I 40mila di Innsbruck

10 Dicembre 1999

Si dice che lo snowboard (il monosci

sulla neve) fa tendenza nei giovani.

Ad assistere alla prova di Coppa del

Mondo di snowboard martedì mattina

30 novembre in Sestrières erano in

pochi. Delusione per gli organizzatori.

Ad assistere ad una prova del circuito

di snowboard alternativo a quello federale

sabato sera 4 dicembre in Innsbruck

erano in 40.000 e non tutti austriaci.

E’ possibile che soltanto la diversa

specialità dei due eventi (in Innsbruck lo

snowboard era acrobatico) ha radunato

intorno alla pista austriaca un pubblico

giovanile pari a quasi l’intera popolazione

di Biella città?

Forse sì, o forse no.

Allora se si riconosce che lo sport

non ha teorie da applicare, è necessario

investire in ricerca.

Occorrono delle analisi di mercato

globali, cioè che vanno al di là degli

studi sui gusti e le aspettative del pubblico

sportivo (praticante e spettatore)

già acquisito. Insomma una indagine

sponsorizzata dalla grande impresa per

conoscere meglio lo sport, al fine di

migliorarlo e di comprendere se esso

può contribuire a migliorare la società.

Anche perchè sullo sport incombono

due fenomeni:

a) la “commercializzazione della società”:

qualsiasi cosa è commerciabile; allora

lo sport dovrà considerare tra i suoi

competitori anche gli ospedali, le università,

le scuole e le istituzioni culturali;

b) i tagli alla spesa pubblica da parte

dei governi europei: meno soldi pubblici

investiti nello sport e quindi più

dipendenza dagli sponsor.

Ed agli sponsor quei 40.000 giovani di

Innsbruck interessano e tanto.

E’ una questione di marketing che

va al di là della sacralità del rito sportivo:

in Innsbruck l’evento non era sotto

l’egida della federsci mondiale ed era

accompagnato da altri ingredienti dello

spettacolo (la musica, l’esibizione fine a

se stessa).

Ecco il punto. Il marketing nello sport

si sta sviluppando e diventando una

componente fondamentale del complessivo

piano di mercato delle aziende

al di fuori dello sport ufficiale.

Sono gli stessi atleti professionisti che

lasciano le federazioni di appartenenza

e, finanziati da una azienda, praticano

sport nei circuiti paralleli a quelli dell’originaria

federazione. Stiamo assistendo

all’interno dei Paesi occidentali, considerati

come tante industrie, alla crisi della

strategia della tradizione, radicata nelle

organizzazioni sportive, come strumento

per promuovere il prodotto sport.

Una carenza di marketing che poi si

manifesta quando queste organizzazioni

cercano l’innovazione con strategie

aggressive improvvisate: rimanendo in

tema, il passo falso dello sci alpino in

notturna.









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