I campionati europei di calcio in corso
in Be-Ne ripropongono una nuova puntata
della guerra fra Adidas e Nike, alla
conquista del primato sul mercato dell'articolo
sportivo legato al football.
Nel 1998 in Parigi in occasione del
torneo mondiale finì con una vittoria di
Adidas (Francia). Una sconfitta cocente
per Nike, considerato il massiccio
marketing preparato per la vittoria brasiliana,
data per scontata.
Un passo falso che non ha condizionato
tuttavia la marca americana del
"baffo" nella sua strategia di penetrazione
sempre più agressiva nel vecchio
continente a diversi livelli. Dai "Nike
Park", giostre del calcio per famiglie in
relax a colpi di palloni "armi letali" contro
gli avversari, alle sponsorizzazioni
tecniche di squadre di club e di rappresentative
nazionali.
Un investimento questo ultimo che
ogni due anni fra Europei e Mondiali si
sta dimostrando un discreto business,
come ha di recente dichiarato Marco
Boglione di Robe di Kappa, confrontando
la domanda di maglie dell' Italia
del Maggio scorso (100.000) con quella
delle casacche della Spa Juventus in
occasione dell'ultimo scudetto (50.000).
Nike non ha più creduto dopo France
98 nell'Italia, non ha atteso ancora due
anni la competizione continentale che
poteva riservare un risultato favorevole.
Subentra proprio la casa torinese Robe
di Kappa.
Nike ha puntato sui doppi padroni
di casa (Belgio - Paesi Bassi) e sui "brasiliani"
d'Europa, il Portogallo. Da parte
sua Adidas ha riproposto il classico asse
franco-tedesco, insieme con la novità
Spagna.
E così Germania - Olanda piuttosto
che Francia - Portogallo potevano rappresentare
l'ideale rivincita di Parigi in
questo scontro senza fine, originatosi
con la caduta del monopolio della
marca a tre strisce.
Ma dopo Maastricht si è aperto un
altro derby che, indirettamente, interessa
tutti: quello fra l'euro (Adidas) ed
il dollaro (Nike). E in questo campo gli
addetti ai lavori non hanno dubbi: per
rilanciare la valuta europea contro il
potere del dollaro l'ideale è una vittoria
della Germania, soprattutto dopo la sua
recente presa di coscienza pubblica di
incarnare la locomotiva dell'economia
del vecchio continente; ciò non sarà
possibile ed allora anche un trionfo
della Francia, autocandidatasi il weekend
scorso a guidare in alternativa ai
tedeschi la fetta di Europa "più veloce",
sarebbe auspicabile. Deleterie le
vittorie di Olanda e Portogallo targati
Nike, le cui affermazioni potrebbero
trainare domande di beni e consumi
dell'area del dollaro, rafforzando il pessimismo
sull'euro. Insomma la finale in
Rotterdam del prossimo 2 luglio va al di
là di un campo di calcio.