Fondazioni nello sport?

19 Marzo 1999

Il 3 marzo scorso l'autorevole "Corriere

della Sera" aprì le pagine dell'economia

con la notizia: alla Snai, azienda che

opera nel business delle scommesse

sportive, l'A.c. Siena Spa (calcio C1) non

interessa più.

Il sindaco ha la soluzione in tasca:

spingere la polisportiva Mens Sana, già

"proprietaria" della omonima società

a responsabilità limitata (basket A1),

all'acquisto della équipe calcistica cittadina,

per indurre la Fondazione Monte

dei Paschi ad incrementare sostanzialmente

il contributo annuo riconosciuto

al sodalizio.

A parte l'intreccio fra l'ente-madre

non lucrativo (la polisportiva) e le sezioni

con fini di lucro (pallacanestro e forse

calcio), il coinvolgimento significativo

dell'istituto senese merita un approfondimento,

in considerazione:

a) della trasformazione giuridica in

corso delle fondazioni bancarie avviata

nel 1992 con la legge Amato-Ciampi;

b) del loro "peso specifico" in termini

politici (controllo assemblea dei soci

della banca nata dalla trasformazione)

ed economici.

Una recente indagine del Censis

quantifica in 70mila miliardi di lire il

patrimonio delle fondazioni bancarie

ed evidenzia che il 51% di esse eroga

annualmente per scopi sociali una

somma tra gli 800milioni ed i 5miliardi.

Dati che fanno capire il perchè dopo

sette anni si è resa necessaria una replica

legislativa (attesa per maggio) per ottenere

"con le buone maniere" lo scopo

della riforma Amato-Ciampi: assegnare

alla banca Spa l'esercizio dell'impresa

(raccolta del risparmio ed erogazione

del credito), scorporandola dalla fondazione,

neo ente non commerciale

dedito esclusivamente ad attività di

pubblica utilità e di beneficenza (scopi

istituzionali), con una partecipazione

di minoranza al capitale ed ai dividendi

della stessa società per azioni generata.

Risultato: una consistente fetta del

risparmio pubblico nelle mani di una

ex-banca, che per legge non può più

investire nell'impresa privata con fini

di lucro e risvolti sociali (la Srl o la Spa

sportiva) e non può ancora riconoscerle

dei contributi "pubblici" a fondo perduto.

Non a caso in Siena l'interlocutrice

della fondazione è la polisportiva (ente

non lucrativo) che, percepiti i contributi,

li girerà anche alle sezioni "industriali".

Meglio a questo punto nella stesura

dei nuovi decreti permettere a questi

enti "ufo" di partecipare, insieme con

la beneficenza, anche alla promozione

dello sviluppo economico del territorio

da imprenditori a favore di imprenditori.









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