Diego Della Valle, che lo scorso
week-end ha rilevato l’azienda calcistica
“Fiorentina 1926 Florentia srl”, è
presidente del gruppo Tod’s (300milioni
di euro di ricavi e 1500 dipendenti nel
2001): ha le carte in regola per far quadrare
i conti del nuovo club viola?
La domanda non è fuori luogo, perchè
di fronte ai ciclici dissesti finanziari
del calcio si comincia a domandare:
possibile che validi imprenditori non
riescano ad applicare ai club le stesse
regole di buona gestione che fanno
adottare alle loro aziende di successo?
La risposta la gente in realtà da tempo
l’ha data: colpa degli ingaggi, sproporzionati
rispetto ai ricavi, che vengono
talvolta proposti e comunque di norma
accettati da questi capitani di industria.
La risposta inquadra l’atteggiamento
anti-economico dell’imprenditore, ma
non la causa. Essa è riconducibile ad un
termine, l’ “infungibilità”, che usiamo per
definire un bene unico, insostituibile, e
quindi come tale con un valore intrinseco:
diciamo allora che la manodopera
operaia del calcio (allenatore e giocatori)
per l’imprenditore è purtroppo infungibile.
Spieghiamo.
Numerosi industriali del calcio, Della
Valle compreso, producono e/o commercializzano
beni materiali. Il loro
successo dipende in massima misura
da alcune professionalità (ricercatori,
tecnici specializzati), di cui fra l’altro
da tempo negli Usa si sta discutendo
l’infungibilità e quindi l’inserimento del
loro valore fra le attività di bilancio, ed
in minima parte da una manodopera
che, non essendo un bene insostituibile,
non ha un “valore di acquisto”
se devo incrementarla per soddisfare
nuove commesse, né un “valore di
mercato” per quanto concerne la sua
retribuzione.
Nell’industria del calcio le parti si
rovesciano: il cliente (il tifoso), spesso
a parità di prezzo (biglietto, abbonamento),
richiede al club una commessa
costante o maggiore in termini di
prestazioni sul campo. Risultato: l’incidenza
sui costi dello spettacolo dello
staff è minimo perchè, dirigenti del
calciomercato a parte, sono carenti
le professionalità interne per prevenire
fatti negativi (vedi esperimento
Milan Lab) o le tendenze dei mercati
(tv, spettattori, sponsor); viceversa l’incidenza
della manodopera operaia è
notevolissima, perchè ciascuno di quei
dipendenti della rosa non è un numero
qualsiasi registrato a libro matricola, ma
è un bene unico nel suo genere (“quel”
terzino, “quel” portiere), con un valore
talvolta anche in campo pubblicitario, il
cui grado di infungibilità sul mercato è
direttamente proporzionale al costo di
acquisto o della clausola rescissoria ed
al costo della sua retribuzione.