Occasione perduta

2 Febbraio 2001

Il Terzo Settore, conosciuto anche

come quello del non-profit, comprende

quel mondo sportivo che non è destinatario

della Legge 23 marzo 1981, n.

91 sul professionismo sportivo.

In questa area dell’economia operano

quindi gli enti non commerciali e le

Onlus (organizzazioni non lucrative di

utilità sociale) anche sportive.

La Legge Finanziaria dell’anno 1997

(la legge n. 662/96) aveva stabilito la

nascita di un organismo di controllo

delle associazioni no-profit, cioè l’Authority

del Terzo Settore.

Dopo circa quattro anni di inerzia, il

26 settembre scorso il Governo ha istituito

questo ente con sede in Milano.

A quel punto si trattava quindi di elaborare

un Regolamento dove indicare

scopi, poteri e funzionamento.

Il Governo ha presentato una prima

bozza al rappresentante ufficiale della

controparte, il Forum permanente del

Terzo Settore, che l’ha bocciata perchè

considerata una sorta di longa manus

del Ministero delle Finanze.

Il 17 gennaio scorso sembra essere

arrivata l’intesa fra le parti. Ne è scaturito

un ente che si pone sulla carta

con un ruolo di mediatore autorevole

ed indipendente: da una parte un

controllore, senza per altro poteri di

polizia tributaria, per segnalare certi

abusi (il falso non-profit), dall’altra un

avvocato a disposizione del settore per

fare pervenire nelle sedi governativa e

parlamentare le istanze.

Premesso che quanto sopra dovrà

essere collaudato in pratica, tenendo

conto innanzitutto delle risorse umane

e finanziarie a disposizione dell’Authority,

rimane tuttavia da segnalare l’assenza

(voluta od imposta?) dello sport non

solo come rappresentanza all’interno

del Forum permanente, ma più in generale

da tutta la vicenda.

Ora se è vero che lo sport dilettantistico

è una fetta del non-profit particolare,

rappresentato già a tutti gli effetti

da un ente come il Coni, è altrettanto

vero che in altri campi non mancano

interlocutori con un analogo peso “politico”

(Caritas, ecologisti...) che hanno

preso parte attivamente al dibattito.

Per lo sport partecipare a questa

esperienza voleva dire: 1) dialogare con

il Governo, evitando probabilmente

quelle uscite delle novità fiscali che

hanno spesso negli ultimi anni spiazzato

Coni e federazioni; 2) utilizzare

un canale alternativo per fare presente

le distorsioni legislative in materia; 3)

comprendere fin dall’inizio dalla fonte i

reali poteri di controllo di questa nuova

Authority, che si somma a Guardia di

Finanza e Siae.









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