Anche gli sponsor ed i personaggi
famosi dello sport contribuiscono al
fenomeno dell'evasione fiscale esportando
capitali. Firmato Vincenzo Visco,
attuale ministro delle finanze.
I paradisi fiscali esistono. Agli ospiti
stranieri non fanno pagare in tutto o in
parte le imposte sui redditi parcheggiati
da loro.
Diciamo che c'è una tassazione indiretta:
essi incassano sui servizi alla facoltosa
clientela (Lussemburgo) e sui suoi
consumi (Montecarlo). Ed è questo il
punto. Potenziali investimenti anche
per lo sport si trasformano in consumi
all'estero o di ritorno in Italia, per sottrarsi
ad un carico fiscale (imposte dirette
e successorie) rilevante perchè deve
fare i conti con il debito pubblico.
Questo ultimo, denominatore comune
agli Stati europei occidentali, non
ti permette delle aree di parziale paradiso
fiscale, strumento fisiologico per
un progetto di crescita di un Paese
normale che non è l'isola del bengodi
od il far-west uscito dal blocco
sovietico. L'Irlanda è un esempio. Così
come i distretti di Reno (Nevada) e di
Cheyenne (Wyoming) negli Stati Uniti
d'America. Insomma là dove le imprese
continuano ad investire nello sport in
termini di strutture, centri di specializzazione,
università.