Come si spiega la differenza tra l'importo
del contratto di lavoro Roma spa/
Gabriel Batistuta depositato alla federcalcio
per 8 miliardi di lire netti all'anno
(14,8 lordi) e quello di 12 miliardi netti
pubblicato di recente da alcuni organi
di informazione internazionali?
La società Roma spa è entrata da
pochi mesi in Borsa. Cominciare l'esperienza
con un passo falso non sarebbe
il migliore biglietto da visita per gli
investitori.
Allora i casi sono due: 1) nel bailamme
di cifre di ingaggi e di stipendi qualcuno
in redazione ha fatto male i conti; oppure
2) all'atto dell'ingaggio dell'atleta da
parte della Roma spa veniva stipulato
contestualmente al contratto di lavoro
dipendente per 8 miliardi netti, un contratto
di acquisto dei diritti di sfruttamento
dell'immagine del calciatore per
4. Un accordo commerciale diffuso ed
accettato a livello internazionale: la cifra
viene fatturata alla società di calcio da
una entità, alla quale l'atleta ha ceduto
la titolarità dei diritti di sfruttamento
della sua immagine. Se atleta ed ente
non sono residenti in paradisi fiscali,
sul guadagno delle successive cessioni
l'entità pagherà le imposte, riconoscendo
poi all'atleta socio un credito di
imposta sui dividendi a lui corrisposti.
Ma in Italia si discute da tempo se il
surplus non sia in realtà una parte dello
stipendio dirottata alla luce del sole (si
parla infatti di elusione) ad un ente di
comodo "interposto" per sottrarla alla
imposizione fiscale (Irpef). Ammesso di
provare ciò sulla base di una sproporzione
fra le due cifre (stipendio e diritti di
immagine), la disputa successiva ruota
intorno alla capacità giuridica di chi
viene interposto: se questo ultimo ne è
privo c'è dolo (la nonna senza patente
intestataria del veicolo di lusso); in caso
contrario l'elusione è tutta da provare.
Una partita senza fine. Lo sanno bene
all'ufficio imposte in Napoli, dove da un
decennio pende la pratica Maradona,
il cui compenso come testimonial era
sei volte quello di atleta: dal 1985 al
1990 la spa Calcio Napoli versò infatti
all' argentino 3,8miliardi di stipendi ed
a una società di Vaduz (paradiso fiscale)
24 come corrispettivi per lo sfruttamento
dell'immagine.
Morale della favola: non potendo
negare la legittimità e la liceità dei contratti
di cessione dei diritti di immagine,
il punto non è l'interposizione fittizia o
meno di un ente di comodo, ma la sua
collocazione in paradisi fiscali di Paesi
fuori da un ordine di sviluppo internazionale