Juveland e Milanland

14 Settembre 2001

Al di là della rivalità sul campo di

gioco, è risaputo che da alcuni anni,

a livello di ricerca e di sviluppo del

business diretto ed indotto dal calcio,

tra Juventus spa e Milan spa esiste una

collaborazione.

Alcuni esempi sono rappresentati

dallo sfruttamento in comune dei

diritti di immagine dei rispettivi dipendenti

impegnati insieme in campagne

pubblicitarie (il caso tempo addietro

di Maldini ed Inzaghi), piuttosto che la

partecipazione abbinata a fiere ed expo

soprattutto nel continente asiatico.

Sul capitolo Borsa le due aziende non

condivideranno lo stesso programma.

Per la società di Torino infatti il 19

luglio scorso è partito il progetto per la

quotazione entro la prossima primavera,

mentre per il club di Milano l’evento

non viene scadenzato a breve termine.

Non c’è dubbio che sulla differenza di

calendario pesa la diversa situazione

di bilancio allo scorso 30 giugno 2001.

Quello di Juventus spa ha chiuso in utile

per il quinto anno consecutivo, con una

proposta di distribuzione del dividendo

per il terzo anno di fila.

Si tratta di risultati che per ora la

spa di Milano non può presentare alla

Consob. Tuttavia a conferma di questa

partnership commerciale e di una unità

di intenti in materia di sfruttamento

a trecentosessanta gradi del football,

anche in questi diversi momenti aziendali

le due realtà sono accomunate da

un obiettivo: diventare delle entertainment

company, aziende cioè che producono

beni e servizi per le famiglie nel

tempo libero, al di fuori del lavoro. Una

sorta di Gardaland per intenderci.

Per Juventus spa la realizzazione

della cittadella dello svago sarà un investimento

diversificato dei proventi della

Borsa; Milan spa, in attesa di Piazza

Affari, sta già assaggiando il mercato

presso lo Stadio Meazza che, all’interno,

dovrebbe tramutarsi appunto in

spazi nursery ed intrattenimento per

bambini.

Sarà interessante seguire gli sviluppi

di questi progetti in particolare in relazione

a due punti:

a) la crisi di natalità che interessa

anche l’Italia;

b) il fattore tifo. In un Paese dove

questa componente può avere un peso

anche sui comportamenti consumistici,

il “marchio” bianconero piuttosto che

rossonero sulle città dei baloccchi se

da un lato dà garanzie di facile fidealizzazione

della clientela di parte, dall’altro

potrebbe rappresentare un limite

all’espansione del business rispetto ad

imprese concorrenti “neutrali” (come

per esempio la citata Gardaland). Non

a caso si punta ad un target costituito

dai più piccoli, per il bene dei quali si

può tradire la squadra del cuore. Anche

in Italia.









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