L'immagine invisibile

3 Ottobre 1997

Chi lavora viene pagato per "cosa fa".

Poi qualcuno anche per "chi è". Un fenomeno

diffuso nel mondo dello sport.

Si pensi al calciatore che in campo

mette a disposizione della società sportiva

i suoi piedi buoni, e nell'agenzia

pubblicitaria vende la sua persona

abbinata ai prodotti della ditta commerciale

di turno.

E' la cosiddetta "immagine", che per

l'atleta è un bene prezioso quanto i

muscoli. Anzi di più, considerato che

spesso è la "paga" ad essere un arrotondamento

dei compensi incassati

per la cessione appunto dell'immagine.

Un'attività, se tale è il mostrare la

faccia, che ha messo in crisi i sistemi

fiscali europei. Perchè se è vero che il

calciatore presta la sua opera in pubblico,

alle dipendenze di un datore di

lavoro conosciuto (il club sportivo) e

sotto gli occhi di milioni di testimoni

(Erario compreso), è altrettanto vero

che egli l'immagine la presta in privato

in un remoto studio di foto o di video

pubblicitari. Una società con sede in

un paradiso fiscale fattura le "prestazioni"

ed incassa dall'azienda (o dal club

sportivo titolare dei diritti di immagine

del suo dipendente) delle somme esentasse.

Per conto dell'atleta? Tutto da

dimostrare.

I francesi ci stanno rinunciando, i

tedeschi si sono spinti fino al padre di

Steffi Graf, mentre l'ufficio imposte di

Napoli da dieci anni rincorre le scatole

cinesi di Maradona in giro per il mondo.

D'altronde in Italia (e non solo) nella

lista dei massimi contribuenti è raro

trovare tantissimi Paperoni sportivi ai

primi posti. Regolata la questione "diritti",

con l'atleta dipendente si pattuisce

uno stipendio "ordinario", che sconta

l'Irpef e contributi altrettanto contenuti

per il club. Per gli sportivi militari scatta

poi il sistema retributivo dei dipendenti

statali.

Il meccanismo non vale invece per

gli autonomi: se per l'organizzatore

aumentare il montepremi è infatti un

segno di prestigio, per il vincitore ciò

significa maggiori imposte. Da qui le

fughe di numerosi atleti verso i paradisi

fiscali.









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