Giordano Bruno è un filosofo nato a Nola nel 1548. Il suo carattere irrequieto e insofferente ai dogmi e alle costrizioni lo porta a scontrarsi con le autorità religiose: nel 1576 decide di abbandonare l’ordine e si trasferisce prima a Roma, poi a Nola, Savona, Torino, Padova fino ad approdare a Ginevra. Gli anni della maturità sono segnati da continui viaggi, peregrinazioni e fughe: sono gli anni della Controriforma e le idee di Giordano non si accordano con l’ortodossia religiosa.

Giordano Bruno concentra tutte le sue attenzioni sulla natura, ne brama ardentemente la conoscenza, e il suo interesse. Egli oltre che filosofo  è anche un mago. La natura non è osservata e studiata con occhio clinico e rigoroso come stavano facendo molti suoi contemporanei. Per Bruno la natura assumeva in lui la forma dell’esaltazione, dell’amore sconfinato e del possesso repentino di ogni suo segreto. Questo amore per la natura lo induceva ad abbracciare completamente la vita da accogliere in ogni sua manifestazione, a tal punto da arrivare a disprezzare la pedanteria degli intellettuali amanti dei libri e troppo poco della concretezza dell’esistenza. Lo stesso amore per la natura e per la vita lo inducono a odiare la religione cristiana, chiamata da lui “santa asinità”. Bruno aveva una visione panteistica, secondo lui Dio è nella natura e la natura è in Dio. Inoltre al contrario degli aristotelici supponeva l’esistenza di universi infiniti, la sua assoluta convinzione era alimentata da un spiegazione di natura teologica, cioè che se Dio è infinitamente potente non può aver creato un universo finito. Bruno toglie anche, l’uomo e la Terra dal centro, non conferendo loro un posto speciale nel mondo, così come invece faceva la Chiesa, che aveva recuperato la visione aristotelica. Tuttavia, a suo parere, ciò non degradava l’essere umano ma, al contrario, innalzava e poneva sullo stesso piano tutto ciò che esiste.