LA BASILICA DI S. FRANCESCO:
DATA DI INIZIO E DELLA CONSACRAZIONE |
La costruzione della basilica viene avviata nel 1228 da Papa Gregorio IX e fu consacrata il 25 maggio 1253 da Papa Innocenzo IV. |
A CHI E’ INTITOLATA |
Basilica intitolata al fondatore dell’ordine dei frati che gestiscono la chiesa, di conseguenza a San Francesco. |
FUNZIONE |
Innanzitutto era il luogo di sepoltura del grande fondatore, quindi luogo di pellegrinaggio, poiché San Francesco venne considerato come uno dei maggiori esponenti della religione cristiana subito dopo la sua morte. Inoltre serviva al papato per cercare di riallacciare i rapporti con i ceti più umili attraverso la collaborazione con i Frati Francescani.La chiesa inferiore ha la funzione di chiesa sepolcrale/cimiteriale, sottolineata anche dalla presenza della cripta. Dove vi sono presenti l’abito e i sandali di San Francesco. La chiesa superiore ha una funzione liturgica. |
DESCRIZIONE DELLA FACCIATA |
Nel gotico, in genere, si hanno strutture slanciate con due campanili laterali e molti elementi decorativi, qui invece mancano quasi del tutto gli elementi decorativi, abbiamo un solo campanile e sia il campanile che la facciata sono divisi in tre ordini, come accade nel romanico: • al secondo ordine abbiamo un rosone. • al terzo ordine abbiamo un oculo. • le trifore del campanile sono un altro elemento romanico. • il portale gemino (cioè ha una porta doppia) è l’unica parte della facciata dove possiamo trovare elementi gotici: la strombatura, l’arco a sesto acuto. |
CHIESA INFERIORE pianta, copertura, funzione, elementi di sostegno, decorazione interna, linguaggio di appartenenza. |
L’interno è a forma di croce egizia a navata unica a cinque campate, coperte da basse arcate con volte a crociera costolonate, mentre il transetto è chiuso da volte a botte. L’accesso alle cappelle laterali è scandito lungo la navata da grandi archi a sesto acuto. Sempre nella basilica inferiore è situato un locale che ospita le reliquie di san Francesco, un piccolo ma significativo insieme di oggetti appartenuti al santo. Appare ancora quasi romanica: è priva di elevazione, le crociere sono larghe, i costoloni hanno una sezione quadrangolare, i pilastri sono bassi e grossi per sostenere il grave peso della chiesa superiore. Ma che siamo ormai in un periodo gotico è reso palese dal forte distacco dei costoloni dalle vele, che fa risaltare l’ossatura in maniera più sentita che nel romanico. Al suo interno sono presenti diverse opere risalenti ai migliori autori di quell’epoca. Si possono citare i nomi di Giotto, Girolamo Martelli e Cimabue che dipinse con uno splendido affresco il transetto della Basilica inferiore. La luce è molto più scarsa di quella superiore. Il nartece inizialmente era un esonartece, poi inglobato dalla pianta quindi è diventato un endonartece, mentre la Chiesa superiore non ha un vero e proprio nartece. |
CHIESA SUPERIORE pianta, copertura, funzione, elementi di sostegno, decorazione interna, stile di appartenenza. |
La chiesa superiore vista dall’esterno presenta una facciata a capanna, tipica dello stile romanico. Inoltre è presente un ampio rosone posto al centro. L’architettura interna mostra invece i caratteri più tipici del gotico italiano: archi a sesto acuto che attraversano la navata, poggianti su semi pilastri a fascio, dai quali si diramano costolature delle volte a crociera ogivali e degli archi laterali che incorniciano le finestre. La fascia inferiore è invece liscia, e venne predisposta fin dall’inizio per la creazione di una bibbia per i poveri, rappresentata dalla decorazione didascalica ad affresco. La chiesa superiore presenta una pianta a croce comissa. |
Gli affreschi di Giotto nella Basilica di S. Francesco
Giotto è enormemente stimato già dai suoi contemporanei: Boccaccio lo definisce “il miglior dipintor del mondo”; Dante gli dedica una terzina assai celebre nel IX canto del Purgatorio: “Credette Cimabue nella pintura/ tener lo campo, e ora ha Giotto il grido,/ sì che la fama di colui è scura”; infine, il pittore Cennino Cennini lo definisce “colui che rimutò l’arte del dipingere di greco in latino e ridusse al moderno; ed ebbe l’arte più compiuta che avessi mai più nessuno”. Nella definizione di Cennini si coglie in modo sintetico ed efficacissimo tutto il senso della RIIVOLUZIONE PITTORICA GIOTTESCA: rimutare la pittura dal greco al latino, infatti, significa ROMPERE DEFINITIVAMENTE CON LA RAFFINATA TRADIZIONE BIZANTINA (greca, appunto) PER RICOLLEGARSI, invece, AGLI ESEMPI CLASSICI DEL NATURALISMO ROMANO (cioè latino).
Le storie sacre narrate nei suoi affreschi non hanno più nulla delle convenzioni e dei simbolismi della pittura medievale precedente. In esse, secondo l’insegnamento francescano, Giotto cerca di figurarsi lo svolgimento dei fatti nel modo più semplice e naturale possibile, come se fossero veramente accaduti. LA SEMPLICITÀ E LA NATURALEZZA DELLA RAPPRESENTAZIONE SONO I DUE ELEMENTI CHE RICONDUCONO LA PITTURA GIOTTESCA ALLA SERENA ESSENZIALITÀ DELLA TRADIZIONE CLASSICA, APRENDO LA STRADA A QUEL RINASCIMENTO CHE, NEL XV SECOLO, SEGNERÀ L’INIZIO DELL’ETÀ MODERNA.
Nella Basilica superiore di Assisi furono realizzati degli affreschi nel transetto e nell’abside dalla bottega dei maestri oltremontani e da Cimabue e invece, gli affreschi della navata con Storie dell’Antico e Nuovo Testamento sono stati realizzati da Jacopo Torriti.
3) Dove si trovano gli affreschi eseguiti da Giotto? Da chi fu chiamato ad Assisi? Mancava solo l’ultimo registro della navata, che avrebbe concluso il programma della basilica superiore con un ciclo di Storie di San Francesco. Giotto fu probabilmente chiamato con questo incarico da papa Niccolò IV.
4) Descrivi il programma iconografico eseguito da Giotto (numero degli episodi, fonte letteraria da cui sono tratte, organizzazione dello spazio affrescato).
Il ciclo si compone di 28 dipinti murali rettangolari di grandi dimensioni (230 x 270 cm), ed occupa il registro inferiore delle pareti longitudinali della Basilica Superiore di San Francesco in diretto richiamo tematico alle Storie dell’Antico e del Nuovo Testamento dei due registri superiori. La figura di san Francesco risulta così una sorta di imitatio Christi. Esso s’ispira alla Legenda Maior (1260 – 1263), opera di san Bonaventura da Bagnoregio, che costituiva la biografia ufficiale di san Francesco. I 28 episodi sono inquadrati entro un’illusionistica cornice architettonica: un velario, cioè un motivo che imita una stoffa drappeggiata e tesa alla parete, è dipinto lungo lo zoccolo dell’intera navata. Al di sotto di questi episodi corrono i tituli, iscrizioni in latino che ne sintetizzano il contenuto proprio in riferimento al testo di Bonaventura.
L’impaginazione delle Storie di San Francesco è condotta secondo uno schema, basato sul ritmo ternario: ogni campata ospita tre episodi.
I primi sette episodi rappresentano l’iter della conversione di san Francesco sino alla Conferma la Regola francescana.
Il gruppo centrale, mostra tutto lo sviluppo iniziale dell’Ordine, sino alla Morte di San Francesco.
Gli ultimi sette rappresentano le Esequie, Canonizzazione di San Francesco e i miracoli post mortem ritenuti necessari a questa.
All’interno della basilica di san Francesco forse Giotto ha potuto ammirare e studiare, già negli anni sessanta del Duecento, l’anonimo Maestro di San Francesco(un artista umbro formatosi sugli esempi di Giunta Pisano).
Predica agli uccelli
–Committente e destinazione d’uso: il committente è l’ordine francescano; il programma iconografico corrisponde alle scelte della Chiesa di creare una Biblio pauperum, una illustrazione per immagini dei testi sacri comprensibili ai poveri e agli analfabeti.
–Datazione: 1296-1300 circa.
–Collocazione: l’opera è situata nella chiesa superiore della basilica di San Francesco di Assisi.
–Materiali e tecnica: affresco ancora in buono stato di conservazione anche se i colori hanno inevitabilmente perso parte della loro originale brillantezza.
–Dimensioni: 270 x 300 cm.
Qui la scena è dominata dall’azzurro del cielo; alcuni uccelli si sono posati a terra, altri invece stanno planando verso il santo, mentre Francesco, in compagnia di un altro frate,si piega verso questo insolito pubblico con un segno benedicente della mano, proprio come nell’analogo episodio del Maestro di san Francesco nella Chiesa Inferiore.
Descrizione formale-stilistica
L’opera è simmetrica, ci sono equilibrio ed armonia dati dal fatto che il santo è posizionato sull’ideale asse di simmetria della scena. La composizione è libera, realizzata con pennellate veloci e leggere che rivelano uno stile sciolto e naturale. In generale l’effetto è dinamico. Giotto rende la volumetria dei corpi attraverso un effetto di chiaroscuro: tutte le figure sono contornate da una linea precisa. Le figure sono disposte secondo un certo ordine: troviamo a destra gli uccelli e a sinistra i frati. Le forme sono reali: Giotto è riuscito a rendere bene l’umanità del santo grazie ai volti espressivi, le pose studiate individualmente, le pieghe morbide delle vesti e la luce viva che colpisce il soggetto. Il colore è realistico, policromo, complessivamente chiaro; il colore dominante è l’azzurro del cielo al quale si accostano colori caldi e sfumati. La luce è interna al dipinto: l’illuminazione è molto viva, come si può scorgere dall’aureola intorno al capo del santo, che spicca per la grande luminosità.
Funzione e significato dell’opera
Il significato dell’opera è l’esaltazione delle creature viventi tipica del messaggio francescano. L’effetto di insieme è dinamico, la rappresentazione è realistica e naturale, anche grazie alla presenza di elementi della natura come gli alberi. L’opera comunica in generale un senso di serenità e calma.
IL GOTICO
CARATTERI GENERALI: L’arte gotica nasce nel nord-est della Francia, nell’Ile de France, nella metà del XII secolo. Due monumenti essenziali illustrano questa apparizione: la Cattedrale di Sens (1130- 32) di Henri Sanglier e la Chiesa abbaziale di Saint-Denis (1130-40 e 1140-44). Quest’ultima è stata voluta dall’abate Suger, il consigliere del re di Francia Luigi VII. Nel 1144 Suger introduce a Saint-Denis dei nuovi elementi architettonici (l’arco a sesto acuto, la volta a crociera ogivale e gli archi rampanti), che consentono di costruire un edificio altissimo. L’architettura gotica nacque proprio dove meno forte era la tradizione romanica e dove risultava quindi più semplice sperimentare nuove tecniche. L’ultimo periodo del Gotico è detto cortese o internazionale, espressione artistica delle raffinate corti europee in stretto contatto economico e culturale fra loro. Dalla Francia, il nuovo stile si diffonde in quasi tutti gli altri paesi europei, con tempi e modi diversi.
Il termine “gotico” fu adoperato per la prima volta da Giorgio Vasari – scrittore, pittore e architetto aretino autore di un’opera monumentale sulle vite degli artisti – per indicare in modo del tutto negativo l’arte degli anni che avevano preceduto il Rinascimento. Nell’interpretazione dispregiativa di Vasari, l’arte gotica era l’arte barbarica (dei Goti) che aveva cancellato e fatto dimenticare la buona arte degli Antichi (Greci e Romani) fino a che questa, rinata (da cui il termine Rinascimento) nel XV secolo, non aveva ripreso a vivere. Oggi, perso ogni significato negativo, il termine “gotico” è entrato nel linguaggio della storia dell’arte per indicare genericamente quell’arte che si manifestò intorno alla metà del XII secolo e proseguì sino al XIV, sebbene in certi Paesi, soprattutto quelli dell’Europa centro-settentrionale, essa si spinse fino al secolo successivo e addirittura oltre (Tardogotico o Gotico Internazionale). Così come il Romanico, anche questa nuova arte si esprime in modi differenti nelle varie località in cui si manifesta, pur mantenendo inalterati alcuni caratteri specifici di tipo generale.
Alla semplicità del Romanico si sostituiscono, grazie alle innovazioni strutturali, altezze ardite, forme slanciate ed elaborate, muri ridotti all’essenziale per lasciare posto alle grandi finestre e alle ricche decorazioni di guglie e pinnacoli. Le strutture architettoniche già sviluppate nel Romanico cambiano forma e funzione.