Nel calcio-mercato la plusvalenza è
la differenza tra il valore di cessione
e quello contabile (costo di acquisto
meno quote di ammortamento annue)
dell’atleta. Essendo dei proventi le plusvalenze
dei trascorsi calcio-mercati
hanno sovente permesso ai ricavi di
pareggiare i costi a bilancio, ma non
hanno fatto cassa per molti club. Con
la monetizzazione a rate (in base alle
regole delle leghe calcio) del saldo attivo
della campagna trasferimenti c’è chi
infatti ha saldato vecchi debiti in presenza
di nuovi, e chi invece ha ripianato
questi ultimi tenendosi i pregressi.
Risultato: la liquidità scarseggia ed allora
il calciomercato in corso è all’insegna
degli scambi di atleti senza movimenti
finanziari. In pratica il baratto tra calciatori
attraverso la reciproca compensazione
del valore di cessione (credito)
con quello equivalente di acquisizione
(debito), che le società interessate
vedranno rappresentata nei rispettivi
conti correnti di corrispondenza con la
federazione.
Cerchiamo allora di comprendere la
portata di questo che appare unicamente
come un “fatto contabile”.
Ai fini Iva trattasi di operazioni permutative
soggette a fatturazione ed
imposta. Anche in questo caso per i
club credito e debito Iva verso l’Erario
si elidono. La neutralità non è scontata
ai fini delle imposte Irpeg ed Irap.
Distinguiamo:
a) diritti dei calciatori non iscritti a
registro beni strumentali (bs): trattasi di
atleti “svincolati” ingaggiati senza nulla
pagare al club precedente. Hanno un
valore contabile nullo e quindi, se scambiati
entro il 30 giugno, producono plusvalenze
benefiche per il bilancio. Ma
solo ai fini economici (ricavi e costi) e
non finanziari: il baratto, azzerando di
fatto i rispettivi crediti, rende infatti
improponibile per entrambi i club la
istanza al sistema bancario di monetizzazione
in via anticipata degli stessi.
Senza contare la tassazione di tali proventi;
b) diritti dei calciatori iscritti a registro
bs: acquistati dietro fatturazione
questi calciatori, se scambiati, hanno
un valore contabile da confrontare con
quello di cessione; se questo ultimo è
superiore si origina quella plusvalenza
“monca” di cui al punto precedente;
in caso contrario una minusvalenza
(costo) deleteria per bilanci in rosso al
30 giugno. Sul fronte acquisizione, a
parità di stipendi e diritti di immagine,
per entrambi le società il nuovo atleta
rappresenta un costo pluriennale soggetto
ad ammortamenti che graveranno
sui futuri bilanci.
In definitiva, in assenza di reciproche
esigenze sul campo di gara, il puro
scambio di atleti senza conguagli in
denaro non sembra essere la panacea
della crisi finanziaria del calcio di cui
tanto si parla in questi periodi.