Liberi ma "tosati"?

17 Maggio 2002

In questi ultimi mesi in alcune discipline

sportive non professionistiche,

cioè non disciplinate dalla legge n.

91/1981 e successive modifiche, si sta

perfezionando una rivoluzione: l’abrogazione

parziale o totale del vincolo

sportivo deliberata dalle federazioni

calcio (settore dilettanti), pallavolo e

rugby. In altre parole viene sancita dal

diritto sportivo la libertà dello sportivo

amatoriale di accasarsi presso un altro

sodalizio per il quale svolgere l’attività

agonistica, senza alcun nulla-osta da

parte del precedente.

Un argomento che, portato anche in

sede parlamentare nel passato (1998),

non è stato affrontato dal legislatore.

Forse non a caso, perchè si tratta di una

questione non semplice. Innanzitutto la

sua natura di diritto costituzionale: c’è

da domandarsi se l’atleta, in particolare

maggiorenne, è a tutti gli effetti un

“socio” del sodalizio, per cui per analogia

è possibile richiamare le libertà di associazione

e di dissociazione. Ammesso

che ciò sia sostenibile, questo diritto è

stato disapplicato con tacito accordo

delle parti finchè il dilettantismo era

circoscritto in tutti i sensi (geografico,

monetario, temporale...). Riscoperto da

alcuni anni, esso oggi fa a pugni con la

realtà economica del settore, dove lo

sportivo viene acquistato, formato, stipendiato

e ceduto, realizzando sul trasferimento

del vincolo. Caduto questo

ultimo, affinchè l’atleta per il sodalizio

non diventi solo un onere, occorrerebbe

elaborare un meccanismo di indennizzo

a carico dello sportivo partente.

Un problema.

Come quello di individuare giuridicamente

lo sportivo dilettante che monetizza

le prestazioni (lavoratore autonomo

o dipendente?), ed il confine che lo

separa dall’atleta professionista (per la

Lega calcio dilettanti il tetto di 25.000

euro all’anno di compensi).

Di fronte a queste annose questioni

il legislatore fiscale nel 1999 si è mosso

in via autonoma, inserendo i compensi

percepiti per l’attività dilettantistica fra

i redditi “diversi”. Ora tra le conseguenze

dell’operazione svincolo potrebbe

esserci l’emersione di questi compensi

attraverso il coinvolgimento indiretto

delle federazioni con relative responsabilità.

Su questo punto di recente la

federcalcio dilettanti friulana ha messo

le mani avanti. Ecco l’arcano: ai fini di

schedare la carriera degli sportivi “liberi”

(e non solo di quelli), presso gli uffici

tesseramento federali potrebbe diventare

obbligatorio il deposito dell’accordo

tra sportivo e club con l’indicazione

dell’ingaggio. Una persistenza della sua

misura al di sotto del limite esentasse

(circa 5mila euro all’anno) potrebbe

richiamare l’attenzione della amministrazione

finanziaria, che si troverebbe

a disposizione una sorta di banca dati.









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