Sta maturando un evento nel mondo
dello sport: l'elezione del successore
di Samaranch alla presidenza del
Comitato Olimpico Internazionale (Cio).
L'evento è unico, perchè il movimento
olimpico avrà il primo presidente eletto
nel nuovo corso del Cio.
Esso può idealmente collocarsi nel
1984 con le Olimpiadi di Los Angeles,
promosse e gestite per la prima volta
da un gruppo privato al di fuori delle
istituzioni sportive che ad un Cio quasi
ignaro di esserne titolare, richiese dietro
una forte offerta i diritti televisivi dei
Giochi al fine di una loro rivendita sul
mercato.
E così da comitato organizzatore dei
Giochi sulle spalle degli Stati ospitanti,
il Cio cominciò a trasformarsi in una
enorme fabbrica di denaro e di assegni
in bianco, distribuiti in nome della
solidarietà olimpica non sempre con la
diligenza del buon padre di famiglia. E
senza un management all'altezza delle
cifre in gioco, che non provenivano più
come detto solo dai fedeli co-sponsor,
primo fra tutti Adidas. Questo collettorre
di ricchezze cambierà il padrone
del vapore che governa questi flussi
finanziari. Un potere immenso, come lo
è quello di chi presiede le Nazioni Unite
piuttosto che la Casa Bianca.
Ci sono due aspetti principali della
questione.
Politico. Perchè JA Samaranch ha resistito
così a lungo a capo del Cio?
Durante gli anni della guerra fredda
egli rappresentò la terza via fra il
blocco occidentale e quello del Patto
di Varsavia. Un rappresentante di uno
Stato come la Spagna, in sostanza equidistante
e fino ai Giochi di Barcelona 92
non potenza sportiva, faceva comodo
sia agli Stati Uniti che all'Urss. E perdurando
quello scenario una candidatura
italiana avrebbe potuto garantire una
continuità. Ma con la caduta del Muro
di Berlino (1989), dalla contrapposizione
dei blocchi usciti da Yalta siamo
passati a quella trasversale all'interno
dell'Occidente, fra l'area mediterranea
(Samaranch, Nebiolo) e quella anglosassone
che aspira a rompere questo
governo latino.
Economico. Il paragone può sembrare
forte, ma non lontano dalla verità: il
Cio sta a Samaranch come la Yugoslavia
stava a Tito. Là c'erano un dittatore e
due mondi (islamico e slavo). Dopo la
morte del capo, la storia la conosciamo
bene. Qui ci sono i vertici dei due cartelli
azzittiti per decenni da Samaranch,
quello delle federazioni internazionali
(Asoif ) e quello dei comitati olimpici
nazionali (Acno) , che stanno affilando
i coltelli per rivendicare il primato nell'organizzazione
dei Giochi e quindi per
assicurarsi la fetta più consistente delle
entrate del Cio.
Una partita dalle conseguenze imprevedibili,
non esclusa una privatizzazione
del comitato stesso.