La scalata di Baggio & C.

27 Ottobre 2000

Se nello sport europeo, ed in particolare

nel calcio italiano, non nasceranno

imprenditori a tempo pieno ed un sistema

di formazione di manager specializzati,

l'industria del settore finirà sempre

più nelle mani del cartello che riunisce

atleti e procuratori.

Sul fronte delle istituzioni il coinvolgimento

degli sportivi nei centri decisionali

e di gestione è ormai codificato:

gli organi assembleari di Cio, Coni e

Federazioni sportive nazionali si apprestano

ad ospitare le rappresentanze di

atleti e di tecnici.

Una affermazione "sindacale" che, in

alcuni casi, originerà delle situazioni

paradossali: si pensi per esempio alle

sessioni della federcalcio, dove a discutere

delle questioni del futuro dello

sport nazionale, si troveranno intorno

al tavolo dirigenti dilettanti ed atleti

professionisti miliardari.

Ma dove la realtà sta andando al di là

delle aspettative sindacali è nell'industria

calcistica privata, nelle cui stanze

dei bottoni avanza il giocatore.

Un fenomeno che potrebbe scrivere

un nuovo capitolo del diritto societario,

con nuove questioni da dirimere.

A partire dalle conseguenze della

possibile liberalizzazione dei trasferimenti

degli atleti sotto contratto, che

rafforzerebbe nei confronti del datore

di lavoro il potere di un dipendente

"speciale" come è a tutti gli effetti il

lavoratore professionista dello sport.

E così anche in questo mondo non

mancano i paradossi: se da una parte

il calcio del Duemila azzera i giocatori

"bandiera", dall'altra l'Assemblea dei

soci del primo club entrato in Piazza

Affari (Lazio Spa) avverte la necessità

di eleggere il capitano della squadra

nel Consiglio di Amministrazione della

società. Dove si decidono tra l'altro

i destini dell'allenatore. Come a dire

che il siluramento del direttore passa

attraverso la parola ed il voto del suo

subordinato.

Ma non è tutto. Negli anni Settanta

si chiamava cogestione ed andava forte

in Germania.

Oggi si chiama stock option, ma la

sostanza è sempre quella: il coinvolgimento

dei dipendenti nel capitale

dell'impresa attraverso l'assegnazione

di quote/azioni.

E così l'accordo di Roberto Baggio

prevede, oltre all'ingaggio, un pacchetto

azionario fino al 5% della Spa Brescia

Calcio, pari a circa 3,5 miliardi di lire.

Una inezia se si pensa al valore di una

"Baggio Spa" piuttosto che di una "Del

Piero Spa", che fattura a Tokyo 68.000

yen per una maglietta autografata.









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