Lo statuto di Visco

19 Giugno 1998

Il mondo dell'associazionismo sportivo

dilettantistico sta affrontando in

questi giorni l'adeguamento degli statuti

sociali previsti da uno dei decreti

legislativi della riforma Visco di fine

anno scorso.

Per un sodalizio il costo fiscale medio

di questa regolarizzazione forzata è apri

a 378.000 lire fra imposta di registro

(250.000), imposta di bollo (120.000) e

tributi speciali (8.000).

Nell'ipotesi remota in cui tutte le

100.000 associazioni sbandierate periodicamente

dal Coni nazionale riscrivessero

la carta statutaria, il gettito di

questa operazione per l'Erario ammonterebbe

a circa 38miliardi di lire.

Tanto costerebbe quindi nel complesso

per l'associazionismo sportivo

mantenere la "patente" di ente non

commerciale, requisito fondamentale

in un Paese fondato sul pezzo di carta

regolare, dietro il quale si celano spesso

attività lucrative e business. Che ora il

fisco tenta di stanare anche attraverso

questa manovra, di cui l'adeguamento

dello statuto sociale non è che il primo

passo di una serie di adempimenti

periodici di "amministrazione interna"

ai sodalizi: tenuta sistematica dei libri

sociali, iter civilistico di formazione del

rendiconto annuale, ricezione comprovata

dell'avviso di convocazione in

assemblea dei soci. Adempimenti disattesi

sovente dalle associazioni agonistiche

di piccole dimensioni con tacito

accordo della compagine sociale, ed

ora imposti per legge nel tentativo di

mettere in fuorigioco quegli esercizi

commerciali (palestre e centri privati)

mascherati da associazioni.

Una manovra fuori dai tempi di fronte

alla realtà dell'associazionismo sportivo

che Coni e federazioni si son ben

guardati dal presentare al Ministero

delle Finanze in questi anni. Morale:

le associazioni agonistiche incapaci di

assolvere a questo carico di burocrazia

per mancanza di soci amministratori;

i soci delle "associazioni di comodo"

intenti a farsi i muscoli e ad apprendere

nuovi balli, disinteressati a quella vita

associativa "pubblica" imposta dalla

riforma Visco e ricostruita sulla carta

dai gestori dei centri. Soluzioni: l'associazionismo

sportivo nella scuola ed

una legislazione mirata per chi intende

aprire e gestire una palestra.









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