Alcune settimane addietro la
Provincia di Arezzo si è fatta interprete
delle istanze del calcio dilettantistico
nei confronti di quello delle leghe professionistiche,
elaborando un ordine
del giorno per il Parlamento.
Al primo punto l'argomento chiave:
l'approvazione di una legge sul volontariato
del settore. Se per settore non
si intende il solo calcio, trattasi allora
in soldoni della legge quadro sullo
sport non professionistico (al di fuori
della legge n. 91/1981) che giace alle
Camere dal novembre del 1982. E dopo
diciotto anni la realtà di quel mondo è
cambiata.
La crescita del movimento sportivo si
può infatti sintetizzare non solo in termini
di praticanti, ma anche attraverso
due parametri economici:
- l'incremento del volume dei compensi
(rimborsi spese ed indennità di
trasferta) riconosciuti agli sportivi;
- la delocalizzazione dei campionati
già a partire dal livello dei junior, organizzati
su territori a base interregionale.
Come conseguenza di quanto sopra
abbiamo assistito ad una dilatazione
dei costi che ha richiesto sempre più
risorse finanziarie ed amministrative.
Un flusso finanziario dall'azienda
al settore no-profit sportivo rilevante,
che per l'imprenditore significa costi e
risparmio fiscali, spesso degenerati in
forme elusive ed evasive (sovrafatturazione).
La forte contromossa dello Stato con
la legge 13-5-1999, n. 133, è chiara: contenimento
del prelievo fiscale sul reddito
controbilanciato da una richiesta di
adempimenti contabile-amministrativi
di livello "aziendale" per dei soggetti
che, d'altronde, pur mantenendo l'assenza
del fine di lucro, entrano nel circuito
fiscale come appunto produttori
di costi "particolari" per le imprese.
Di fronte a ciò il sistema è andato
in crisi, giungendo a scoprire che le
sole risorse finanziarie non sono più
sufficienti ad uno stato di salute del
sodalizio sano a trecentosessanta gradi,
e non solo sui campi di gara. A questo
punto o l'associazionismo sportivo non
professionistico entra ufficialmente nel
sistema scolastico in tutto e per tutto,
impianto amministrativo compreso,
oppure, se la volontà politica è quella
di lasciarlo autonomo, la soluzione
potrebbe passare attraverso:
a) la selezione e l'accorpamento a
livello provinciale dei sodalizi in pool;
b) l'"adozione" da parte delle aziende
dell'impianto amministrativo delle
associazioni a fronte di agevolazioni
derivanti da una revisione della materia
della deducibilità degli oneri di pubblica
utilità (art. 65 dpr n. 917/86), limitata
alla fattispecie del dopolavoro aziendale
riscontrabile oggigiorno solo più
presso i grandi gruppi industriali.