Primo appuntamento del 2002 dedicato
ad un rapido sorvolo in prospettiva
sull’economia sportiva nazionale
ed internazionale del nuovo anno da
poco nato.
Per la difficile situazione finanziaria
dello sport italiano molto interessante
risulta essere la disposizione della Legge
Finanziaria approvata il 22 dicembre
scorso che, all’articolo 11, comma 1
inserisce per la prima volta fra i settori
meritevoli di sostegno da parte della
fondazioni bancarie l’attività sportiva.
Nell’anno dell’euro il vecchio continente
sarà assente nell’organizzazione
di grandi eventi: dollaro e yen infatti
saranno i protagonisti, sfidandosi sulla
scena mondiale legati rispettivamente
alle prossime Olimpiadi invernali in Salt
Lake City (febbraio) ed ai Campionati
mondiali di calcio (giugno).
Per l’economia statunitense si tratta
di una sorta di primo banco di prova a
livello mondiale per la ripresa di alcuni
settori (trasporti, ospitalità, comunicazioni...)
dopo i fatti dell’11 settembre.
Corea e Giappone aprono all’evento
calcistico mondiale l’Asia, interrompendo
per la prima volta nella storia il duopolio
Europa-America, a testimonianza
del positivo esito del delicato processo
ancora in corso di fuoriuscita dal tunnel
della micidiale crisi finanziaria che
turbò il sud-est di quel continente.
Ma molto probabilmente è in una
terra prossima agli attuali scenari di
guerra l’evento organizzativo simbolo
del 2002: il tour ciclistico del Qatar (fine
gennaio).
E non è un caso che la paternità dell’iniziativa
sia transalpina.
La Francia, più ancora che gli Usa,
si conferma ormai da tempo il leader
mondiale nel management sportivo,
firmando con i suoi gruppi dirigenziali
qualificati e compatti eventi negli
angoli più esclusivi del mondo, dagli
oceani (Vandée Globe) ai deserti (Parigi
- Dakar), ed offrendo preziose consulenze
ai comitati organizzatori di altri
Paesi. E’ il caso delle Olimpiadi invernali
di Torino 2006, che godono della supervisione
di Killy.
La scelta coraggiosa della Societé du
Tour de France di raccogliere la domanda
di sport ad alto livello di quel Paese
medio-orientale in questo momento
storico è un piccolo segnale all’Europa
nel cercare di inserirsi con convinzione
nell’industria spettacolistica sportiva,
che sta penetrando in mercati fino a
poco tempo addietro improponibili
come per esempio la Formula 1 in
Mosca ed in Shanghai.