I dati dei consumi sportivi intesi come
domanda di attività motoria negli Stati
Uniti, Gran Bretagna e Germania confermano
che il processo di “sportivizzazione
di massa” nelle società occidentali
nel nuovo millennio passa anche
e soprattutto attraverso il fenomeno
dei fitness center, cioè quell’insieme
di servizi offerti per il benessere e/o la
riablitazione del fisico.
Ci si domanda: siamo di fronte ad un
nuovo caso jogging anni Settanta, quelli
dell’austerità per la crisi petrolifera?
Cifre e prospettive del settore parlano
chiaro: in Germania il volume di
affari annuo prodotto dalle imprese
sfiora i 13mila miliardi di lire; cresce il
numero delle catene di fitness center
che richiedono la quotazione alla Borsa
di New York ed a quella di Londra. Dove
le mode passeggere non entrano, pena
brutti risvegli.
D’altronde se ci pensiamo alla base
del fenomeno ci sono due elementi
graditi agli investitori:
1) la solidità del mattone: negli Stati
Uniti sono numerosi i casi di palestre
che superano i 5.000 metri quadrati,
dove in aggiunta ad una vasta area
di attrezzature sportive si registra la
presenza di bar, di ristoranti e di centri
commerciali; in Francia ed in Belgio,
dove si punta molto alla diversificazione
della stessa offerta sportiva, il
fitness center spesso vuol dire spazi per
il badminton, pareti per l’arrampicata
sportiva e piste artificiali per lo sci;
2) costi della manodopera generalmente
flessibili.
In Italia attualmente sono 4milioni i
frequentatori di palestre.
Un dato destinato nei prossimi dieci
anni a triplicarsi, facendo dei fitness
center uno dei più grandi, se non il più
grande cambiamento sociale dell’inizio
millennio. Perchè?
Confinanti agli estremi dell’attuale
tradizionale clientela (25/40 anni) ci
sono aree di potenziali utenti che, però,
richiederanno alle imprese ulteriori
modifiche all’impostazione della struttura
e dei servizi stessi:
- la società anziana (oltre i 50 anni),
raddoppiatasi tra il 1987 ed il 1997, per
la quale la palestra significa anche contrastare
l’invecchiamento;
- la società scolastica, circa 9milioni
di studenti alla ricerca di risorse che,
oltre che dalle Regioni, dovrebbero
provenire da sponsor privati. In questa
situazione potrebbero inserirsi alcune
imprese del settore con una politica
tariffaria agevolata in convenzione al
fine di fidelizzare una futura clientela
che play station, video-giochi e zapping
sembrano allontanare sempre più da
quelle attività di costruzione a lungo
termine di carriere sportive.