Bel soldatino quanto costi?

27 Febbraio 1998

Diverse medaglie italiane alle recenti

Olimpiadi di Nagano sono state ottenute

da atleti-militari.

Sono stati i primi Giochi Olimpici

all'indomani della manovra economica

di ridimensionamento dello stato

sociale (welfare), che dovrebbe garantire

nel 1998 circa 4.200 miliardi di lire

di risparmio sulla spesa pubblica. Un

parto travagliato: lunghi mesi di trattative

tra Esecutivo e parti sociali, una

crisi di governo e gli sconti approvati in

Parlamento rispetto alla prima stesura

della primavera scorsa.

Da parte sua il Governo si è detto

comunque soddisfatto, perchè si sono

messi in moto alcuni interventi strutturali,

fra i quali la riduzione di alcuni

"privilegi" (vedi per esempio quelli dei

dipendenti della Banca d'Italia).

Toccherà un giorno a quelli dell'esercito

degli atleti-militari?

L'occasione potrebbe scaturire dagli

attuali lavori della riforma delle forze

armate. Colpire chi garantisce periodicamente

prestigio internazionale al

Paese attraverso le vittorie sportive in

giro per il mondo in discipline "povere"

è una mossa impopolare. Sennonchè

il contenimento del debito pubblico

anche in Italia è diventato un sano

costume da quando l'oste europeo ha

cominciato a presentare i conti.

Quelli in questione, datati 1995,

mostravano la seguente fotografia:

1.010 atleti militari dipendenti (193

carabinieri, 255 finanzieri, 96 agenti di

custodia, 193 guardie forestali e 273

agenti di polizia) più 1.231 atleti militari

di leva presso i gruppi sportivi delle

forze armate.

Il costo complessivo per lo Stato era

di circa 200miliardi di lire (7.000 le persone

che si occupavano solo di sport).

Approfondire il fenomeno nelle competenti

sedi sarebbe opportuno, anche

alla luce di possibili cambiamenti di

rotta di cui si sono avvertiti alcuni mesi

addietro certi segnali (obbligo di servizi

di caserma per gli atleti militari). E cercando

magari di valutare la possibilità

di studiare delle alternative. Per esempio

in Germania come in Giappone

sono i grandi gruppi industriali storici

a farsi carico degli oneri degli atleti

di interesse nazionale delle discipline

sportive prive di mercato.









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