Si è aperta una stagione conflittuale
tra federazioni e leghe sportive.
La torta dei nuovi concorso-pronostici
fa gola ed il criterio federale di ripartizione
ispirato alla mutualità fra ricchi e
poveri scricchiola.
Si riacutizzano le tensioni tra le leghe
professionistiche e quelle dilettantistiche
all'interno della stessa federazione,
fino ad arrivare allo scontro fra le
leghe-pro del calcio: quella di serie A
e B (Milano) contro quella di serie C
(Firenze).
Da Milano il messaggio è chiaro:
ai fini della ripartizione dei proventi
Totocalcio e Totogol, 90 società-pro di
serie C su 128 complessive sono troppe.
Soluzione: tagliarne 36.
La partita è appena cominciata.
Arbitro la federcalcio, titolare dei proventi
delle lotterie sportive. E dei contratti
con le televisioni. Ed è questo il
vero punto. Strappare l'esclusiva dei
diritti tv alla federazione è l'obiettivo
della lega meneghina.
Sennonchè la recente sentenza dell'Antitrust
tedesco, che dà via libera
ai singoli club per la negoziazione dei
diritti tv legati ai propri spettacoli,
potrebbe mettere in crisi i piani della
Confindustria del calcio, che rischia di
vedersi investita a sua volta della questione
in premessa: mutualità o rottura
fra club ricchi e club poveri?
Mutualità è la parola d'ordine del
presidente della lega di Firenze, Mario
Macalli, per il progetto diritti tv della
serie C, rilanciato il 9 marzo scorso in
Coverciano nel corso di una riunione
delle società affiliate. Qui il problema è
un altro: quanto vale la serie C sul mercato
dei diritti televisivi anche alla luce
dell'eventuale ridimensionamento?
Da tre anni a questa parte in Firenze
si sta elaborando un dossier da presentare
ad un network televisivo che, in
cambio dell'esclusiva nazionale, sganci
denari freschi.
Si punta alla Rai 3 regionale, annunciata
però com la futura prima rete televisiva
senza spot pubblicitari (!). Senza
contare che il potente sistema televisivo
privato locale si farà sentire. Competere
contro l'offerta di un'impresa nazionale
non sarà facile, ma in quelle regioni che
presenteranno più società partecipanti
allo stesso campionato si potrebbe
derogare al monopolio.
Una cosa è certa: il più grande fenomeno
sociale italiano, ossia la ricreazione
collettiva della domenica pomeriggio,
comincia a fare i conti con il
mercato.