La visibilità ai vertici del calcio in
questi ultimi tre anni della Lazio Spa
merita un cenno in questa rubrica,
perchè essa è accompagnata da una
palpabile vita aziendale: calciatori nel
consiglio di amministrazione, offerta di
azioni ai dipendenti (stock-option), tentativo
di scalata al pacchetto azionario
di maggioranza dello sponsor straniero
(la sudafricana DelMonte), progetto di
acquisizione o di realizzazione di uno
stadio del calcio in Roma.
E' vero che buona parte di ciò deriva
dallo status di società quotata in Borsa
che tenta quanto più possibile di affrancare
il titolo in Piazza Affari dai risultati
del campo sportivo, legandolo ad altri
parametri. Ed è sotto questo punto di
vista che a questo osservatorio piace
attribuire idealmente uno scudetto a
Sergio Cragnotti, per aver contribuito
in un Paese refrattario alle innovazioni
che vanno oltre una moda di stagione,
a far compiere un passo alla rivoluzione
partita da Torino tanti lustri addietro e
che passa anche da Ravenna.
Pioniere le società finanziarie del
Gruppo Agnelli (Ifi ed Ifil) che fin dagli
anni 70 operavano sui mercati anche
attraverso i brand sportivi Ferrari e
Juventus. Erano epoche in cui non si
parlava ancora di sinergie, ma non si
poteva negare l'efficacia in termini consumistici
del rapporto simbiotico fra
due prodotti di massa (autovettura e
calcio).
Sul finire degli anni 80 Benetton,
Ferruzzi e Mediolanum affiancarono le
holding torinesi. Era l'inizio della rivoluzione
industriale dello sport italiano che
cominciava a farsi strada fra due limiti
di fondo: l'impreparazione del sistema
sportivo e la paradossale inconsapevolezza
dei protagonisti di incarnare lo
status di imprenditori sportivi.
Nei due business non americani che
si stavano profilando, calcio e Formula
Uno, Mediolanum e Benetton raggiunsero
affermazioni non casuali che
rimangono di stimolo per mantenere
posizioni di forza sui mercati sportivi e
su quelli sinergici (finanza e tv da una
parte, abbigliamento dall'altra).
E Ferruzzi? Gardini non puntò sul
calcio, rapito da una scolaresca ravennate
che vinse allori europei nella pallavolo
rosa anche grazie al suo sostegno.
Quindi il terzo gruppo mancava
all'appello. Ebbene Sergio Cragnotti
proviene da quella esperienza chiusasi
in modo tragico. L'operazione in Borsa
(primavera 1998) con la "sponda" della
liquidità della Cirio è figlia anche della
spregiudicatezza, del coraggio e della
lungimiranza di quel mondo. Che nato
contadino si industriò nel settore scelto
guarda caso per la sinergia laziale: l'alimento,
il bene di più largo consumo al
mondo con l'acqua.