Anche per il mondo dell’associazionismo
sportivo minore (non professionistico)
si avvicina la scadenza dell’euro.
Questioni pratiche comuni alla generalità
dei cittadini e dei vari enti no-profit
si intrecciano con situazioni tipiche
del pianeta sport.
Su questo ultimo per esempio il
periodo di attività di numerose associazioni
molto spesso non va di pari passo
con l’anno solare, ma attraversa la data
del 31 dicembre, come la maggiore
parte dei contratti stipulati in lire nel
2001 con i collaboratori piuttosto che
con gli sponsor. Quale sorte subiranno
questi accordi? Decadranno allo scadere
del capodanno con l’arrivo della
nuova valuta? Salvo diversa pattuizione
tra le parti, essi sopravviveranno in
forza del principio della “continuità dei
contratti” contenuto in un Regolamento
dell’Unione Europea (n. 1103/97).
Piuttosto ciò che preoccupa il mondo
sportivo durante la fase di doppia circolazione
della valuta (1° gennaio /
28 febbraio 2002) sembra essere l’operazione
“resto” ai botteghni di stadi e
palestre; una volta valutata l’affluenza
potrebbe essere opportuno utilizzare
due casse distinte per moneta, indirizzando
il pubblico in base alla valuta di
pagamento.
Dal prossimo 1° gennaio l’euro sarà
invece l’unica moneta utilizzabile nella
compilazione delle “buste paga” di allenatori
ed atleti dilettanti retribuiti con i
compensi previsti dalla Legge n. 133/99,
mentre per tutti gli altri datori di lavoro
fino al 12 gennaio 2002 i cedolini
dei dipendenti potranno essere redatti
ancora in lire.
La gestione dell’attività sportiva a
cavallo del 31 dicembre comporta una
serie di accorgimenti non indifferente
anche per quanto riguarda la tenuta
della contabilità. In pratica i sodalizi
interessati dovranno forzatamente
effettuare una chiusura contabile in lire
al 31 dicembre, per poi eseguire una
riapertura al 1° gennaio 2002 di tutti i
conti (non solo accesi ad attività e passività,
ma anche a costi e ricavi) dopo la
conversione in euro dei relativi importi.
L’introduzione dell’euro cambierà poi
anche abitudini consolidate nel mondo
sportivo, come quella dei dirigenti di
richiamare le leggi fiscali in materia
in base ai tetti di spesa o di ricavo; ad
esempio la legge n. 398 (quella dei
360milioni di lire di proventi commerciali),
piuttosto che la legge n. 133 (quella
dei 10milioni dei compensi agli sportivi
dilettanti) diventeranno rispettivamente
la legge dei 185.924,48 euro e quella
dei 5.164,57. Con un pizzico di fatica in
più per memorizzare gli importi.