Se nello sport europeo, ed in particolare
nel calcio italiano, non nasceranno
imprenditori a tempo pieno ed un sistema
di formazione di manager specializzati,
l'industria del settore finirà sempre
più nelle mani del cartello che riunisce
atleti e procuratori.
Sul fronte delle istituzioni il coinvolgimento
degli sportivi nei centri decisionali
e di gestione è ormai codificato:
gli organi assembleari di Cio, Coni e
Federazioni sportive nazionali si apprestano
ad ospitare le rappresentanze di
atleti e di tecnici.
Una affermazione "sindacale" che, in
alcuni casi, originerà delle situazioni
paradossali: si pensi per esempio alle
sessioni della federcalcio, dove a discutere
delle questioni del futuro dello
sport nazionale, si troveranno intorno
al tavolo dirigenti dilettanti ed atleti
professionisti miliardari.
Ma dove la realtà sta andando al di là
delle aspettative sindacali è nell'industria
calcistica privata, nelle cui stanze
dei bottoni avanza il giocatore.
Un fenomeno che potrebbe scrivere
un nuovo capitolo del diritto societario,
con nuove questioni da dirimere.
A partire dalle conseguenze della
possibile liberalizzazione dei trasferimenti
degli atleti sotto contratto, che
rafforzerebbe nei confronti del datore
di lavoro il potere di un dipendente
"speciale" come è a tutti gli effetti il
lavoratore professionista dello sport.
E così anche in questo mondo non
mancano i paradossi: se da una parte
il calcio del Duemila azzera i giocatori
"bandiera", dall'altra l'Assemblea dei
soci del primo club entrato in Piazza
Affari (Lazio Spa) avverte la necessità
di eleggere il capitano della squadra
nel Consiglio di Amministrazione della
società. Dove si decidono tra l'altro
i destini dell'allenatore. Come a dire
che il siluramento del direttore passa
attraverso la parola ed il voto del suo
subordinato.
Ma non è tutto. Negli anni Settanta
si chiamava cogestione ed andava forte
in Germania.
Oggi si chiama stock option, ma la
sostanza è sempre quella: il coinvolgimento
dei dipendenti nel capitale
dell'impresa attraverso l'assegnazione
di quote/azioni.
E così l'accordo di Roberto Baggio
prevede, oltre all'ingaggio, un pacchetto
azionario fino al 5% della Spa Brescia
Calcio, pari a circa 3,5 miliardi di lire.
Una inezia se si pensa al valore di una
"Baggio Spa" piuttosto che di una "Del
Piero Spa", che fattura a Tokyo 68.000
yen per una maglietta autografata.