La Conferenza nazionale del volontariato
di Foligno nel week-end scorso si è
spaccata su di una questione: la gratuità
dell'opera del volontario.
Sono emerse le due anime del volontariato:
quella cattolica, lontana dal
concetto di fornitura di servizi, paladina
della gratuità all'estremo; quella laica,
impegnata a fornire servizi, favorevole
ad un meccanismo di copertura dei
costi vivi (rimborso spese) dell'operatore.
Un confronto destinato a continuare,
per intrecciarsi con il discorso di attualità
dei rimborsi forfettari non tassati
nel "volontariato sportivo", cioè lo sport
dilettantistico. Dall'insieme ne esce un
panorama generale per certi versi contraddittorio:
a chi dedica tempo, passione
e talvolta professionalità a soggetti
svantaggiati, il fisco in tutti questi anni
non ha esteso la disciplina dei rimborsi
di spesa forfettari esentasse previsti da
una legge del 1986 (la n. 80) a favore
per esempio di chi per analogia il
tempo, la passione e talvolta la professionalità
li dedica in una palestra o su di
un campo di gioco a dei giovani atleti,
strappati in certi casi alla difficile realtà
della strada. Giovani che cresceranno
e magari affiancheranno alla carriera
universitaria od a quella lavorativa la
pratica dilettantistica sportiva che, in
quanto tale, potrà beneficiare dei suddetti
rimborsi di spesa agevolati. Ai
quali ora aspirano anche gli stessi dirigenti
delle associazioni sportive, spesso
gli unici "volontari" nel senso cattolico
di cui sopra.
Ed allora in piena emergenza disoccupazione
non è un caso forse che
questo aspetto del terzo settore, ossia
il conflitto intorno alla gratuità della
prestazione di volontariato sportiva e
non, esca allo scoperto.
Di fronte a questo panorama il legislatore
sta prendendo coscienza che
l'impianto organizzativo del volontariato
sportivo e non è cambiato rispetto a
quello del periodo della riforma fiscale
degli anni Settanta. Ed in attesa della
riforma dello stato sociale, per quanto
riguarda lo sport da un verso si prepara
ad agevolare i dirigenti sportivi, dall'altra
con la Finanziaria 1999 dovrebbe
assegnare allo sportivo dilettante, in
barba ai regolamenti federali, un “compenso”
esentasse fino a 6 milioni annui
di lire.