L’occasione della nuova legislatura
dovrebbe essere sfruttata in tempi
ragionevoli per fare un punto della
situazione della legge quadro sullo
sport non professionistico, con tre
obiettivi da accertare:
a) la correlazione con il progetto dello
sport scolastico;
b) i tempi di approvazione della
norma;
c) la contemplazione nel testo di una
riforma giuridico-fiscale a trecentosessanta
gradi del settore.
Un risultato incerto della verifica
dovrebbe allora avere come conseguenza
l’intavolazione delle attuali problematiche
amministrative.
Esse sono numerose. Alcune sono
tuttavia preliminari.
1) Fitness. Sport o benessere fisico?
Associazione od impresa? Non si tratta
di arrivare al modello francese, dove
esiste il fitness no-profit gestito dallo
Stato e dagli enti locali, ma di creare i
presupposti per la fuoriuscita dall’associazionismo
sportivo dell’imprenditoria
dei centri fitness attraverso una legge
quadro eventualmente agevolativa tipo
legge Tremonti. A maggiore ragione
considerato che il 17 maggio scorso il
provvedimento di revisione della legge
quadro sull’artigianato, settore che oggi
ospita le palestre profit, ha in buona
sostanza ignorato la questione.
2) Volontariato sportivo. Vi rientrano
le funzioni di segreteria in genere e tutti
quei ruoli amministrativi e di manovalanza
sempre più difficile da reperire
nell’ambiente sportivo, soprattutto a
titolo gratuito.
Estendere l’esenzione Irpef fino a
10milioni di lire annui prevista per gli
sportivi praticanti anche ai compensi
percepiti da quelle figure chiave nella
vita dei sodalizi merita una valutazione,
soprattutto se l’alternativa è la corresponsione
in nero degli importi.
3) Acquisti Iva. E’ risaputo che quello
sportivo è un settore a maggioranza
con Iva indetraibile sugli acquisti; ciò
è fonte di nero indotto (mancata fatturazione
da parte dei fornitori). A livello
europeo si giunga allora a valutare una
ipotesi di esenzione da questa imposta
delle cessioni di beni e delle prestazioni
di servizi ai sodalizi sportivi in regime
forfettario che certificheranno il loro
status (come avviene per esempio per
gli esportatori abituali).
4) Prestazioni sportive esenti. Ed
ancora sul fronte Iva, occorrerà quanto
prima recepire la direttiva europea che
prevede la esenzione da questa imposta
dei corrispettivi relativi a prestazioni
sportive (noleggio attrezzature ?).
5) Fatturazioni di comodo. Su questo
punto è necessario prendere coscienza
che il fenomeno potrà essere mitigato
partendo da una revisione della tassazione
del reddito di impresa delle
aziende sponsor.