Aristotele nacque a Stagira nel 384 a.C., figlio di Nicomaco, medico di corte del re di Macedonia, Aminta, padre di Filippo II.Divenne presto orfano ed adottato dallo zio Prosseno. Nel 367 si reca ad Atene per completare la sua formazione. Fa parte dell’accademia e si mette in mostra per competenza, gli vengono verosimilmente affidati dei “corsi” e lo stesso Platone lo “cita” in uno dei suoi dialoghi.

Seppure esistono le più diverse dicerie sul conto del rapporto tra Platone e Aristotele, alcune delle quali vogliono che tra i due ci fosse un’indiscussa rivalità, se non un certo odio, sembra invece l’opposto stando, quanto meno, ai frammenti pervenuteci delle opere dello stagirita in cui Aristotele parla di Platone, ed è molto inverosimile che chi venga lodato nei lavori più importanti sia sminuito poi in altra sede.

C’è chi ha ipotizzato, in base all’età di Aristotele, che entrò diciottenne nell’accademia platonica, quali fossero i problemi più discussi da Platone e i suoi discepoli quando Aristotele arrivò: pare che egli fosse giunto nel momento in cui si discutesse del problema relativo al mondo delle idee, alla loro validità epistemologica e alla loro possibile esistenza. Aristotele potrebbe essere arrivato quando Platone si accingeva a comporre i famosi dialoghi della maturità “critica” il Parmenide e il Sofista.

L’attività dell’accademia platonica era diversificata e non era adombrata dalla presenza di una personalità molto forte come quella di Platone. Sebbene, infatti, Platone talvolta si assentasse per questioni politiche ,per esempio quando si reca in magna Grecia per cercare di convincere un tiranno a organizzare la città “ideale” secondo le regole de la Repubblica,in ogni caso rimaneva la personalità di riferimento, sebbene, come poi accadde alla morte, non l’unica: alla scomparsa di Platone non succede la scomparsa dell’accademia.

All’interno dell’accademia c’erano diversi pensatori di grande rilevanza, come Eudosso, grande matematico, Senocrate e Speusippo, Aristotele stesso. E questi non erano gli unici intellettuali all’interno dell’accademia ma c’erano anche altre persone che, appunto, studiavano come scolari.

Il clima che si doveva respirare dentro l’accademia, probabilmente, potrebbe essere mostrato dagli stessi dialoghi di Platone, che vedono sempre un’apertura e una discussione possibile, mai conclusa del tutto, spesso, addirittura assente. Al di là delle connessioni con i dialoghi, è chiara la “pluralità” delle discussioni degli accademici e la libertà di pensiero che vi regnava: Aristotele, per esempio, aveva già iniziato a elaborare una sua filosofia, non senza variazioni e contrasti, con quella di Platone e degli altri accademici. Ma tale divergenza di pensiero non era osteggiata ma ritenuta degna di ascolto: Platone e i suoi seguaci pur avendo le loro idee, non pretendevano l’irreversibilità delle dottrine né l’indiscutibilità.

I temi che si affrontavano erano i più diversi e molti non erano unicamente di filosofia: è noto, infatti, che venissero fatti studi di matematica, tanto cara a Platone (talmente tanto che, secondo una celebre frase di Aristotele, secondo alcuni accademici la filosofia sarebbe dovuta essere unicamente la matematica); di astronomia e anche di biologia. Sebbene fu senz’altro Aristotele il pensatore dell’antichità che più prestò attenzione alla realtà empirica, allo studio dei fenomeni naturali e alla catalogazione delle forme di vita esistenti, è anche vero che tali studi erano già stati avviati all’interno dell’accademia.

Alla scuola di Platone rimase fino alla morte di Platone stesso, avvenuta nel 347. Alla morte del maestro Aristotele perde il motivo di rimanere: aveva ormai ultimato il suo percorso culturale educativo, non aveva speranze di poter succedere al proprio maestro nella direzione dell’accademia, non aveva più un legame personale così vincolante da non sentirsi più libero di separarsi dall’accademia.

Aristotele si trasferisce ad Asso con Senocrate, anch’egli scolaro/maestro nell’accademia platonica. Nel 345 si reca a Mitilene e incomincia una proficua collaborazione con l’astronomo Teofrasto. Questa “seconda fase” della vita di Aristotele è marcata dall’interesse del filosofo verso l’osservazione della natura e gli studi di tipo biologico. E’ in questo periodo che più si concentra nello studio degli animali dal quale ne scaturirà una delle catalogazioni più durature e significative dell’intera storia della biologia.

Nel 332 Filippo II il macedone chiama a corte Aristotele per fare da educatore ad Alessandro. Seppure due tra i più grandi uomini della storia d’occidente si incontrarono ed ebbero una relazione stretta, che appare giustificare le imprese dell’uno e i pensieri dell’altro, non sembra invece che da tale relazione sia nato molto, né che Alessandro sia stato influenzato più di un certo tanto dalla filosofia di Aristotele e viceversa.

Una volta concluso il compito di precettore alla corte di Filippo II, e cioè quando Alessandro diventa re di Macedonia, nel 335, Aristotele torna ad Atene e lì fonda il Liceo, in onore a Apollo Licinio, dio delle arti e della sapienza.

Gli anni del liceo sono quelli più proficui, da un punto di vista letterario, giacché le opere più rilevanti pervenuteci risalgono a questo periodo e, probabilmente, sono le “dispense” che lo stesso Aristotele scrivesse per sé, per poi servirsene per seguire un filo logico durante le lezioni.

Sebbene la filosofia di Aristotele, così come ci giunge attraverso le opere rimaste, si presenti, spesso, come punto di arrivo conclusivo di una discussione, non doveva comunque essere allo stesso modo definitiva durante le sue lezioni che, probabilmente, erano molto simili a quelle che si tenevano nell’accademia e cioè ispirate all’apertura e al dialogo.

Alla morte di Alessandro ci furono diversi movimenti antimacedoni e ad Atene si forma una coalizione per uccidere tutti i macedoni presenti nella città. Voci non accreditate sostengono che Aristotele disse che non valeva la pena di farsi uccidere come fece Socrate perché la filosofia aveva già avuto abbastanza danno da quella perdita per subirne una seconda. Decide di allontanarsi da Atene e si trasferisce a Calcide, nel 323. Rimasto isolato dalle attività culturali e dagli stessi pensatori, probabilmente privo delle sue carte e dei suoi studi, trascorre gli ultimi tempi della sua vita nella tristezza dell’isolamento forzato, di lì a poco muore, un anno dopo la morte di Alessandro il Macedone, nel 322 a. C..

La vita di Aristotele non fu particolarmente avventurosa, non compie nessun atto particolare in quegli ambiti maggiormente riconosciuti e tributati all’epoca: in politica o nella vita pratica. Egli vive in nome di quella vita filosofica puramente contemplativa che vede il filosofo come l’uomo di sapere, concentrato unicamente sulla conoscenza della vita e del mondo.

Se Platone è stato il primo pensatore ad avere una visione articolata della realtà, capace di tentare di fondare un sistema filosofico, che pure non gli riuscì mai di comporre coerentemente, in pieno spirito di “reversibilità-rivedibilità” del sapere, Aristotele riuscì a concepire, nonostante la pluralità della concezione della scienza, un sistema di spere determinato, chiuso e descritto: Aristotele fu il primo a dare una descrizione unitaria e coerente della fisica, della biologia, della logica dell’epoca. I punti di contatto col pensiero di Platone sono diversi, senza dubbio, ma Aristotele riesce ad arrivare ad un tale livello di originalità e indipendenza rispetto ai pensatori accademici che, non solo lo porta a fondare un’altra scuola, ma pure a concepire una filosofia, in alcuni aspetti, molto diversa da quella platonica e, inerentemente ad alcune questioni, molto più efficace.

Le opere di Aristotele si dividono in due categorie: essoteriche ed esoteriche (per pochi). Le prime furono quasi interamente inghiottite dall’oblio ed erano quelle rivolte ad un ampio pubblico, quel che oggi chiameremo “divulgazione”. Le opere esoteriche, invece, sono quelle composte per un uso interno alle scuole in cui Aristotele lavora, prima l’accademia e poi il liceo. Di queste seconde, abbiamo molto, sebbene riorganizzato secondo una necessità editoriale da alcuni personaggi dell’antichità, il più celebre e importante fu Andronico da Rodi.

La vicenda delle opere di Aristotele è segnata, infatti, dalla nostra completa ignoranza delle opere essoteriche: tutto il corpus aristotelico fu conservato per circa un secolo in una cantina, per sfuggire ai saccheggi e lì vi rimase fino a che, nel primo secolo, furono ritrovate e prese dalla spedizione di Silla e inviate a Roma. Nel frattempo che le opere esoteriche erano nascoste circolavano esclusivamente le opere divulgative. Quando vennero ritrovate quelle esoteriche accadde che le altre opere non venissero più lette, credute di filosofia di seconda mano. E questo fu la condanna di quei lavori perché nessuno si prese più la briga di conservarle e tramandarle e ormai non abbiamo più la possibilità di ritrovare quei lavori. Tutto quel che ci rimane delle opere essoteriche non è che qualche frammento o qualche riassunto e i titoli.

Gli scritti filosofici in senso canonico sono inseriti nella raccolta non aristotelica, entrata ormai nella tradizione filosofica: la Metafisica.

Aristotele trattò più volte e in vari modi sia di attività pratiche al solo fine della felicità, l’etica, che di attività pratiche finalizzate alla produzione di qualcosa. Nella prima categoria rientrano l’Etica nicomachea, l’Etica eudemea, la Grande Etica ( di cui non si è certi della paternità ) e la Politica. Mentre della seconda categoria sono la Retorica e la Poetica, capaci di influenzare in modo preponderante la cultura rinascimentale.

Andronico da Rodi, nel I secolo a. C. diede quella sistemazione al pensiero di Aristotele, che ci giunge intatto, ma è chiaro che Aristotele non lo elaborò in quel modo. Per capire le sfumature e i cambiamenti del pensiero di un filosofo, è apparentemente necessario avere la cronologia esatta dei lavori. Apparentemente perché poi, anche di quei filosofi di cui abbiamo a disposizione senza dubbio la cronologia, ci sono infinite discussioni sul significato e sull’evoluzione del loro pensiero. Ad ogni modo, è chiaro che, almeno per tentare di associare alle opere un certo periodo, per vedere soprattutto le influenze e i problemi che la “persona” filosofo doveva affrontare nella vita quotidiana ( perché la filosofia vera nasce nella quotidianità ) è necessario avere almeno una cronologia generale delle opere. Oggi gli studiosi combattono per riuscire a separare dall’abitudine e dai singoli testi i vari pezzi dell’opera aristotelica e collocarli secondo ordine cronologico. Questa operazione è chiaramente complicata, a volte impossibile e ancora si discute addirittura sull’autenticità di alcune opere.


ARTICOLO DI SARA RICOTTI DELLA CLASSE III I DEL LICEO LINGUISTICO