Alcuni fatti a livello internazionale
che si stanno verificando nel mercato
delle sponsorizzazioni tecniche legate
al calcio ci riconducono alla puntata
di questa rubrica del 14 giugno scorso
dedicata ai Mondiali nippo-coreani.
In quell’occasione si cercò di mettere
a fuoco l’anomalia economica che dal
1994 accompagna il più importante
evento sportivo del pianeta:
nella guerra commerciale fra Adidas e Nike la
necessità per entrambi i contendenti di
limitare il rischio di essere assenti dalla
sfida finale. Per la cronaca la Nike con
il Brasile ha vinto per la prima volta il
titolo mondiale ottenendo un successo
di immagine ed in Borsa senza precedenti.
La contromisura, sempre più onerosa
per i due colossi, è scontata: accaparrarsi
il maggiore numero di nazionali
“quotate” per diventare protagoniste
dell’evento planetario.
I Mondiali 2006 si disputeranno in
Germania, nella patria dell’Adidas, che
sta cercando di assicurarsi nel continente
europeo alcune potenziali squadre
vincenti per la rivincita di Tokyo. Da
parte sua la federcalcio di Carraro ha
scoperto in Corea che, presunte combine
zurighesi a parte, l’Italia era l’unica
nazionale pluricampione del mondo al
di fuori di questa logica dei due blocchi.
Morale: è scoppiata una attrazione
fatale tra federazione ed Adidas. In alcuni
negozi specializzati circolano già le
maglie azzurre con il marchio delle tre
strisce. E non è finita.
D’accordo la conquista di nuovi mercati,
ma da qui al 2006 il calcio sarà
Europa, ed allora Adidas e Nike hanno
deciso che Germania contro Brasile
sarà Bayern Munchen (BM) contro
Manchester United (MU).
Nella scorsa primavera Adidas è
entrata nel capitale sociale del club
tedesco. Sull’altro fronte il prossimo 1°
Agosto scatterà tra i diavoli rossi inglesi
e l’azienda dell’Oregon un accordo di
sponsorizzazione tecnica della durata
di 13 anni per un valore di 508milioni di
euro (circa 975miliardi di lire).
Nella scelta dei capo-squadra delle
due scuderie l’economia ha fatto la sua
parte: Bayern Munchen e Manchester
United hanno dimostrato solidità patrimoniale,
equilibrio finanziario e capacità
di produrre utili anche in questi
periodi critici per il calcio.
Insomma sta per aprirsi ufficialmente
una nuova pagina di questa sfida fra
l’azienda delle tre strisce e quella del
baffo all’insù che, nel bene e nel male, è
destinata a scrivere il futuro campionato
d’Europa per club.