Si dice che lo snowboard (il monosci
sulla neve) fa tendenza nei giovani.
Ad assistere alla prova di Coppa del
Mondo di snowboard martedì mattina
30 novembre in Sestrières erano in
pochi. Delusione per gli organizzatori.
Ad assistere ad una prova del circuito
di snowboard alternativo a quello federale
sabato sera 4 dicembre in Innsbruck
erano in 40.000 e non tutti austriaci.
E’ possibile che soltanto la diversa
specialità dei due eventi (in Innsbruck lo
snowboard era acrobatico) ha radunato
intorno alla pista austriaca un pubblico
giovanile pari a quasi l’intera popolazione
di Biella città?
Forse sì, o forse no.
Allora se si riconosce che lo sport
non ha teorie da applicare, è necessario
investire in ricerca.
Occorrono delle analisi di mercato
globali, cioè che vanno al di là degli
studi sui gusti e le aspettative del pubblico
sportivo (praticante e spettatore)
già acquisito. Insomma una indagine
sponsorizzata dalla grande impresa per
conoscere meglio lo sport, al fine di
migliorarlo e di comprendere se esso
può contribuire a migliorare la società.
Anche perchè sullo sport incombono
due fenomeni:
a) la “commercializzazione della società”:
qualsiasi cosa è commerciabile; allora
lo sport dovrà considerare tra i suoi
competitori anche gli ospedali, le università,
le scuole e le istituzioni culturali;
b) i tagli alla spesa pubblica da parte
dei governi europei: meno soldi pubblici
investiti nello sport e quindi più
dipendenza dagli sponsor.
Ed agli sponsor quei 40.000 giovani di
Innsbruck interessano e tanto.
E’ una questione di marketing che
va al di là della sacralità del rito sportivo:
in Innsbruck l’evento non era sotto
l’egida della federsci mondiale ed era
accompagnato da altri ingredienti dello
spettacolo (la musica, l’esibizione fine a
se stessa).
Ecco il punto. Il marketing nello sport
si sta sviluppando e diventando una
componente fondamentale del complessivo
piano di mercato delle aziende
al di fuori dello sport ufficiale.
Sono gli stessi atleti professionisti che
lasciano le federazioni di appartenenza
e, finanziati da una azienda, praticano
sport nei circuiti paralleli a quelli dell’originaria
federazione. Stiamo assistendo
all’interno dei Paesi occidentali, considerati
come tante industrie, alla crisi della
strategia della tradizione, radicata nelle
organizzazioni sportive, come strumento
per promuovere il prodotto sport.
Una carenza di marketing che poi si
manifesta quando queste organizzazioni
cercano l’innovazione con strategie
aggressive improvvisate: rimanendo in
tema, il passo falso dello sci alpino in
notturna.