Sopra le teste degli operai specializzati
del calcio che si stanno confrontando
sui campi francesi, si sta giocando in
queste ore una sfida dalle conseguenze
economiche incalcolabili: l'attacco della
Nike al monopolio Adidas dell'organizzazione
del football mondiale.
Nato nel paesino di Herzogenaurach
(Germania) dove i fratelli Adolph e
Rudolph Dassler nel 1929 fabbricarono
la prima scarpetta da calcio con le "tre
strisce", l'impero commercaile Adidas
(22miliardi di dollari di volume di affari
e 12.000 dipendenti nel 1987) con
il passare dei decenni ha coltivato e
raggiunto l'obiettivo: il controllo della
federcalcio mondiale (la Fifa).
La svolta nel 1974: il brasiliano Joao
Havelange è il nuovo presidente della
Fifa senza risorse. La promessa elettorale
era stata forte: sviluppo del calcio
in tutto il Terzo Mondo. Horst Dassler,
figlio di Adolph ed erede dell'impero,
non si fa scappare l'occasione: relazioni
privilegiate con la Fifa in cambio
del finanziamento del programma
Havelange. C'è l'accordo.
I soldi arriveranno dalla Coca-Cola.
E' fatta. Nel 1978 Adidas è sempre più
influente sul management della Fifa
in Zurigo. E controlla il guardaroba
delle nazionali (12 su 16 partecipanti
ai Mondiali di Argentina 78). Ma non è
finita. 1981: il dr. Kaser, segretario della
Fifa, va in pensione. Horst Dassler mette
a segno il secondo colpo per garantire
quel rapporto privilegiato della azienda
in Zurigo ai suoi successori (l'imprenditore
morirà nell'aprile del 1987): si tratta
di un funzionario della Swiss Timing, un
certo Joseph Blatter che, dopo 17 anni
alla segreteria della Fifa, da circa due
settimane ne è diventato il Presidente.
Nulla dovrebbe cambiare per Adidas.
Ed invece ecco arrivare la sfidante Nike
che, ai Mondiali Usa 94, piazza in finale
l'Italia ed ora in Parigi, di fronte a circa
2 miliardi di potenziali consumatori,
potrebbe concedere un bis ancora più
pesante: una finale tutta Nike tra due
delle sue squadre di punta (Brasile,
Italia, Nigeria ed Olanda). L'Adidas non
può permetterselo e risponde con
la sua scuderia (Argentina, Francia e
Germania).
Una sfida senza esclusioni di colpi.
Anche bassi. In palio il mercato mondiale
con Cina in testa.