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https://www.britannica.com/biography/Thomas-Paine


https://www.history.com/topics/american-revolution/thomas-paine


https://www.biography.com/people/thomas-paine-9431951


https://www.globalgreyebooks.com/content/books/ebooks/common-sense.pdf


SENSO COMUNE di THOMAS PAINE


Il momento presente è anche quel momento particolare che si verifica una sola volta nella vita di una nazione, vale a dire quello in cui può darsi il proprio governo”

Sono molte le cause che volontariamente e non, portarono alla tanto agognata Indipendenza dell’America: il Senso Comune di Thomas Paine è una di queste. La Dichiarazione del 1776 forse, non sarebbe nata quel fatidico luglio, se a gennaio non fosse stato pubblicato e distribuito per tutta Filadelfia The Common Sense, il pamphlet di un anonimo. Il Senso Comune oggi, è considerato un manifesto dell’autodeterminazione dei popoli1 e all’epoca convinse anche i più indecisi ad abbracciare la causa indipendentista.         

 “La causa dell’America è in grande misura la causa dell’umanità intera”

Certamente la risonanza che ebbe il suo pamphlet, Paine non l’avrebbe mai immaginato. Infatti, inizia proprio insinuando che il consenso generale non avrebbe apprezzato le sue idee, in quanto quelle precedenti, anche se sbagliate, appaiono giuste per la lunga abitudine a ritenerle tali.

   “Il tempo fa più proseliti della ragione”

Ma l’Autore non demorde e partendo dal principio che un abuso di potere, protratto nel tempo, legittima a metterlo in discussione, invita le colonie, oppresse dal re e dal Parlamento, non solo a rivalutare le pretese degli organi di governo, ma anche a respingere la loro usurpazione.

DELL’ORIGINE E DEL FINE DEL GOVERNO IN GENERALE, CON BREVI OSSERVAZIONI SULLA COSTITUZIONE INGLESE                                                        

Origine  Appare palese la preferenza dell’Autore per la società, conseguenza dei nostri bisogni e della necessità di protezione, e il disprezzo per il governo, strumento per tenere a freno i nostri vizi e per punirci. Questo disprezzo nasce appunto per l’origine del governo, che Paine ci illustra con un esempio chiaro, procedendo secondo un principio naturale a lui molto caro.

“Più una cosa è semplice, tanto meno è soggetta a guastarsi, e tanto più facilmente la si ripara una volta che sia guasta”                                                                 

Un gruppo di uomini si insedia in un luogo inabitato e lontano da altre civiltà. La necessità di proteggersi dalle belve e dalla fame, li fa lavorare insieme e li obbliga a riunirsi in una società. Nella loro neo-comunità, le leggi e il governo sono sostituiti e costituiti dai reciproci vantaggi, onestà reciproca premettendo. La loro società progredisce ma, superate le difficoltà iniziali, ognuno inizia a pensare prima al suo tornaconto personale e poi al dovere verso gli altri associati. A questo punto, una volta venuto meno il senso morale, c’è bisogno di qualcosa che garantisca un certo equilibrio: nasce il governo. Tuttavia, poiché stiamo parlando di una buona forma di governo, Paine ci dice che non viene eletto nessun re, ma che i cittadini si ritrovano sotto un albero per discutere dei problemi e stabilire le prime leggi o regole. Come stabilito dal diritto naturale, ognuno ha un suo seggio. Quando la colonia cresce ulteriormente, per la difficoltà di riunire tutti, si concorda di eleggere un limitato numero di individui, che condividono gli interessi dei rappresentati, a cui affidare la parte legislativa del nuovo governo. Dal momento che la colonia è composta da tanti e vari individui, si decide di dividere la cittadinanza in settori, ognuno dei quali sceglie e invia i suoi rappresentanti, adeguando il numero. Infine, il governo non dovrà mai essere fisso, per cui devono esserci numerose elezioni per tre fattori.        

  •  Primo: evitare che il volere degli eletti si discosti da quello degli elettori.              
  • Secondo: il fatto che, finito il mandato, il rappresentante  si ritroverà di nuovo fra i suoi concittadini, farà sì che la sua fedeltà non venga mai meno.                                 
  • Terzo: il frequente avvicendamento manterrà vivo un interesse comune e il sostegno reciproco.                                                                                                                     

Il governo, dunque, nasce dalla fallacia delle virtù morali, è la testimonianza della nostra incapacità a governare i nostri impulsi.                                                  

Fine  Il fine del governo è quello di garantire libertà e sicurezza. La forma di governo migliore, pertanto, è quella che raggiunge il suo fine con la minore spesa e il maggior guadagno degli individui che formano la massa governata. Non il guadagno di un élite!       

Situazione inglese   La Costituzione inglese non è certo stata creata per mezzo di quel principio tanto caro a Paine, tanto che è così complessa che se si dovesse cercare un colpevole, un cittadino potrebbe passare anni prima di sapere su chi puntare il dito. Infatti, il governo inglese è formato da tre elementi:   

  • i resti della tirannide monarchica nella figura del sovrano
  • i resti della tirannide aristocratica nei Pari del Regno
  • la Camera dei Comuni, un elemento totalmente nuovo e di stampo repubblicano

Benché ci sia una partizione dei poteri, questi dovrebbero controllarsi a vicenda, cosa che non può accadere realmente, per questo sono contraddizioni palesi. L’unico motivo per cui sopravvivono è l’orgoglio di una nazione, il suo attaccamento alla tradizione e non alla ragione. 

LA FIGURA DEL RE

Dire che la presenza di un monarca non venga ben digerita da Paine è un eufemismo. Questo perché l’esistenza di un re presuppone per forza quella della distinzione tra re e sudditi. E il fatto che possa esistere una razza di uomini, tanto sopraelevata rispetto alle altre, dalla quale dipende la felicità o la sventura del genere umano, mina il presupposto che tutti gli uomini in origine sono uguali.

Se guardiamo la questione da un punto di vista puramente pratico, scopriremo che il re è la figura meno adatta a governare lo Stato. Per prendere decisioni sul futuro di un popolo, bisogna conoscerlo, viverci insieme e non isolato da esso.

Se invece ragioniamo con la teoria, le Sacre Scritture ci diranno che la monarchia va contro il volere divino in quanto il monarca si sostituisce a Dio nel guidare gli uomini e soprattutto si fa idolatrare da loro. Per cui, la monarchia ha origini peccaminose e spesso, anche disonorevoli, dal momento che la dinastia inizia solitamente con un primo re che con violenza si impone sugli altri. Per questo Paine definisce Guglielmo il Conquistatore un usurpatore. 

Quando la monarchia diventa ereditaria, la rovina della nazione è una certezza: se anche un uomo può dimostrarsi tale da meritarsi onori e privilegi, niente garantisce che i suoi successori siano valorosi e capaci quanto lui. Inoltre, nel caso salga al potere un minore o ci sia sul trono un infermo, la reggenza approfitterà della situazione per fare i suoi interessi. 

“La successione ereditaria…apre la porta agli sciocchi, ai malvagi e agli incompetenti, reca in sé l’essenza stessa dell’oppressione. Gli uomini che considerano sé stessi nati per regnare e gli altri per obbedire, ben presto diventano arroganti. Separata dal resto del genere umano, la loro mente è subito avvelenata dalla presunzione; il mondo in cui si muovono differisce in maniera tanto rilevante dal mondo esterno. che hanno poche occasioni di conoscerne i veri interessi, e una volta giunti al governo sono spesso i più ignoranti e i meno qualificati a governare di tutti gli uomini che vivono nei loro domini.”

CONSIDERAZIONI SULLO STATO ATTUALE DELLA QUESTIONE AMERICANA

Paine non aveva dubbi sul fatto che l’America dovesse entrare in guerra non per cambiare amministrazione o per un posto in Parlamento, bensì per l’Indipendenza. Prima di incitare alle armi però, fa un’oculata riflessione, esponendo diverse argomentazioni pro e contro alla sua tesi.

  • (contro) Dal momento che il governo inglese è stato necessario alla prosperità delle colonie, non può esserci nessuna prosperità futura senza.
  • (pro) L’unico motivo della prosperità americana è il commercio, per cui, finché i popoli avranno fame, loro continueranno a commerciare e a prosperare.
  • (contro) La Gran Bretagna ha difeso le colonie.
  • (pro) La Gran Bretagna difenderà qualunque colonia o stato da cui dipendano i suoi interessi e vantaggi. Inoltre, non li ha difesi da nemici, ma ha costretto i coloni a combattere contro potenze sì avverse agli inglesi, ma non agli americani. 
  • (contro) Senza la Gran Bretagna non ci sarebbero rapporti fra le colonie.
  • (pro) Come già detto in precedenza, Francia e Spagna sono nemiche dei “sudditi della Gran Bretagna”, non degli americani, con i quali intratterrebbero scambi commerciali.
  • (contro) La Gran Bretagna è la madrepatria delle colonie americane.
  • (pro) Il ruolo stesso che ha avuto l’America per la maggior parte dei suoi abitanti smentisce questa asserzione. L’America, in primo luogo, è un asilo per i perseguitati e i dissidenti, provenienti da tutta Europa. Per cui l’Europa è la madrepatria dei coloni. Senza contare che gli inglesi sono solo un terzo e che il solo fatto che una “madre” muova guerra al figlio basterebbe per toglierle il titolo di un ruolo che non ricopre nemmeno.
  • (contro) La forza congiunta delle colonie con la Gran Bretagna basterebbe per dominare il mondo
  • (pro) Non solo l’America non accetterebbe di vedersi prosciugare dei suoi abitanti per le ambizioni della Gran Bretagna, ma lo scopo delle colonie è il commercio e per questo fine è necessario che mantengano buoni rapporti con le altre potenze, senza mai fare preferenze e restando sempre neutrali.
  • (pro) La sottomissione alla Gran Bretagna non favorisce lo sviluppo, anche in quei campi in cui l’America in quanto a materiale e conoscenze può considerarsi all’avanguardia. L’istituzione di una flotta, per esempio, sarebbe una buona idea, sia da un punto di vista commerciale sia politico, in quanto avrebbero sempre protezione e fiducia in marinai americani, concittadini.

Abbiamo inoltre parlato di autodeterminazione dei popoli, pertanto, porta anche delle argomentazioni al riguardo:

  • “La Gran Bretagna non ha il potere di amministrare la giustizia in America.” (Per vastità dei territori e lontananza dalla madrepatria)

  • Con un re al governo, sarà impossibile scrivere una Costituzione utile alla condizione americana, in quanto il veto del re sarebbe sempre apposto su tutto ciò che non rappresenta i suoi interessi. Questo segnerebbe la rovina dell’America e dei suoi commerci.
  • “Vi è qualcosa di veramente assurdo nell’idea che un continente venga eternamente governato da un’isola.”

  • L’indipendenza può mantenere la pace, obbiettivo non raggiunto dal governo inglese, che proprio perché fallimentare non andrebbe definito tale.

Thomas Paine è ricordato soprattutto per la sua retorica efficace e trascinante. Ed è con questa che afferma, tirando le fila, che l’autorità della Corona sul Continente deve finire e che la sua generazione deve provvedere, per non lasciare debiti ai figli. Loro, vista l’impossibilità di ottenere un compromesso o una riconciliazione, non devono sprecare il prezzo già pagato e utilizzare le ultime energie per ottenere l’indipendenza.

” Il sole non ha mai brillato su una causa più degna. Essa non riguarda una città, una contea, una provincia o un regno, ma un continente che rappresenta l’ottava parte almeno del mondo abitabile. Non è questione che duri un giorno, un anno o un secolo; in questo conflitto sono di fatto coinvolti anche i posteri che, in misura maggiore o minore, saranno toccati dagli avvenimenti odierni sino alla fine dei tempi. Questo è il momento di gettare il seme dell’unione, della fede e dell’onore del continente. Oggi la minima frattura sarà come un nome inciso con la punta di uno spillo sulla tenera corteccia di una giovane quercia; la ferita crescerà insieme all’albero, e i posteri leggeranno il nome a caratteri cubitali.”

UNA CARTA CONTINENTALE

Il sogno di Paine, infine, è uno stato in cui la legge è il re, un Paese libero da ogni altro monarca. Una carta continentale o delle colonie unite, che non solo stabilisca il numero e la modalità di designazione dei membri del Congresso e dell’Assemblea, la data delle sessioni e i loro compiti, ma anche che assicuri la libertà e il diritto alla proprietà e soprattutto il diritto di praticare la religione secondo la propria coscienza. 

” Una Carta deve essere intesa come un vincolo solenne, sottoscritta dalla nazione nella sua totalità per far valere i diritti di ognuna delle parti che la compongono, sia che si tratti della religione, della libertà personale o della proprietà”

THOMAS PAINE

Quella di Thomas Paine fu sicuramente una vita travagliata. Di religione quacchera, nacque in Inghilterra il 19 gennaio 1737. La sua prima esperienza lavorativa ebbe luogo nella bottega del padre, dove lavorava come apprendista bustaio. Da lì, un primo tentativo di emigrazione: fallito, come i suoi successivi lavori e i due matrimoni. Nel 1774, con una commendatizia di Franklin, riuscì ad emigrare a Filadelfia, dove intrattenne rapporti con intellettuali e politici coloni, da autodidatta divenne giornalista e poi scrittore e partecipò alla guerra d’Indipendenza come aiutante di campo del generale Greene.
Al Senso Comune del 1776, inizialmente pubblicato in anonimo2 , seguì The American Crisis, scritto durante la Rivoluzione Americana. Benché nell’introduzione al suo pamphlet Paine rassicuri i lettori del fatto che non appartenga a nessun partito politico, il suo nome è legato alla Revolution Society, un’associazione radicale sedicente figlia della Gloriosa Rivoluzione, e alla Society for Constitutional Information, un’associazione britannica anch’essa radicale che promuoveva riforme parlamentari, pubblicava o contribuiva a diffondere trattati politici come quello di Paine e si opponeva al commercio degli schiavi.
Sempre nel 1776, a settembre, contribuì alla stesura della Costituzione della Pennsylvania. Nel 1787 ritornò in Inghilterra, dove si fece conoscere con I diritti dell’uomo del 1791-1792.In questo trattato, Paine si oppose fermamente alle teorie di Edmund Burke, il Cicerone Britannico. Infatti, nel 1790 Burke aveva pubblicato “Riflessioni sulla Rivoluzione in Francia” distinguendosi per la feroce critica: per lui, la rivoluzione non era un movimento che sarebbe sfociato in una democrazia costituzionale, ma solo una rivolta contro la tradizione e la legittima autorità. Per Burke era inevitabile la rovina alla fine di un esperimento sociale tanto complesso, fuori dalla portata dei suoi fautori. Non solo Paine era favorevole alla Rivoluzione Francese, ma anche totalmente in disaccordo con le idee conservatrici e aristocratiche di Burke. Paine ribadisce ne I diritti dell’uomo un pensiero già citato nel Senso Comune, ossia che tutti gli uomini godono degli stessi diritti, diritti naturali, che non derivano dalla nascita illustre o dalla ricchezza. Per questo principio si opponeva alla schiavitù e negava fermamente la superiorità dei nobili sulla gente comune.
Con un’accusa di sedizione, il costo del suo terzo trattato, si rifugiò in Francia. A Parigi, divenuto cittadino francese, venne eletto deputato della Convenzione, ma venne imprigionato durante il periodo del Terrore perché si oppose all’esecuzione di Luigi XVI. Incredibile pensare che dopo anni passati a deprecare la figura del monarca, rischiò la testa per difenderne uno.
In prigione scrisse L’età della ragione, pubblicato dopo la caduta di Robespierre, in cui mina la religione cristiana e i testi sacri, costituendo però allo stesso tempo una minaccia per l’ateismo, dal momento che l’argomento di base è il deismo. In questo libro rielaborò le teorie del deismo diffuso fra l’élite colta, rendendole accessibili a tutto il popolo sia per linguaggio, ancora irriverente ma semplice, sia per il basso costo. L’età delle Ragioni influenzò molto i liberi pensatori britannici, ma per il suo carattere sovversivo è stato perseguitato dal governo inglese, con la conseguenza che si accese un piccolo focolare di deismo solo in America.
Per la sua fama di sovversivo e miscredente, una volta tornato in America, Paine visse i suoi ultimi anni isolato e in povertà. L’opinione pubblica nel corso degli anni cambiò ancora una volta bandiera, arrivando a erigerlo come simbolo dei più alti valori costituzionalisti, ma fu un lungo processo che vide anche il rogo dei suoi testi. Tra le raffigurazioni più famose di Thomas Paine, annoveriamo quella su un francobollo americano, un busto a New Rochelle(NYC) e la statua dorata a Parigi.


1Autodeterminazione dei popoli: con autodeterminazione si intende il principio per cui ogni popolo ha il diritto di scegliere liberamente il proprio sistema di governo e di essere liberi da ogni dominazione esterna, ma soprattutto dal dominio coloniale.

2 La scelta di pubblicarlo in anonimo è dovuta all’intenzione dell’Autore di far concentrata i lettori sulla tesi e non sull’Autore stesso.


THOMAS PAINE

Thomas Paine was born in England on January 19, 1737, from a Quaker family. His first work experience took place in his father’s workshop. In 1774 with a commendation from Franklin, he was able to emigrate to Philadelphia, where he had dealings with intellectuals and political colonists, so he became a self-taught journalist and then a writer. He participated in the war of independence as general Greene’s aide. In 1776 he helped writing the constitution of the Pennsylvania. With a charge of sedition, the cost of his third treaty, took refuge in France. He became a French citizen, was elected deputy of the Convention, but he was imprisoned during the period of terror because he opposed the execution of Louis XVI. Nowadays Thomas Paine is famous for Common Sense (1776), The American Crisis written during the war, Rights of man where he defended the French Revolution against Edmund Burke and The Age of Reason published after Robespierre’s death. His name was also linked to the Revolution Society and to the Society for Constitutional Information. Paine was a deist and promoted the abolition of slavery, because he believed that all men were equal.

COMMON SENSE

There are many causes that led to the Independence of America: Common Sense of Thomas Paine is one of these. The declaration of 1776, perhaps would not be born that July, if in January Common Sense had not been published and distribuited throughout Philadelphia. Common sense today is considered a manifesto of the self-determination of people and at the time convinced even the most undecided to embrace the cause of independence.

The present time, likewise, is that peculiar time, which never happens to a nation but once, VIZ. the time of forming itself into a government.

ORIGIN AND DESIGN OF GOVERNMENT

Origin  The Autor preferred the society, because society is the result of our needs, while the task of the Government is to punish us, so the government is a tool to curb our vices.
DESIGN The purpose of the government is to ensure freedom and security. The best form of government, therefore, is that one which reaches its end with the lesser expense and greater gain of the individuals who form the governed mass. Not the gain of an elite!

THE KING’S ROLE

Paine does not particularly like the presence of a monarch. This is because the existence of a king necessarily presupposes that there is a distinction between king and subjects. So, this fact presupposes that a superior human race exists, that decides the happiness and the ruin of mankind, and also undermines the assumption that all men originally are equal.

If we look at the matter from a purely practical point of view, we will discover that the king is the least suitable figure to govern the state. To make decisions about the future of a person, you have to know him, live together and not isolated from him.

Moreover, the Holy Scriptures tell us that the monarchy goes against the divine will because the monarch replaces God in guiding the men and makes themselves idolized by them. Therefore, the monarchy has sinful and often, even dishonorous origins, since the dynasty usually begins with a first king who violently imposes on others.

When the monarchy becomes hereditary, the ruin of the nation is safe: if even a man can prove himself to be worthy of honor and privilege, nothing guarantees that his successors are as valiant and capable as he is. Also, if the king is a child or an infirm, the regency will try to profit from the situation.

But it is not so much the absurdity as the evil of hereditary succession which concerns mankind. Did it ensure a race of good and wise men it would have the seal of divine authority, but as it opens a door to the FOOLISH, the WICKED, and the IMPROPER, it hath in it the nature of oppression. Men who look upon themselves born to reign, and others to obey, soon grow insolent; selected from the rest of mankind their minds are early poisoned by importance; and the world they act in differs so materially from the world at large, that they have but little opportunity of knowing its true interests, and when they succeed to the government are frequently the most ignorant and unfit of any throughout the dominions.

FOR INDEPENDENCE

Paine was sure that Americans should go to war for Independence. Because:
• Britain would use, as it did, the settlers for his wars. But the goal of the Americans is to keep on good terms with all the other powers, in order to trade with them
• It makes no sense to stay connected to Britain as their homeland, cause the settlers arrived from all over Europe.
• Submission to Britain is not conducive to development, even in those areas where America in terms of material and knowledge can be considered avant-garde. The establishment of a fleet, for example, would be a good idea, both from a commercial and political point of view, as they would always have protection and confidence in American sailors, fellow citizens.
• Britain has no power to administer justice in America.
• With a king in government, it will be impossible to write a useful constitution to the American condition

The sun never shined on a cause of greater worth. ‘Tis not the affair of a city, a country, a province, or a kingdom, but of a continent—of at least one eighth part of the habitable globe. ‘Tis not the concern of a day, a year, or an age; posterity are virtually involved in the contest, and will be more or less affected, even to the end of time, by the proceedings now. Now is the seed time of continental union, faith and honor. The least fracture now will be like a name engraved with the point of a pin on the tender rind of a young oak; The wound will enlarge with the tree, and posterity read it in full grown characters

CONTINENTAL CHARTER, or Charter of the United Colonies

Paine’s dream is a state where the law is the king, a country free from any other monarch. So, he dreamed a continental charter, or Charter of the United Colonies, which not only establishes the number and mode of designation of members of Congress and Assembly, the date of sessions and their tasks, but also ensures freedom and the right to property and especially the right to practise religion according to one’s conscience.

a charter is to be understood as a bond of solemn obligation, which the whole enters into, to support the right of every separate part, whether or religion, personal freedom, or property  


BIBLIOGRAFIA E CITAZIONI DA: 

PAINE THOMAS, SENSO COMUNE, MACERATA, LIBERILIBRI, 2005


ARTICOLO REDATTO DALLA ALLIEVA COLONGO ELEONORA DELLA CLASSE IV A DEL LICEO CLASSICO SOTTO LA SUPERVISIONE DELLA PROF. DI INGLESE ORIANA MAFFEO E DEL PROF. DI STORIA MARCO CASTELLI.