Atletica cicala?

30 Giugno 2000

Tra 48 ore calerà il sipario sui

Campionati Europei di calcio e comincerà

l'attesa per le Olimpiadi di Sydney,

che chiuderanno la stagione dell'atletica

leggera. Tracciamo un breve profilo

dello stato di salute economico della

regina delle discipline sportive.

La rivoluzione industriale dell'atletica

leggera può collocarsi alla fine degli

anni Ottanta, quando il Santa Monica

Track Club di Carl Lewis impose ai fondatori

dei meeting nel mondo i premi in

denaro. Una istanza poco dopo rivendicata

anche dagli atleti del mezzo fondo

che, attraverso i procuratori, lamentavano

nei loro confronti una scarsa

considerazione.

Quando Bubka nel 1984 conquistò

il record nel salto con l'asta nel meeting

di Saint-Denis (Fra), vinse un registratore

hi-fi; questo anno ha chiesto

per la sola partecipazione alla riunione

francese 105milioni di lire. Questo fatto

spiega meglio di tante parole ciò che

è avvenuto nell'atletica leggera negli

ultimi dieci anni. Questo processo di

"starizzazione", che interessa una minima

parte del movimento, ha fatto dell'atletica

ad alto livello uno degli sport

più "televisivi" in Europa.

Obiettivo ottenuto a prezzo:

- di una soppressione di quei meeting

i cui organizzatori non sono stati

più in grado di far fronte agli ingaggi,

che in Europa subiscono anche le conseguenze

del caro dollaro; l'ultima defezione

è quella della tappa di Colonia,

mentre negli Usa sponsor e network

tv sposano l'atletica in occasione dei

Giochi Olimpici;

- di un patto leonino nella ripartizione

dei montepremi a favore dei "personaggi"

con audience, remunerati con

sontuosi ingaggi rispetto ai gregari che,

se giovani, costituiscono il potenziale

ricambio proprio a quei campioni che

fanno vendere i meeting agli organizzatori;

- di un tacito maggiore ricorso alla

medicina sportiva in allenamento, per

entrare a fare parte di quell'élite televisiva,

o per mantenere il posto al suo

interno;

- di una revisione dei programmi delle

gare, eliminando i tempi morti e quelle

prove che non rispondono ai requisiti

della televisione a pagamento.

Insomma, l'atletica leggera del 2000

in pay-tv non è mai stata così ricca

come adesso, neppure sotto la gestione

Nebiolo, ma la sua manodopera, a

differenza di quella di altri sport individuali

(tennis, golf ) è ancora fortemente

terzomondista, povera. Retrocedere

parte di quella ricchezza alla formazione,

affiancandosi alle multinazionali

dell'articolo sportivo operanti da tempo

per esempio in Africa, dovrebbe allora

diventare per la federazione mondiale

una priorità.









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