Nell’XI secolo, venne introdotta in Europa una nuova pratica, considerata allora una scienza: l’alchimia. Essa era nata nel bacino del Mediterraneo, tra Egitto e l’antica Grecia, ma nel Vecchio continente era stata abbandonata col diffondersi del Cristianesimo, poiché si notavano in essa tracce dei culti pagani; la conservarono invece gli studiosi arabi, che entrando in contatto con gli Europei durante la Reconquista della penisola Iberica insegnarono quelle antiche conoscenze ai loro colleghi spagnoli, che le diffusero in breve tempo.

Per tutto il Medioevo in Europa l’alchimia fu una disciplina vista di cattivo occhio, per via della sua affinità al paganesimo e alla magia, in quanto gli alchimisti erano esperti di botanica, legata alla terra e quindi agli spiriti sotterranei; i praticanti però non erano condannati come eretici, per via del loro apporto sostanziale alla società: gli alchimisti, come dei medici, conoscevano piante e minerali curativi (nascono i primi erbari e lapidari, libri che descrivono le piante e i minerali della medicina) ed erano in grado di trattare i pazienti. Queste loro conoscenze misteriose, agli occhi della popolazione, suscitavano un timore reverenziale e gli alchimisti erano quindi paragonati a stregoni, capaci di rendere ogni cosa possibile mescolando gli ingredienti adatti. Causa di questo allontanamento del mondo medievale dagli alchimisti furono anche i loro manuali, scritti in un linguaggio di difficile comprensione e ricco di figure retoriche come analogie e metafore; non mancarono casi di ciarlatani che sostenevano di conoscere l’alchimia, poi condannati a morte per il loro fallimentare servizio ai signori locali.

Quelle che gli alchimisti svolgevano mescolando estratti di piante e di minerali erano in realtà reazioni chimiche semplici e più volte organizzavano esperimenti con le sostanze ottenute, dal risultato non sempre ottimo; inoltre, per via dell’arte quasi segreta, i vari esperti del settore non si confrontavano, impedendo una velocità maggiore nel progresso dell’alchimia. È vero che l’apporto degli alchimisti fu il primo passo verso quella che oggi è la chimica ed essi furono i precursori nei campi dei passaggi di stato della materia, dell’ottenimento di nuovi metalli dai minerali e della creazione delle leghe, ma attribuivano ad ogni metallo un valore filosofico ed astrologico senza prove scientifiche: bisogna ricordare che l’alchimia si originò a partire dalla filosofia dei Greci, tra i quali Democrito, che ipotizzò l’esistenza di uno stato infinitesimamente piccolo della materia, che chiamò atomo, ed Empedocle, che fu portavoce della teoria secondo cui esistessero quattro tipi di atomi, cioè i quattro elementi aria, acqua terra e fuoco, che in proporzioni diverse davano origine a sostanze diverse. Gli alchimisti erano da sempre alla ricerca della Pietra filosofale, capace di trasformare ogni metallo in oro, considerato il metallo più puro e associato al Sole, dell’elisir di lunga vita e del rimedio per ogni malattia. Chi avesse trovato la Pietra filosofale avrebbe posseduto l’onniscienza, la conoscenza assoluta, ma avrebbe anche risolto il mistero dell’origine di tutte le cose.

Poiché non era stato ancora introdotto il metodo scientifico, l’alchimia era esente da misurazioni e calcoli matematici effettivi, talvolta venivano mischiati metalli creando una lega nuova, ma il risultato non era mai l’ambita Pietra; gli alchimisti cercavano di dare spiegazioni al comportamento della materia che univano, ma esse erano sempre legate all’astrologia e non erano dimostrabili empiricamente.

Niccolò Copernico

Fu con la Rivoluzione scientifica del XV e XVI secolo che si susseguirono svariate scoperte capaci di cambiare completamente il quadro delle conoscenze nel giro di qualche decennio: si scoprì che la fisica di Aristotele si basava su concetti fondamentalmente errati, questo portò ad uno sconvolgimento nella comunità scientifica spaccata in difensori e detrattori del filosofo; furono analizzate numerose opere scientifiche di autori greci e latini, nelle quali vennero notati parecchi errori tramite esperimenti; inoltre Niccolò Copernico propose la teoria eliocentrica, diminuendo l’importanza della terra, che passava dal pianeta al centro dell’universo ad un pianeta che ruota attorno al Sole. Essendo minate le fondamenta del pensiero alchemico, cominciò a sgretolarsi anche la disciplina stessa: da essa si allontanarono gli innovatori, che si proponevano di associare misurazioni e leggi scientifiche all’alchimia, iniziando di fatto la storia della chimica; invece le pratiche alchemiche tradizionali caddero lentamente in disuso, poiché furono associate sempre più alla magia.

Paracelso

Una delle più eminenti figure per la riforma dell’alchimia fu lo svizzero Filippo Teofrasto Aureolo Bombasto von Hohenheim, noto con il nome di Paracelso (cioè “migliore di Celso”, un medico latino dell’età Classica): egli si occupò principalmente di medicina, ed anche se alcune sue opinioni nel campo si discostano dalla realtà provata con esperimenti, rimane un padre della medicina alla pari di Ippocrate, al quale si opponeva. Secondo Paracelso:

“Tutto è veleno: nulla esiste di non velenoso. Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto.”

Ossia non esistono sostanze velenose e sostanze sicure, ma ogni sostanza è sana fino ad una certa dose, oltre la quale diventa dannosa per l’organismo; a parte per alcune eccezioni, come il mercurio e il piombo, che sono sempre dannosi in qualsiasi quantità, tale principio è ancora oggi considerato valido.

Paracelso è anche il primo sperimentatore della monoterapia, che consiste nel sottoporre un solo farmaco per volta al paziente, in opposizione alla credenza del tempo, secondo cui più una miscela era complicata, più avrebbe fatto effetto; da lui i medici successivi iniziarono a ricercare il principio attivo di ogni pianta medicinale, tentando di sintetizzarlo nella sua forma più pura per aumentarne l’effetto. Grazie a Paracelso i medici tentarono nuovi rimedi sostituendo alle piante i minerali, utilizzando il metodo scientifico, ed è così che è stata trovata una cura a molte malattie esistenti. Nelle sue opere consigliava ai medici di pensare al paziente e non al guadagno, di affidarsi sempre alla natura, poiché da essa si ricavarono le prime cure, e di tenere pulite le ferite.

 

ALCHEMY FROM THE MIDDLE AGES TO THE RENAISSANCE

In the XI century, a new practice, considered a science at the time, was introduced to Europe: alchemy. It was born in the Mediterranean basin, between Egypt and ancient Greece, but it had been abandoned in the Old Continent with the spread of Christianity, as pagan rituals were seen in it. However Arab scientists conserved it, and when they met the Europeans during the Reconquest of the Iberian peninsula, they taught their Spanish colleagues that ancient knowledge, and it was spread in a short time.

Throughout the Middle Ages in Europe alchemy was a discipline which was considered negatively, because of its affinity with paganism and magic, as alchimists were expert in botanics, connected to the earth and to underground spirits. They weren’t however condemned as heretics, due to their substancial role in society. Alchemists, like doctors, knew healing plants and minerals (the first book about medicinal plants and minerals appear in this period) and they were able to treat patients. This mysterious knowledge of them, in people’s eyes, instilled reverential fear and the alchemists were compared to magicians, capable of make everything possible by mixing the right ingredients. Another reason for the distancing between the medieval world and alchimists was the language of their manuals, written in a difficult way and full of analogies and metaphores. There were many cases of scammer alchimists, who were sentenced to death by lords after their failure.

Actually alchemists were doing simple chemical reactions by mixing plant and mineral extracts, and many times they organized experiments using the obtained substances, without good results; in addition, because of their almost secret art, various experts from all over Europe didn’t confront their results, preventing faster progress in alchemy. It is true that the alchemists’ contribution towards nowadays’ chemistry is notable, they were pioneers in the fields of the states of matter and the creation of alloys by melting two or more metals, but they confered each metal a philosophic and astrologic value without scientific proof: we must remember that alchemy was invented alongside philosophy by the ancient Greeks, among whom Democritus generated the idea that an infinitely small state of matter had to exist, called atom, and Empedocles supported the theory of the four elements, which states there are four tipes of atoms, air, water, earth and fire, and these composed every other substance miscelating in different proportions. All alchemists would try to create the Philosopher’s Stone, capable of turning every metal in gold, which they thought was the purest metal and linked to the Sun; the elixir of life, capable of giving immortality, and the cure to each illness. The one who could create the Stone would have had omniscience, absolute knowledge, but would also solve the mistery of the origin of the Universe.

Alchemy wasn’t binded to real measurements and calculations, because the scientific method was yet to be invented, sometimes metals would have been mixed successfully, creating an undiscovered alloy, but the result was never the craved Stone. Alchemists tried to give an explanation to the behaviour of the resultant matter, but it was always linked to astrology and was not demonstrable empirically.

Nicolaus Copernicus

During the XV and XVI century, the Scientific Revolution brought various discoveries that changed the whole context of knowledge in a couple decades: they discovered Aristotle’s physics was based on wrong concepts, this led to a division in the scientific community between defenders and critics of the philosophers; many books from Greek and Latin authors were reanalysed, in which they found many mistakes using modern experiments; Nicolaus Copernicus suggested the heliocentric theory, which lessened the importance of the Earth, from the planet at the centre of the Universe, to a planet orbiting around the Sun.

As foundations of alchemy collapsed, the discipline itself started dereriorating: a lot of innovators moved away from it, because they wanted to add measurements and scientific laws to alchemy, unknowingly starting chemistry; the practice of traditional alchemy fell into disuse, as it was considered a magic ritual.

One of the prevalent figures for alchemy’s reform was the Swiss Philippus Aureolus Theophrastus Bombastus von Hohenheim, known as Paracelsus (“better than Celsus”, a Latin doctor from the classical period): he was involved predominantly in medicine, and even if some of his teachings are different from experimental results, he remains a father of medicine as much as Hippocrates, whom he opposed. According to Paracelsus:

“Everything is poison, and nothing exists that is not poisonous. Only the dose ensures that the poison doesn’t take effect.”

Paracelsus

It means that there aren’t poisonous and safe substances, but everyone of them is safe until a certain dose, when it is surpassed the substance becomes harmful to the body; apart for some excepions, such as mercury and lead, which are always harmful in any quantity, this principle is still considered true.

Paracelsus is also the father of monotherapy, which consists in taking a single drug at a time, while doctors at the time thought a more complex mixture would have had a higher effect. From his instructions, doctors in following times looked for the active ingredient in each healing plant and mineral, trying to synthetize it in its purest form to increase the effect. Thanks to Paracelsus, doctors substituted many healing plants and herbs with minerals, found with the scientific method, and found a cure to many diseases. Paracelsus suggested his students to think first about the patient’s health and then about profit, to rely on nature, because from nature they had discovered the first treatments, and to keep wounds clean.


Articolo redatto dall’alunno Carta Moliné Edoardo, classe 3^A, liceo Classico


Sitografia: Accademia Fabio Scolari, Naturelab, CoseDiScienza.it

https://www.accademiafabioscolari.it/alchimia-medievale/  

https://www.naturelab.it/blog/alchimia-la-medicina-proibita/

https://www.cosediscienza.it/storia-della-chimica