Elizabeth Freeman, conosciuta anche come Bet, Mum Bett o MumBet, è stata la prima schiava afroamericana a presentare e vincere una causa per la libertà in Massachusetts. 

I dettagli della vita di Elizabeth Freeman sono confusi: sappiamo per certo che è stata la protagonista di uno dei casi legali più importanti della rivoluzione americana. Elizabeth non ha mai imparato a leggere o scrivere, quindi la storia della sua vita è stata raccontata dalle persone che la conoscevano o dagli storici che hanno tramandato la sua storia. Le sue scelte hanno per certo cambiato la storia della schiavitù in America.

Elizabeth nacque in schiavitù in una piccola città di New York intorno all’anno 1744. Era di proprietà di Peter Hogeboom, un discendente dei coloni olandesi originari della zona e dalla famiglia veniva chiamata Bett. 

In quanto schiava, Elizabeth non aveva alcun controllo sulla propria vita. Lei e sua sorella furono mandate a vivere con la figlia dei loro proprietari, Hannah, che si era sposata e trasferita anni prima che Elizabeth o sua sorella fossero nate. Elizabeth e sua sorella furono costrette a trasferirsi e iniziare una nuova vita di servitù a Sheffield, la città in cui viveva Hannah, a ben trentaquattro miglia dalla città in cui erano cresciute. 

Hannah era sposata con John Ashley, uno dei leader più importanti del Massachusetts occidentale. Era un ricco proprietario terriero, eroe di guerra decorato, rappresentante nella legislatura coloniale e giudice locale. Tuttavia la vita di Elizabeth nella casa degli Ashley non era così facile: una volta Elizabeth fu colpita con una pala di carbone rovente mentre cercava di proteggere sua sorella dalla rabbia di Hannah. Tuttavia, al posto di coprire questa cicatrice, la portò scoperta tutta la vita per mostrare a chiunque il maltrattamento che tutti gli schiavi dovevano subire. 

Elizabeth e sua sorella erano domestiche: erano responsabili di mantenere pulita la casa di Hannah, di prendersi cura dei sui quattro figli, cucinare, pulire e coltivare l’orto di famiglia. Questo tipo di lavoro era molto impegnativo fisicamente ma nonostante ciò Elizabeth non mollò mai.

Intorno all’anno 1765, Elizabeth diede alla luce una bambina, che chiamò Elizabeth come lei. La donna non rivelò mai chi fosse il padre della bambina: più tardi nella sua vita disse che egli fu ucciso durante la rivoluzione americana, ma non lo identificò mai. Le donne schiave erano molto spesso vittime di abusi sessuali, quindi è possibile che Elizabeth abbia tenuto segreto il nome del padre perché vittima di un’esperienza traumatica. È anche possibile che il rapporto di Elizabeth con l’uomo fosse consensuale, ma temendo che se l’identità del padre fosse stata scoperta avrebbe potuto essere nei guai con la legge, non la rivelò mai. Indipendentemente da ciò, la piccola Elizabeth, come figlia di una donna schiava, nacque e crebbe come schiava della famiglia Ashley.

John Ashley svolse un ruolo centrale nella politica della sua comunità. Il 12 gennaio 1773, John e tutti gli uomini più potenti del Massachusetts occidentale presero posizione pubblicando la Dichiarazione di Sheffield: il primo atto affermava che “mankind in a state of nature are equal, free, and independent of each other, and have a right to the undisturbed enjoyment of their lives, their liberty and property.” (l’uomo è uguale, libero e indipendente l’uno dall’altro e ha diritto a vivere la propria vita liberamente e a possedere proprietà). Questa stessa idea fu proposta nella Dichiarazione di Indipendenza tre anni dopo.

Elizabeth ebbe molte opportunità di ascoltare le discussioni degli uomini che avevano redatto la Dichiarazione di Sheffield: con lei molte persone ridotte in schiavitù nelle tredici colonie si resero conto che gli ideali della rivoluzione americana creavano un’opportunità per loro di affermare la loro indipendenza. Passarono sette anni prima che Elizabeth trovasse l’occasione per agire. Il 15 giugno 1780, il Massachusetts approvò la costituzione statale. Elizabeth assistette ad una lettura pubblica della nuova costituzione, in cui si può leggere: “Tutti gli uomini nascono liberi ed uguali”. A differenza della Dichiarazione di Sheffield o della Dichiarazione di indipendenza, che erano pubbliche dichiarazioni dei principi che motivavano la rivoluzione americana, la Costituzione del Massachusetts era un documento ufficiale e il suo primo articolo affermava la libertà e l’uguaglianza di tutti. Quest’idea era ormai diventata una legge nel Massachusetts ed Elizabeth sapeva che era il momento giusto per tentare di ottenere la libertà.

Elizabeth si rivolse dunque a Theodore Sedgwick, un giovane avvocato che anni prima aveva partecipato alle riunioni che avevano portato alla stesura della Dichiarazione di Sheffield. Accettò di aiutarla, perché pensava che fosse una buona occasione per verificare se la schiavitù fosse ancora legale ai sensi della nuova costituzione. Theodore decise di difendere un altro schiavo in casa Ashley, un uomo di nome Brom; probabilmente fece ciò per assicurarsi che il caso non fosse archiviato semplicemente perché Elizabeth era una donna.

Theodore sostenne che Elizabeth e Brom non potevano più essere schiavi a causa della nuova costituzione dello stato, mentre gli avvocati degli Ashley sostenevano che Elizabeth e Brom fossero di loro proprietà già da molto prima che la costituzione fosse approvata e per questo avevano diritto a essere i loro padroni. Tuttavia il tribunale si schierò con Elizabeth e Brom, conferendo la libertà che spettava loro. La corte ordinò agli Ashley di pagare loro una tassa di trenta scellini e tutte le spese processuali per compensare la loro schiavitù. Gli Ashley fecero appello alla sentenza, ma lasciarono cadere il caso quando, durante altri due processi, la schiavitù fu nuovamente condannata: era ufficialmente incostituzionale nello stato del Massachusetts.

Per celebrare la sua vittoria, Elizabeth cambià il suo cognome in Freeman. Quindi decise di lavorare, retribuita, come domestica degli Sedwick: divenne una persona cara a tutta la famiglia Sedwick e tutto ciò che noi conosciamo della sua vita è grazie a Catharine Sedwick, che scrisse un libro in suo onore. 

Elizabeth lavorò ancora molti anni per la famiglia, finché non riuscì a mettere abbastanza soldi da parte per comprare una casa propria. Morì il 28 dicembre 1829 e venne sepolta insieme agli altri cari della famiglia Sedwick.

Dunque i dettagli della vita di Elizabeth Freeman  sono confusi: sappiamo però che è stata la protagonista di uno dei casi legali più importanti della rivoluzione americana e le sue scelte hanno per certo cambiato la storia della schiavitù in America.


ARTICOLO DI NOEMI VAIA ALLIEVA DELLA CLASSE IV A DEL LICEO CLASSICO