I grandi numeri

29 Giugno 2001

In base ad una recente indagine, fra i

primi dieci testimonial sportivi richiesti

dalla pubblicità a livello mondiale c’è la

calciatrice Mia Hamm.

Ora è vero che nel mondo dell’advertising

la tendenza odierna è quella di

preferire le sport alle top model, ma il

caso di Mia merita una considerazione,

perchè nasconde una verità a più

ampio respiro.

Mia Hamm è la rappresentante di

uno sport di squadra, il calcio, cioè di

una disciplina che negli Usa è stritolata

da basket, baseball ed hockey e che

né il fenomeno fine anni Settanta dei

Cosmos di New York, né i Mondiali del

1994 sono riusciti a strappare dal ghetto

di una attività “minore” diffusa tra le

comunità latine.

Finchè in un pomeriggio estivo di

due anni addietro in Pasadena, Mia e C.

divennero le campionesse del mondo,

battendo ai calci di rigore la Cina, e le

eroine di quell’America che si innamora

delle sfide impossibili. Una occasione

da non perdere per lanciare il primo

campionato professionistico di soccer

femminile nel mondo, non a livello di

campionato nazionale di un singolo

Stato, ma coinvolgendo l’intera federazione.

Al di là del suo destino, questo fatto

contiene una lezione per gli sport di

squadra del nostro continente schiacciati

dal calcio e dalla formula 1: i campionati

nazionali d’élite sono ormai

asfittici, e le coppe europee così dispersive

da risultare anonime.

Gli Europei dovrebbero studiare la

formula dell’evento pionieristico americano:

a) una lega come organizzatore

unico del torneo; b) poche squadre

partecipanti; c) fortissimi investimenti

da parte di un pool di aziende sul

mercato extra-nazionale (64 milioni di

dollari); d) un target da colpire da costa

a costa (7 milioni di ragazze potenzialmente

interessate); e) atlete distribuite

dall’organizzazione fra i club e divise in

tre categorie con relative fasce salariali

prestabilite: le “fondatrici” (in pratica le

nazionali Usa), le fuoriclasse straniere e

le studentesse (si tratta di universitarie);

f ) uno slogan di fondo commerciale a

stelle e strisce (il nostro campionato

possiede tanti cloni di Ana Kournikowa,

la ammiratissima tennista - ndr); g)

obblighi ben precisi per le atlete fuori

dal campo (autografi, visite periodiche

a scuole...).

Il lancio degli sport minori continentali

passa attraverso i numeri degli Stati

Uniti d’Europa. La riprova? Il campionato

di calcio italiano è conosciuto. Bene,

nei primi dieci calciatori scelti per lanciare

un gioco elettronico, il campione

europeo di consumatori ha messo in fila

dietro Roy Keane (Manchester United)

altri nove giocatori che hanno disputato

le fasi finali della Champions League

disertate dai club italiani.









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