In base ad una recente indagine, fra i
primi dieci testimonial sportivi richiesti
dalla pubblicità a livello mondiale c’è la
calciatrice Mia Hamm.
Ora è vero che nel mondo dell’advertising
la tendenza odierna è quella di
preferire le sport alle top model, ma il
caso di Mia merita una considerazione,
perchè nasconde una verità a più
ampio respiro.
Mia Hamm è la rappresentante di
uno sport di squadra, il calcio, cioè di
una disciplina che negli Usa è stritolata
da basket, baseball ed hockey e che
né il fenomeno fine anni Settanta dei
Cosmos di New York, né i Mondiali del
1994 sono riusciti a strappare dal ghetto
di una attività “minore” diffusa tra le
comunità latine.
Finchè in un pomeriggio estivo di
due anni addietro in Pasadena, Mia e C.
divennero le campionesse del mondo,
battendo ai calci di rigore la Cina, e le
eroine di quell’America che si innamora
delle sfide impossibili. Una occasione
da non perdere per lanciare il primo
campionato professionistico di soccer
femminile nel mondo, non a livello di
campionato nazionale di un singolo
Stato, ma coinvolgendo l’intera federazione.
Al di là del suo destino, questo fatto
contiene una lezione per gli sport di
squadra del nostro continente schiacciati
dal calcio e dalla formula 1: i campionati
nazionali d’élite sono ormai
asfittici, e le coppe europee così dispersive
da risultare anonime.
Gli Europei dovrebbero studiare la
formula dell’evento pionieristico americano:
a) una lega come organizzatore
unico del torneo; b) poche squadre
partecipanti; c) fortissimi investimenti
da parte di un pool di aziende sul
mercato extra-nazionale (64 milioni di
dollari); d) un target da colpire da costa
a costa (7 milioni di ragazze potenzialmente
interessate); e) atlete distribuite
dall’organizzazione fra i club e divise in
tre categorie con relative fasce salariali
prestabilite: le “fondatrici” (in pratica le
nazionali Usa), le fuoriclasse straniere e
le studentesse (si tratta di universitarie);
f ) uno slogan di fondo commerciale a
stelle e strisce (il nostro campionato
possiede tanti cloni di Ana Kournikowa,
la ammiratissima tennista - ndr); g)
obblighi ben precisi per le atlete fuori
dal campo (autografi, visite periodiche
a scuole...).
Il lancio degli sport minori continentali
passa attraverso i numeri degli Stati
Uniti d’Europa. La riprova? Il campionato
di calcio italiano è conosciuto. Bene,
nei primi dieci calciatori scelti per lanciare
un gioco elettronico, il campione
europeo di consumatori ha messo in fila
dietro Roy Keane (Manchester United)
altri nove giocatori che hanno disputato
le fasi finali della Champions League
disertate dai club italiani.