L'immagine in paradiso

8 Settembre 2000

Come si spiega la differenza tra l'importo

del contratto di lavoro Roma spa/

Gabriel Batistuta depositato alla federcalcio

per 8 miliardi di lire netti all'anno

(14,8 lordi) e quello di 12 miliardi netti

pubblicato di recente da alcuni organi

di informazione internazionali?

La società Roma spa è entrata da

pochi mesi in Borsa. Cominciare l'esperienza

con un passo falso non sarebbe

il migliore biglietto da visita per gli

investitori.

Allora i casi sono due: 1) nel bailamme

di cifre di ingaggi e di stipendi qualcuno

in redazione ha fatto male i conti; oppure

2) all'atto dell'ingaggio dell'atleta da

parte della Roma spa veniva stipulato

contestualmente al contratto di lavoro

dipendente per 8 miliardi netti, un contratto

di acquisto dei diritti di sfruttamento

dell'immagine del calciatore per

4. Un accordo commerciale diffuso ed

accettato a livello internazionale: la cifra

viene fatturata alla società di calcio da

una entità, alla quale l'atleta ha ceduto

la titolarità dei diritti di sfruttamento

della sua immagine. Se atleta ed ente

non sono residenti in paradisi fiscali,

sul guadagno delle successive cessioni

l'entità pagherà le imposte, riconoscendo

poi all'atleta socio un credito di

imposta sui dividendi a lui corrisposti.

Ma in Italia si discute da tempo se il

surplus non sia in realtà una parte dello

stipendio dirottata alla luce del sole (si

parla infatti di elusione) ad un ente di

comodo "interposto" per sottrarla alla

imposizione fiscale (Irpef). Ammesso di

provare ciò sulla base di una sproporzione

fra le due cifre (stipendio e diritti di

immagine), la disputa successiva ruota

intorno alla capacità giuridica di chi

viene interposto: se questo ultimo ne è

privo c'è dolo (la nonna senza patente

intestataria del veicolo di lusso); in caso

contrario l'elusione è tutta da provare.

Una partita senza fine. Lo sanno bene

all'ufficio imposte in Napoli, dove da un

decennio pende la pratica Maradona,

il cui compenso come testimonial era

sei volte quello di atleta: dal 1985 al

1990 la spa Calcio Napoli versò infatti

all' argentino 3,8miliardi di stipendi ed

a una società di Vaduz (paradiso fiscale)

24 come corrispettivi per lo sfruttamento

dell'immagine.

Morale della favola: non potendo

negare la legittimità e la liceità dei contratti

di cessione dei diritti di immagine,

il punto non è l'interposizione fittizia o

meno di un ente di comodo, ma la sua

collocazione in paradisi fiscali di Paesi

fuori da un ordine di sviluppo internazionale









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