I conti del mercato

20 Marzo 1998

Si è aperta una stagione conflittuale

tra federazioni e leghe sportive.

La torta dei nuovi concorso-pronostici

fa gola ed il criterio federale di ripartizione

ispirato alla mutualità fra ricchi e

poveri scricchiola.

Si riacutizzano le tensioni tra le leghe

professionistiche e quelle dilettantistiche

all'interno della stessa federazione,

fino ad arrivare allo scontro fra le

leghe-pro del calcio: quella di serie A

e B (Milano) contro quella di serie C

(Firenze).

Da Milano il messaggio è chiaro:

ai fini della ripartizione dei proventi

Totocalcio e Totogol, 90 società-pro di

serie C su 128 complessive sono troppe.

Soluzione: tagliarne 36.

La partita è appena cominciata.

Arbitro la federcalcio, titolare dei proventi

delle lotterie sportive. E dei contratti

con le televisioni. Ed è questo il

vero punto. Strappare l'esclusiva dei

diritti tv alla federazione è l'obiettivo

della lega meneghina.

Sennonchè la recente sentenza dell'Antitrust

tedesco, che dà via libera

ai singoli club per la negoziazione dei

diritti tv legati ai propri spettacoli,

potrebbe mettere in crisi i piani della

Confindustria del calcio, che rischia di

vedersi investita a sua volta della questione

in premessa: mutualità o rottura

fra club ricchi e club poveri?

Mutualità è la parola d'ordine del

presidente della lega di Firenze, Mario

Macalli, per il progetto diritti tv della

serie C, rilanciato il 9 marzo scorso in

Coverciano nel corso di una riunione

delle società affiliate. Qui il problema è

un altro: quanto vale la serie C sul mercato

dei diritti televisivi anche alla luce

dell'eventuale ridimensionamento?

Da tre anni a questa parte in Firenze

si sta elaborando un dossier da presentare

ad un network televisivo che, in

cambio dell'esclusiva nazionale, sganci

denari freschi.

Si punta alla Rai 3 regionale, annunciata

però com la futura prima rete televisiva

senza spot pubblicitari (!). Senza

contare che il potente sistema televisivo

privato locale si farà sentire. Competere

contro l'offerta di un'impresa nazionale

non sarà facile, ma in quelle regioni che

presenteranno più società partecipanti

allo stesso campionato si potrebbe

derogare al monopolio.

Una cosa è certa: il più grande fenomeno

sociale italiano, ossia la ricreazione

collettiva della domenica pomeriggio,

comincia a fare i conti con il

mercato.









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