Epicuro è stato un filosofo greco antico, nato il 20 gennaio del 341 a.C. a Samo. Suo padre era un educatore, invece la madre era una “brusca” cioè non appartenente a un alto ceto sociale vista la sua pseudo attività. Venne chiamato così in onore di Apollo perché Epicuro era uno degli epiteti che venivano attribuiti al dio e il suo significato vuol dire soccorritore. Epicuro studiò presso la scuola di Panfilo, la quale è sostenitrice del pensiero platonico. In un secondo tempo prese parte alla cerchia di Nausifane, la quale si basa sull’insegnamento di Democrito. Nell’anno della sua maggiore età si diresse ad Atene per effettuare i due anni di servizio militare che venivano richiesti agli efebi, cioè ai ragazzi che erano appena entrati nella pubertà. Dopo aver scritto la sua dottrina, che ammetteva l’esistenza degli dei e li metteva in disparte dal mondo quindi separati dall’uomo e dalla natura, fonda una piccola comunità filosofica a Militene nell’isola di Lesbo e un’altra a Lampsaco.


Tra il 307 a.C. e il 306 a.C. torna ad Atene. É proprio quando torna che compra una casa con il giardino e fondò una scuola proprio lì. In questa si ritrovava una comunità di amici, inclusi anche le donne e gli schiavi, che vivevano insieme lontani dalla vita popolare, situati vicino la campagna così da avere silenzio. La fondamentale attività era la lettura e lo studio dei testi scritti da Epicuro. Inoltre aveva legami attraverso le lettere con allievi lontani.

Le dottrine che sono state create nel Giardino sono cinque:

1. La felicità è mancanza di dolore e smarrimento;

2.Per raggiungere la felicità di cui si parla, l’uomo ha bisogno solo di se stesso;

3.L’uomo visto che ha bisogno solo di se stesso è “autarchico” quindi non vi è bisogno che ci siano le istituzioni, le ricchezze, le città e anche gli dei;

4.La realtà è accessibile e comprensibile dalla ragione dell’uomo.

5.La felicità dell’uomo è contenuta nelle dimensioni del reale.

 

Epicuro compose numerosi scritti, alcuni vennero persi e ci rimangono solamente i loro titoli oppure dei brevi pezzetti. Nonostante ciò sappiamo che la sua opera più importante fu il “Della Natura”. In questa, lui riprende argomenti che aveva trattato già in precedenza, oltre a parlare appunto della filosofia della natura, Riprende tematiche come l’etica e la gnoseologia ovvero quella parte di filosofia che studia la natura della conoscenza.

 

TETRAFARMACO O QUADRUPLICE RIMEDIO:

Epicuro vuole che la sua filosofia venga usata come una sorta di pratica terapeutica dell’anima. Perché dato che l’uomo non ha altro fine, se non quello di sfuggire dal dolore e dalle angosce, vada alla ricerca della felicità Se l’uomo non è felice è solo per colpa della sua ignoranza e della sua superstizione.                       

Riunisce in 4 gruppi le sofferenze dell’uomo:

-paura della morte: spiega che noi umani non dovremmo avere paura della morte, perché non la incontreremo mai. Quando siamo vivi la morte non c’è e quindi non ci reca nessun  danno e quando siamo morti, la morte c’è ma noi non ci siamo più e quindi non ci reca nemmeno in questo caso danno. Inoltre crede che non bisogna buttare via attimi della propria vita con la paura della morte e vivere ogni momento come se fosse l’ultimo, una sorta di Carpe Diem . Quindi secondo lui bisogna cogliere l’attimo ed essere quello che mai totalmente siamo e l’attimo di cui si parla deve essere qualitativo non quantitativo.

-mancanza piacere(edoné) : tutti gli uomini cercano il piacere e scappano dal dolore, ma confondendo il piacere con il dolore. Epicuro propone una scala di piaceri:

 -i piaceri necessari e naturali ovvero quelli a cui non si può rinunciare per essere felici come l’amicizia, il cibo, un riparo ma soprattutto la libertà.                                                                                                           

-i piaceri naturali ma non del tutto necessari ovvero la comodità e l’abbondanza, ma non li ritiene strettamente indispensabili per arrivare alla felicità.                                              

 -i piaceri del tutto futili come la fama, il potere o la gloria. Epicuro la pensava diversamente, infatti diceva che bisognasse vivere nascosti cioè non cercare l’eccesso ma limitarsi al necessario o poco più.

-dolore: l’uomo è in cerca della felicità e rifiuta il dolore istintivamente. Per felicità si intende l’assenza del male, per raggiungerla bisogna raggiungere l’atarassia, anche detta nirvana, (assenza del dolore spirituale) e l’aponia (dolore fisico). La soluzione per l’atarassia è non seguire più opinioni sbagliate e infondate, ma anche illusioni della nostra mente. Invece per quanto riguarda l’aponia dice che finché è leggera è sopportabile, ma quando inizia a essere incontrollabile si arriva ben presto alla morte.

-paura degli dei e della vita dopo la morte: intanto Epicuro pensa che dopo la morte non ci sia nulla, infatti viene “diffamato” dalla chiesa.  Per quanto riguarda gli dei prova che loro visto che non si occupano delle nostre passioni umane e sono completamente indifferenti nei nostri confronti non possono o non vogliono decidere della nostra vita nel male o nel bene, e quindi non c’è motivo di temerli visto che sono vani. Di conseguenza, non bisogna essere superstiziosi e nemmeno avere paura di un qualcosa che non esiste.

 


ARTICOLO DI MARTINA GROSSO DELLA CLASSE IV D DEL LICEO LINGUISTICO


sitografia:

https://www.skuola.net/filosofia-antica/epicureismo-il-quadrifarmaco.html

https://it.wikipedia.org/wiki/Epicuro

http://www.filosofico.net/epicuro.html