La scorsa settimana commentavamo
l'ipotesi di gestione di un'attività
sportiva agonistica di un certo livello
(campionati nazionali) sotto la natura
giuridica di società di capitali. Risultato:
una serie di brevi note sotto l'aspetto
tecnico per evidenziare lacune ed
incongruenze delle normative civilistica
e tributaria in proposito. Che oggi
dimentichiamo per cogliere l'aspetto
economico-finanziario dell'operazione
nell'ottica del potenziale socio sottoscrittore
"non sentimentale", intendendosi
colui che investe il capitale
indipendentemente dal suo "sentire"
nei confronti di quello sport (ricordi di
infanzia, pratica in età giovanile, prole
in attività, intervento sociale, passatempo
del fine settimana ...).
La domanda è opportuna: esiste questo
investitore? Può darsi. Di sicuro si
tratta della grande sfida al mercato dei
capitali da parte dello sport italiano. Dal
piccolo azionista per Moratti al facoltoso
imprenditore locale per il presidente
di provincia della squadra di pallavolo,
di pallacanestro ... . La questione è stereotipata:
che cosa ho in cambio?
1. Partecipazione agli utili. Senza
diritti televisivi garantire dividendi è
piuttosto rischioso. La biglietteria, l'entrata
diretta della produzione tipica (lo
spettacolo sportivo) unitamente alle
sponsorizzazioni sono spesso sufficienti
a coprire i costi di gestione della prima
squadra, compreso il saldo negativo
della compravendita delle prestazioni
degli atleti che, dopo la sentenza
Bosman, non sono più dei beni del
patrimonio sociale in ogni caso. I proventi
delle attività collaterali (merchandising)
sono per ora insoddisfacenti,
tranne quelli legati alla produzione ed
al commercio di giovani atleti. In questo
ultimo caso sono necessari investimenti
immobiliari (vedi progetto Milanello 2).
2. Partecipazione al patrimonio.
Essere comproprietari di un impianto
sportivo coperto e/o di una foresteria
non sarà il massimo delle possibilità di
impiego di capitali, ma in mano si ha
qualcosa di concreto che, in presenza
di una valida collocazione urbanistica,
potrebbe al limite essere riconvertito ad
altre attività industriali o commerciali.