Tra 48 ore calerà il sipario sui
Campionati Europei di calcio e comincerà
l'attesa per le Olimpiadi di Sydney,
che chiuderanno la stagione dell'atletica
leggera. Tracciamo un breve profilo
dello stato di salute economico della
regina delle discipline sportive.
La rivoluzione industriale dell'atletica
leggera può collocarsi alla fine degli
anni Ottanta, quando il Santa Monica
Track Club di Carl Lewis impose ai fondatori
dei meeting nel mondo i premi in
denaro. Una istanza poco dopo rivendicata
anche dagli atleti del mezzo fondo
che, attraverso i procuratori, lamentavano
nei loro confronti una scarsa
considerazione.
Quando Bubka nel 1984 conquistò
il record nel salto con l'asta nel meeting
di Saint-Denis (Fra), vinse un registratore
hi-fi; questo anno ha chiesto
per la sola partecipazione alla riunione
francese 105milioni di lire. Questo fatto
spiega meglio di tante parole ciò che
è avvenuto nell'atletica leggera negli
ultimi dieci anni. Questo processo di
"starizzazione", che interessa una minima
parte del movimento, ha fatto dell'atletica
ad alto livello uno degli sport
più "televisivi" in Europa.
Obiettivo ottenuto a prezzo:
- di una soppressione di quei meeting
i cui organizzatori non sono stati
più in grado di far fronte agli ingaggi,
che in Europa subiscono anche le conseguenze
del caro dollaro; l'ultima defezione
è quella della tappa di Colonia,
mentre negli Usa sponsor e network
tv sposano l'atletica in occasione dei
Giochi Olimpici;
- di un patto leonino nella ripartizione
dei montepremi a favore dei "personaggi"
con audience, remunerati con
sontuosi ingaggi rispetto ai gregari che,
se giovani, costituiscono il potenziale
ricambio proprio a quei campioni che
fanno vendere i meeting agli organizzatori;
- di un tacito maggiore ricorso alla
medicina sportiva in allenamento, per
entrare a fare parte di quell'élite televisiva,
o per mantenere il posto al suo
interno;
- di una revisione dei programmi delle
gare, eliminando i tempi morti e quelle
prove che non rispondono ai requisiti
della televisione a pagamento.
Insomma, l'atletica leggera del 2000
in pay-tv non è mai stata così ricca
come adesso, neppure sotto la gestione
Nebiolo, ma la sua manodopera, a
differenza di quella di altri sport individuali
(tennis, golf ) è ancora fortemente
terzomondista, povera. Retrocedere
parte di quella ricchezza alla formazione,
affiancandosi alle multinazionali
dell'articolo sportivo operanti da tempo
per esempio in Africa, dovrebbe allora
diventare per la federazione mondiale
una priorità.