L’altro mondiale

26 Giugno 1998

Sopra le teste degli operai specializzati

del calcio che si stanno confrontando

sui campi francesi, si sta giocando in

queste ore una sfida dalle conseguenze

economiche incalcolabili: l'attacco della

Nike al monopolio Adidas dell'organizzazione

del football mondiale.

Nato nel paesino di Herzogenaurach

(Germania) dove i fratelli Adolph e

Rudolph Dassler nel 1929 fabbricarono

la prima scarpetta da calcio con le "tre

strisce", l'impero commercaile Adidas

(22miliardi di dollari di volume di affari

e 12.000 dipendenti nel 1987) con

il passare dei decenni ha coltivato e

raggiunto l'obiettivo: il controllo della

federcalcio mondiale (la Fifa).

La svolta nel 1974: il brasiliano Joao

Havelange è il nuovo presidente della

Fifa senza risorse. La promessa elettorale

era stata forte: sviluppo del calcio

in tutto il Terzo Mondo. Horst Dassler,

figlio di Adolph ed erede dell'impero,

non si fa scappare l'occasione: relazioni

privilegiate con la Fifa in cambio

del finanziamento del programma

Havelange. C'è l'accordo.

I soldi arriveranno dalla Coca-Cola.

E' fatta. Nel 1978 Adidas è sempre più

influente sul management della Fifa

in Zurigo. E controlla il guardaroba

delle nazionali (12 su 16 partecipanti

ai Mondiali di Argentina 78). Ma non è

finita. 1981: il dr. Kaser, segretario della

Fifa, va in pensione. Horst Dassler mette

a segno il secondo colpo per garantire

quel rapporto privilegiato della azienda

in Zurigo ai suoi successori (l'imprenditore

morirà nell'aprile del 1987): si tratta

di un funzionario della Swiss Timing, un

certo Joseph Blatter che, dopo 17 anni

alla segreteria della Fifa, da circa due

settimane ne è diventato il Presidente.

Nulla dovrebbe cambiare per Adidas.

Ed invece ecco arrivare la sfidante Nike

che, ai Mondiali Usa 94, piazza in finale

l'Italia ed ora in Parigi, di fronte a circa

2 miliardi di potenziali consumatori,

potrebbe concedere un bis ancora più

pesante: una finale tutta Nike tra due

delle sue squadre di punta (Brasile,

Italia, Nigeria ed Olanda). L'Adidas non

può permetterselo e risponde con

la sua scuderia (Argentina, Francia e

Germania).

Una sfida senza esclusioni di colpi.

Anche bassi. In palio il mercato mondiale

con Cina in testa.









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