglioni alpini che contribuirono alla vittoria nella prima guerra mondiale. Nei giorni scorsi si è aperta una mostra, promossa dal nostro Centro Studi, presso lo “Spazio Cultura” della Cassa di Risparmio di Biella, che vuol ricordare quei momenti. In particolare sulla cima del monte Bo a quota 2556 m fu posta la targa a memoria del Battaglione Aosta, che accolse tra le sue fila molti coscritti biellesi. Nato nel 1886, erede del “Valle d’Aosta” ed inquadrato nel 4° Reggimento Alpini, ebbe il suo battesimo del fuoco nel 1896 durante la guerra d’Africa. Il 24 maggio del 1915 il Battaglione, composto dalle Compagnie 41°, 42°. 43°, 87° e 103°, era già in zona di operazioni a combattere sia in trincea sia sul Monte Nero. Nel 1916, venne trasferito sull’Adamello e poi sul Pasubio dove, dopo altre azioni, nella notte tra il 9 ed il 10 settembre, l’intero Battaglione si spostò verso il costone di Lora, per prepararsi a sfondare il fronte nemico. Nel pomeriggio del 10, alcuni reparti dell’Aosta si lanciarono all’attacco dell’Alpe Cosmagnon. La 41° Compagnia fu la prima a muoversi per aprire un varco nel filo spinato. Ma, causa i fitti reticolati e la violenta reazione nemica, l’Aosta venne costretto a ripiegare, con gravi perdite. Al comando della 41°, c’era il capitano Aldo Beltricco, caduto alla testa dei suoi uomini, cui sarà conferita la M.O.V.M..  Messo momentaneamente a riposo, il Battaglione tornò sul fronte del Pasubio dove, tra il 6 ed il 21 ottobre, i suoi alpini si resero protagonisti di numerosissime azioni, con altrettante conseguenti perdite. Il 16 ottobre, il tenente Ferdinando Urli, con un gruppo di volontari, penetrò per primo nelle trincee nemiche, sul Dente del Pasubio. Catturati numerosi prigionieri, per 36 ore resistette ai contrattacchi austriaci, finchè, il 17, circondato e con pochi superstiti, difendendosi con baionetta e bombe a mano, dopo aver rifiutato di arrendersi, cadde colpito a morte. Anche al tenente Urli verrà conferita la M.O.V.M.. Il 1917 vide il Battaglione destinato ad operazioni sull’Isonzo dove, conquistato il monte Vodice, si attestò sull’obiettivo, respingendo numerosi contrattacchi. Resistette, sulle sue pendici, sotto un incalzante martellamento delle artiglierie nemiche, subendo gravissime perdite.

Il Battaglione, per il suo eroico comportamento all’Alpe Cosmagnon e sul Monte Vodice, tra il 18 ed il 21 maggio 1917, ottenne la M.A.V.M..

Non coinvolto direttamente nella disfatta di Caporetto, il Battaglione trascorse la fine del 1917 e buona parte dell’anno successivo senza partecipare ad avvenimenti di particolare rilievo. Questo fino al 23 ottobre, quando i suoi soldati si concentrarono sul Monte Grappa, per prepararsi all’ultima grande battaglia di Vittorio Veneto. Tra il 24 ed il 25, cambiò due volte posizione, sotto il fuoco incalzante delle artiglierie. Il giorno 25 ottobre difese strenuamente la Selletta del Valderoa, subendo gravissime perdite. I resti del decimato Aosta, con atti di insuperabile valore, non cedettero ai ripetuti attacchi del nemico, finchè il 27 ottobre, i pochi superstiti furono fatti ripiegare. Sulla linea Solaroli – Valderoa, in 72 ore di combattimenti, il Battaglione perse 23 Ufficiali su 25 e 773 Alpini su 800.  Proprio per questi atti di eroismo, unico Battaglione Alpino nella Grande Guerra, l’Aosta ricevette la M.O.V.M. con la seguente motivazione: “Nella battaglia della finale riscossa, rinnovando ancora una volta l’esempio di eroico valore, di spirito di sacrificio, di serena fermezza degli Alpini d’Italia, consacrava alla Vittoria e alla gloria della Patria il fiore dei suoi Alpini che, decimati ma non domi, intrepidamente pugnavano e cadevano al grido, rintronante fra il fragore delle armi: – Ch’a cousta lon ch’a cousta viva l’Aousta”. In quella battaglia cadde anche il ten. Mario Cucco, biellese, due volte M.A.V.M.. ed una volta M.B.V.M, a cui, ricordiamo, è dedicata la Sede della nostra Sezione, il quale non poco contribuì alla leggenda di uno dei Battaglioni Alpini più famosi e ricchi di storia. Lui che seppur reduce da una ferita che gli valse la prima medaglia d’argento e che gli avrebbe permesso di aspettare la fine della guerra nelle retrovie, volle tornare al fronte dai suoi alpini della 43° compagnia, sacrificandosi con loro, per conseguire la vittoria finale a pochi giorni dalla fine del conflitto. ……… VIVA L’AOUSTA.

PAOLO RACCHI