La settimana scorsa la stampa
nazionale ha collegato la retrocessione
a tavolino in seconda divisione (la
nostra serie B) delle società di calcio di
Marsiglia e di Tolosa alla questione dei
passaporti falsi.
Discorso che vale a metà per la
seconda, ma che non riguarda la prima.
Le due aziende sono state espulse dalla
prima divisione per motivi amministrativi
(squilibri finanziari).
Come in Italia anche in Francia la
gestione economica-finanziaria delle
società di calcio professionistiche viene
controllata da una Authority al servizio
della federazione: si tratta della
Direction Nationale de Contròle de
Gestion (Dncg), la corrispondente della
italiana Covisoc, con la quale stanno
facendo i conti numerosi club delle tre
serie nazionali.
Ai fini della iscrizione ai campionati
transalpini “pro” le aspiranti imprese trasmettono
all' Authority una prechiusura
di bilancio dell'anno sportivo in corso
ed un budget preventivo di quello successivo.
Al prossimo 30 giugno i deficit stimati
dagli amministratori di Marsiglia e di
Tolosa raggiungono rispettivamente 72
e 21 miliardi di lire. Troppi per la Dncg, e
così la federcalcio francese ha decretato
la retrocessione delle due società, salvo
un riequilibrio dei conti entro sei giorni
dalla data di notifica del provvedimento.
Ora anche in Francia si punta sulle
entrate del calciomercato, ma i tempi
per rimediare sono tuttavia ristretti.
A Tolosa interverrà anche la
Municipalità (si parla di circa 8 miliardi
di lire). Una prassi istituzionale nella
realtà sportiva transalpina che interessa
altri Paesi. In Spagna i debiti del club del
Real Madrid sono stati ripianati anche
con l'aiuto del Comune. Con tanti saluti
al principio comunitario della neutralità
delle politiche di contribuzione pubblica
alle imprese sul mercato fuori dalle
aree considerate depresse.
D'altronde il calcio di serie A indebitato
degli anni Ottanta chiese aiuto
direttamente allo Stato. Questo ultimo
ritoccò la percentuale del gettito dei
concorsi pronostici a favore di un pallone
che all'epoca aveva dalla sua la
“missione” di sostenitore finanziario dell'intiero
sistema sportivo nazionale.
Perso questo ruolo con la crisi del
totocalcio, venti anni dopo un football
nuovamente a corto di risorse finanziarie
difficilmente potrà battere cassa nei
palazzi pubblici. Lo fa da tempo il Coni,
alla soglia della bancarotta, attraverso
la richiesta al Governo di un minimo
garantito annuo per sostenere anche la
preparazione olimpica. Questa ultima,
in una ormai necessaria revisione del
modello sportivo nazionale, dovrebbe
essere affidata ai grandi gruppi industriali
del Paese.