La scorsa settimana è scoppiato il "caso
Chelsea", uno dei tanti club di football di
Londra, la cui formazione tipo su undici
atleti prevede un solo inglese. Con l'Europa
unita le diverse nazionalità della
manodopera di una azienda sportiva professionistica
non condizionano l'affiliazione
del club alla federazione nazionale.
E c'è di più. Con l'Europa unita la libera
circolazione sul mercato non si limita ai
lavoratori, ma interessa anche i datori di
lavoro, cioè le aziende.
E' vero che il fattore tifo ha (ancora) il
suo peso specifico in termini di supporto
spirituale e materiale (incassi stadio,
abbonamenti). Ma se dal tifo incassa 10
e dalla tv incassa 100 a condizione che
la sua squadra si iscriva ad un campionato
di un altro Paese comunitario per
esigenze di mercato dello sponsor, un
imprenditore sportivo dovrebbe farci un
pensierino.
Anche perchè per esempio un FC
Barcelona "olandese" può attirare anche
degli spettatori in un ipotetico stadio nei
Paesi Bassi per i match casalinghi.
Fantasport?
D'accordo, l'hockey su ghiaccio soprattutto
in Italia non è il calcio. Ma ad inizio
agosto scorso il club di Milano del
Saima Avandero ha inoltrato la domanda
di affiliazione alla federghiaccio di Parigi
e, nonostante le contestazioni di alcuni
presidenti, esso è stato iscritto al massimo
campionato francese (Ligue Elite). Quindi
la società sportiva a capitale italiano, una
volta offerte garanzie economiche, sede
e stadio transalpini, è stata affiliata alla
Féderation Française des Sports de glace,
alla pari di una società a capitale italiano
che impianta una attività commerciale
od artigianale al di là delle Alpi, iscrivendosi
alla competente organizzazione
(Chambre de Commerce).
D'altronde se torniamo al potente calcio
italiano, l'art. 14 delle Noif (Norme
Organizzative Interne della Figc) richiede
per l'affiliazione delle società la tassa, l'atto
costitutivo più lo statuto, l'elenco dei
dirigenti e la disponibilità di un campo
da gioco in Italia. Gli esperti redattori
delle carte federali avevano nel sangue
l'Europa oppure ignoravano l'eventualità.
Come la federghiaccio francese, che non
ha potuto opporsi alla domanda di affiliazione
dei pattinatori milanesi fino allo
scorso week-end, alla vigilia del primo
incontro Caen-Milano.
Che cosa è successo? In Francia le federazioni
dipendono dal Ministero dello
Sport e della Gioventù. A questo si sono
rivolti i probiviri della federghiaccio di
Parigi investiti del caso. E così Madame
Buffet, in attesa di dirimere la questione
in Strasburgo, si è assunta la responsabilità
di escludere Milano dal campionato
francese. Per la stagione 1999/2000, si
legge però sul comunicato. Quasi a voler
dire: state buoni per adesso, poi vedremo.
Il caso potrebbe aprire le porte ad una
nuova vicenda Bosman.