Lo sport alle regioni?

30 Marzo 2001

Di fronte alle crescenti difficoltà

finanziarie del Coni, che la settimana

scorsa ha rinviato l’approvazione del

rendiconto al 31 dicembre 2000 gravato

da un disavanzo di 170miliardi di lire, si

sente parlare a più riprese di “regionalizzazione

dello sport”, intesa come previsione

di spesa per il servizio sportivo a

carico dei bilanci regionali.

Ne fece cenno il ministro per i beni

culturali nel corso della Conferenza

dello Sport in Roma del dicembre scorso,

e la Regione Lombardia l’ha di recente

invocata.

A supporto della tesi si cita come

esempio quanto avviene nei settori

della sanità e della istruzione.

Un richiamo ad una analogia che se

da una parte deve scontare la differenza

che in Italia non esiste il ministero

dello sport, dall’altra trova sul campo

una delega all’ente regionale per alcuni

aspetti in materia sportiva (sanità,

impiantistica...) risalente alla riforma

delle regioni (anni Settanta) e confermata

dalla recente discussa svolta federalista

del Paese.

Fin qui nulla da dire. Ciò che tuttavia

non si deve dimenticare nell’approfondimento

di questa possibile soluzione

al crack delle scommesse sportive è che

mentre quello alla istruzione e quello

all’assistenza sanitaria sono diritti sanciti

dalla Costituzione, il diritto allo sport

non è tale. Ed infatti a soddisfare questo

bisogno ci pensa il sistema misto Conifederazioni

sportive sotto la viglianza

governativa.

Ora in nome del federalismo questo

diritto potrebbe venire riconosciuto a

livello di ordinamenti regionali. Ciò consentirebbe

alle regioni di finanziare in

pieno a bilancio il nuovo servizio, dirottando

a copertura una fetta del gettito

dell’imposizione locale.

Ma con quali logiche?

Il numero di ospedali piuttosto che di

scuole “sostenute” si è ormai cristallizzato

sul territorio, e quindi la previsione di

spesa in termini di aule, posti letto, pur

rispondendo a parametri demografici

nel tempo fluttuanti, è quantificabile

con un certo criterio. Come potrebbe

esserlo solo la spesa per uno sport

regionale che entrasse all’interno di

quel sistema (l’istruzione sia pubblica

che privata), dimensionandosi e disciplinandosi.









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