Di fronte alle crescenti difficoltà
finanziarie del Coni, che la settimana
scorsa ha rinviato l’approvazione del
rendiconto al 31 dicembre 2000 gravato
da un disavanzo di 170miliardi di lire, si
sente parlare a più riprese di “regionalizzazione
dello sport”, intesa come previsione
di spesa per il servizio sportivo a
carico dei bilanci regionali.
Ne fece cenno il ministro per i beni
culturali nel corso della Conferenza
dello Sport in Roma del dicembre scorso,
e la Regione Lombardia l’ha di recente
invocata.
A supporto della tesi si cita come
esempio quanto avviene nei settori
della sanità e della istruzione.
Un richiamo ad una analogia che se
da una parte deve scontare la differenza
che in Italia non esiste il ministero
dello sport, dall’altra trova sul campo
una delega all’ente regionale per alcuni
aspetti in materia sportiva (sanità,
impiantistica...) risalente alla riforma
delle regioni (anni Settanta) e confermata
dalla recente discussa svolta federalista
del Paese.
Fin qui nulla da dire. Ciò che tuttavia
non si deve dimenticare nell’approfondimento
di questa possibile soluzione
al crack delle scommesse sportive è che
mentre quello alla istruzione e quello
all’assistenza sanitaria sono diritti sanciti
dalla Costituzione, il diritto allo sport
non è tale. Ed infatti a soddisfare questo
bisogno ci pensa il sistema misto Conifederazioni
sportive sotto la viglianza
governativa.
Ora in nome del federalismo questo
diritto potrebbe venire riconosciuto a
livello di ordinamenti regionali. Ciò consentirebbe
alle regioni di finanziare in
pieno a bilancio il nuovo servizio, dirottando
a copertura una fetta del gettito
dell’imposizione locale.
Ma con quali logiche?
Il numero di ospedali piuttosto che di
scuole “sostenute” si è ormai cristallizzato
sul territorio, e quindi la previsione di
spesa in termini di aule, posti letto, pur
rispondendo a parametri demografici
nel tempo fluttuanti, è quantificabile
con un certo criterio. Come potrebbe
esserlo solo la spesa per uno sport
regionale che entrasse all’interno di
quel sistema (l’istruzione sia pubblica
che privata), dimensionandosi e disciplinandosi.