Il Terzo Settore, conosciuto anche
come quello del non-profit, comprende
quel mondo sportivo che non è destinatario
della Legge 23 marzo 1981, n.
91 sul professionismo sportivo.
In questa area dell’economia operano
quindi gli enti non commerciali e le
Onlus (organizzazioni non lucrative di
utilità sociale) anche sportive.
La Legge Finanziaria dell’anno 1997
(la legge n. 662/96) aveva stabilito la
nascita di un organismo di controllo
delle associazioni no-profit, cioè l’Authority
del Terzo Settore.
Dopo circa quattro anni di inerzia, il
26 settembre scorso il Governo ha istituito
questo ente con sede in Milano.
A quel punto si trattava quindi di elaborare
un Regolamento dove indicare
scopi, poteri e funzionamento.
Il Governo ha presentato una prima
bozza al rappresentante ufficiale della
controparte, il Forum permanente del
Terzo Settore, che l’ha bocciata perchè
considerata una sorta di longa manus
del Ministero delle Finanze.
Il 17 gennaio scorso sembra essere
arrivata l’intesa fra le parti. Ne è scaturito
un ente che si pone sulla carta
con un ruolo di mediatore autorevole
ed indipendente: da una parte un
controllore, senza per altro poteri di
polizia tributaria, per segnalare certi
abusi (il falso non-profit), dall’altra un
avvocato a disposizione del settore per
fare pervenire nelle sedi governativa e
parlamentare le istanze.
Premesso che quanto sopra dovrà
essere collaudato in pratica, tenendo
conto innanzitutto delle risorse umane
e finanziarie a disposizione dell’Authority,
rimane tuttavia da segnalare l’assenza
(voluta od imposta?) dello sport non
solo come rappresentanza all’interno
del Forum permanente, ma più in generale
da tutta la vicenda.
Ora se è vero che lo sport dilettantistico
è una fetta del non-profit particolare,
rappresentato già a tutti gli effetti
da un ente come il Coni, è altrettanto
vero che in altri campi non mancano
interlocutori con un analogo peso “politico”
(Caritas, ecologisti...) che hanno
preso parte attivamente al dibattito.
Per lo sport partecipare a questa
esperienza voleva dire: 1) dialogare con
il Governo, evitando probabilmente
quelle uscite delle novità fiscali che
hanno spesso negli ultimi anni spiazzato
Coni e federazioni; 2) utilizzare
un canale alternativo per fare presente
le distorsioni legislative in materia; 3)
comprendere fin dall’inizio dalla fonte i
reali poteri di controllo di questa nuova
Authority, che si somma a Guardia di
Finanza e Siae.