Dilettanti Spa?

27 Marzo 1998

Venerdì scorso presso la moderna

sede centrale di Biverbanca si è parlato

di riforme fiscali ed associazionismo

sportivo. I ritardi nell'emanazione di

alcuni provvedimenti hanno condizionato

i lavori dell'incontro.

Tuttavia un intervento della relatrice,

la dottoressa Roberta Clericuzio della

Scuola dello Sport del Coni di Roma,

merita un breve approfondimento proprio

perchè, nato da una riflessione in

materia tributaria, investe in realtà a

360 gradi la gestione di un sodalizio

sportivo. Eccolo in sintesi: le associazioni

sportive dilettantistiche i cui ricavi

superano il tetto della Legge n. 398/91

(oggi di L. 128.411.000) dovrebbero

assumere una forma giuridica di società

di capitali (srl, spa, sapa).

Considerazioni.

1. L'attività continua ad essere svolta

fenza fini di lucro per imposizione del

diritto sportivo, perseguendo comunque

sempre una obiettiva economicità:

la copertura dei costi.

2. Occorre distinguere l'attività sportiva

ricreativa/formativa (settori giovanili)

da quella agonistica (prima squadra).

Per entrambe è esclusa la forma

di cooperativa, perchè è presente lo

scopo mutualistico (lucro soggettivo).

Inoltre a livello di sport ricreativo la

forma societaria spa o srl non-profit non

è prevista dal legislatore.

3. Ai fini della scelta della forma societaria,

il superamento del suddetto tetto

dovrebbe essere sigificativo (dai 300

ai 500 milioni di lire di ricavi) e legato

quindi ad un'attività agonistica di livello

nazionale.

4. Oggi questa ultima è gestita di

fatto da una società di capitali mascherata

da associazione (potere decisionale

ristretto a poche persone, fidi bancari,

investimenti). I maggiori costi di burocrazia

della forma societaria vanno confrontati

con il rischio del fallimento di

coloro che agiscono in nome e per

conto dell'associazione.

5. In assenza di promozioni a campionati

professionistici, la trasformazione

diretta in società di capitali rischia di

non ottenere l'omologazione del tribunale.

Migliore soluzione sarebbe quella

di poter "scorporare" dall'associazione

non riconosciuta l'impresa, facendola

gestire economicamente dalla società

di capitali socia del sodalizio che continuerà

ad operare esclusivamente ai

fini sportivi.









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