Il terrore bianco fu un periodo durante la rivoluzione francese del 1795, quando un’ondata di violenti attacchi si abbatté su gran parte della Francia. Le vittime di questa violenza erano persone identificate come associate al Regno del Terrore: seguaci di Robespierre e Marat e membri dei club giacobini locali. Il termine Terrore Bianco nella storia della Francia è un’espressione che va ad indicare i massacri che sono stati commessi da estremisti monarchici in distinti periodi: nel 1795 e nel 1799 causando molti danni a repubblicani e giacobini, avvenuti soprattutto nella Valle del Rodano, e nel 1815, dopo la caduta di Napoleone I, contro repubblicani, bona partisti e liberali.

TERRORE BIANCO DEL 1795 

Nel 1795 dopo la caduta di Robespierre e alcune settimane nelle quali la coalizione termidoriana sembrava essere concorde nel denunciare nel Robespierre un nuovo re, una lotta oppose, nella Convenzione nazionale, i sostenitori del mantenimento del governo rivoluzionario, dirigista, del Terrore e della Costituzione del 1793 ai sostenitori del liberalismo economico, del ritorno al governo costituzionale e della formulazione di una nuova Costituizione, fondata sui principi della libertà e della proprietà. I termidoriani erano divisi sul senso da dare alla caduta di Robespierre: vi era chi intendeva imputare al solo Robespierre e ai suoi «complici» e chi riteneva che tutti i terroristi, ai quali però, erano appartenuti diversi termidoriani, come Tallien, Barras o Fréron, fossero stati «tiranni» e «bevitori di sangue». In questo quadro, mentre una gran parte di monarchici, federalisti e accaparratori, venivano a beneficiare di un’amnistia, molti rivoluzionari furono arrestati con l’accusa di complicità con il «tiranno» Robespierre. Diffusa nell’opinione pubblica l’immagine di un Terrore violento e sanguinario, il governo rivoluzionario fu progressivamente smantellato, rinnovandone prima i membri, poi diminuendone i poteri e infine sopprimendolo insieme con l’abrogazione della legge sul maximum e il ristabilimento della Borsa di Parigi il 10 ottobre 1795. La violenza verbale si mutò presto in violenza fisica. A Parigi, Tallien e Fréron organizzarono bande di muscadinsovvero moscardini, erano due o tremila, ex-detenuti sospetti, disertori dell’esercito, giornalisti, artisti, chierici, piccoli commercianti della riva destra, soprannominati anche «Colletti neri» a motivo della loro tenuta – portavano un abito col bavero nero in segno di lutto per la morte di Luigi XVI con 17 bottoni di perla in onore di Luigi XVII, basco a coda di merluzzo, pantaloni chiusi sotto il ginocchio, capelli a trecce raccolte e trattenute da un’asticella di piombo, organizzati in gruppi attorno a cantanti e musicisti. Conducevano la loro agitazione nel quartiere del Palais-Royal, schiamazzavano nelle strade cantando Le réveil du peuple, si riunivano nei caffè monarchici, leggevano giornali del tipo del Le Courrier républicain, La Quotidienne, Le Messager du Soir, interrompevano gli spettacoli teatrali per fischiare un attore considerato «terrorista», imponevano una recita o un’aria, attaccavano chiunque avesse una reputazione o un’aria da giacobino – ne fece le spese anche il girondino Louvet De Couvray il cui giornale, La Sentinelle, attaccava sia i giacobini che i monarchici – distruggevano immagini dei vecchi rivoluzionari, imposero l’espulsione delle spoglie di Marat, l’8 febbraio 1795,dal Panthéon, scatenarono risse fino ad arrivare agli stupri e agli omicidi di giacobini. Prendendo a pretesto queste violenze, le autorità chiusero il Club dei giacobini nel novembre del 1794. I giacobini, messi di fronte alla duplice ostilità dei repubblicani moderati e dei monarchici, e la popolazione di Parigi, prostrata dalla carestia che colpì la capitale nell’inverno 1794-1795, che la politica liberale della Convenzione – che aveva intanto reintrodotto la tassa sul grano – non riusciva a fronteggiare, reagirono rivoltandosi. Ma le insurrezioni del 12 germinale e del 1° pratile dell’anno III (aprile e maggio 1795) fallirono e le autorità ordinarono il disarmo dei «terroristi» con la legge del 21 germinale e 1.200 giacobini e sans-culottes (sanculotti) furono arrestati a Parigi. Fu l’ultima insurrezione di Parigi prima della Rivoluzione del 1830.

Esecuzione di emigranti sulla ghigliottina nell’Ottobre 1793

TERRORE BIANCO DEL 1799

Dopo il colpo di Stato del 18 fruttidoro dell’anno V, il movimento realista si riorganizzò, soprattutto nei luoghi di Bordeaux, Narbonne, Montpellier e Tolosa. In mancanza di armi e di reclute sicure, aspettarono che le truppe della Seconda coalizione dei paesi europei arrivassero a minacciare le frontiere così da lanciare un’offensiva comune nell’Ovest e nel Sud-Ovest. Ma intanto, fin dall’autunno del 1798, nel Paese si affrontarono nuovamente monarchici e repubblicani e dei cantoni rurali si ribellarono: l’agitazione fu favorita dalla legge Jourdan che istituì la leva obbligatoria e numerose diserzioni segnarono la coscrizione dell’aprile 1799 e si formarono bande di ribelli. A causa della difficile situazione alle frontiere, il Direttorio non poté inviare truppe a ristabilire l’ordine; ma nel Sud-Ovest, le autorità giacobine non erano state smantellate come nella valle del Rodano e, mantenute alla testa delle municipalità in occasione delle ultime elezioni, esse organizzarono la resistenza. Il 5 agosto i realisti del generale Rougé, in Haute-Garonne, passarono all’attacco, ma Tolosa fu ben difesa dai repubblicani e i realisti occuparono solo le campagne circondanti. Il 9 agosto i Tolosani passarono all’offensiva e sgomberarono le campagne: lo stesso avvenne a Bordeaux, nelle Landes e anche nei Basses-Pyrenées. Rimaneva la rivolta nel Gers, nell’Ariège e nell’Haute Garonne ma, grazie ai rinforzi, il 20 agosto, l’offensiva dei repubblicani ebbe ragione delle bande monarchiche, che erano male armate e poco organizzate. Dopo la vittoria repubblicana, la repressione fu moderata: solo otto rivoltosi furono condannati, e allo stesso tempo una guerriglia fu mantenuta in Normandia, in Bretagna e nel Maine fino al 1800. 

Colpo di Stato del 9 termidoro

TERRORE BIANCO DEL 1815

Con la sconfitta di Waterloo e l’abdicazione di Napoleone, il 22 giugno 1815, in favore del figlio,Luigi XVIII rientra a Parigi dall’esilio, incaricando Talleyrand di formare un governo che prevenga le prevedibili reazioni degli estremisti monarchici: ma l’odio degli ultras contro bonapartisti e repubblicani esplode ugualmente e si diffonde nei territori tradizionalmente legittimisti, il Midi, la Vandea, la Bretagna e il Maine. Si costituiscono bande armate di realisti, che prendono il nome di verdets perché esibiscono sull’abito una coccarda col verde del conte d’Artois. Quest’ondata terroristica è particolarmente sanguinosa nei dintorni di Marsiglia e di Tolosa, dove sono uccise decine di soldati bonapartisti, lasciati di stanza da Napoleone ancora al tempo del viaggio per l’esilio all’Elba per controllare l’ostilità di quelle popolazioni. Il 25 giugno a Marsiglia sono massacrati i Mamelucchi della Guardia imperiale, a Tolosa il 15 agosto è assassinato il generale Ramel, comandante della piazzaforte, che aveva ordinato il disarmo dei Verdets, ad Avignone, il maresciallo Brune, eroe del Primo Impero, è ucciso e gettato nel Rodano. Il governo reale redige il 24 luglio 1815 un’ordinanza contenente tra l’altro un elenco 57 personalità traditori della monarchia; gli ufficiali da giudicarsi dal Consiglio di guerra e gli altri proscritti dalle Camere. Anche i protestanti, tradizionalmente favorevoli alla Rivoluzione e all’Impero, vengono colpiti dall’ondata di violenza: nel Gard ne sono uccisi a decine né trovano scampo nelle stesse prigioni, che sono invase e i detenuti vengono sterminati. I disordini proseguono fino all’autunno del 1815, senza che né le autorità francesi, né le truppe d’occupazione straniera tentino di fermare i massacri.

IL SECONDO TERRORE BIANCO O “TERRORE LEGALE”

Le elezioni legislative, tenute il 14 agosto 1815, videro il trionfo degli Ultras, che ottennero 350 seggi su 398. Luigi XVIII chiamò « Chambre introuvable» la Camera uscita dalle elezioni, perché, secondo lui, anche scegliendo direttamente i deputati, egli non sarebbe riuscito a ottenere una composizione più favorevole. Questa marea reazionaria fu soprattutto il risultato dell’indurimento dei notabili che, spaventati dai Cento giorni, speravano di fermare una volta per tutte la rivoluzione. Talleyrand venne sostituito dal duca di Richelieu, che formò un governo composto in gran parte da emigrati, come lui e il visconte De Gratet, già ministro della Marina sotto Luigi XVI. La Camera iniziò una epurazione legale che segnò la sua volontà di revanche sulla Rivoluzione e sull’Impero: l’epurazione dall’amministrazione pubblica riguardò un quarto dei funzionari e circa 70.000 persone furono arrestate per « delitti politici » e circa 6.000 furono condannate. Fra di essi, molti generali che si erano uniti a Napoleone durante i Cento giorni, come La Bedoyérè, Mouton Duvernet, il maresciallo Ney, eroe della Campagna di Russia, e i fratelli Faucher, che furono fucilati. Nel gennaio 1816, la legge contro i regicidi condannava all’esilio tutti i convenzionali che avevano votato la morte di Luigi XVI, come Carnot e David. Alla fine del 1815 vennero votate diverse leggi che si aggiunsero all’epurazione legale inasprendo la repressione, così da essere chiamate « secondo Terrore bianco »: vi sono comprese la legge sulla sicurezza generale del 29 ottobre che sospende le libertà individuali e permette la carcerazione senza giudizio, come la legge sugli scritti sediziosi, del 9 novembre, per i quali è previsto il carcere, e infine, il 27 dicembre, la legge sui delitti politici, giudicati senza giuria né appello. In base a queste leggi furono pronunciate circa 250 condanne. Uno degli ultimi episodi di Terrore bianco fu l’assassinio del generale Lagarde, a Nîmes, il 12 dicembre, che aveva tentato di far riaprire una chiesa protestante. Luigi XVIII, consapevole della necessità di instaurare nel paese un clima meno intollerante, sciolse la “Camera introvabile” il 5 settembre 1816, limitando così l’egemonia delle forze reazionarie.


ARTICOLO DI GIORGIA LUPO DELLA CLASSE IV I DEL LICEO LINGUISTICO


 

 

 

Tomba del Maresciallo Ney

Sitografia:

https://www.silvanapoli.it/tag/terrore-bianco/

https://it.wikipedia.org/wiki/Terrore_bianco