Plusvalenze monche

5 Luglio 2002

Nel calcio-mercato la plusvalenza è

la differenza tra il valore di cessione

e quello contabile (costo di acquisto

meno quote di ammortamento annue)

dell’atleta. Essendo dei proventi le plusvalenze

dei trascorsi calcio-mercati

hanno sovente permesso ai ricavi di

pareggiare i costi a bilancio, ma non

hanno fatto cassa per molti club. Con

la monetizzazione a rate (in base alle

regole delle leghe calcio) del saldo attivo

della campagna trasferimenti c’è chi

infatti ha saldato vecchi debiti in presenza

di nuovi, e chi invece ha ripianato

questi ultimi tenendosi i pregressi.

Risultato: la liquidità scarseggia ed allora

il calciomercato in corso è all’insegna

degli scambi di atleti senza movimenti

finanziari. In pratica il baratto tra calciatori

attraverso la reciproca compensazione

del valore di cessione (credito)

con quello equivalente di acquisizione

(debito), che le società interessate

vedranno rappresentata nei rispettivi

conti correnti di corrispondenza con la

federazione.

Cerchiamo allora di comprendere la

portata di questo che appare unicamente

come un “fatto contabile”.

Ai fini Iva trattasi di operazioni permutative

soggette a fatturazione ed

imposta. Anche in questo caso per i

club credito e debito Iva verso l’Erario

si elidono. La neutralità non è scontata

ai fini delle imposte Irpeg ed Irap.

Distinguiamo:

a) diritti dei calciatori non iscritti a

registro beni strumentali (bs): trattasi di

atleti “svincolati” ingaggiati senza nulla

pagare al club precedente. Hanno un

valore contabile nullo e quindi, se scambiati

entro il 30 giugno, producono plusvalenze

benefiche per il bilancio. Ma

solo ai fini economici (ricavi e costi) e

non finanziari: il baratto, azzerando di

fatto i rispettivi crediti, rende infatti

improponibile per entrambi i club la

istanza al sistema bancario di monetizzazione

in via anticipata degli stessi.

Senza contare la tassazione di tali proventi;

b) diritti dei calciatori iscritti a registro

bs: acquistati dietro fatturazione

questi calciatori, se scambiati, hanno

un valore contabile da confrontare con

quello di cessione; se questo ultimo è

superiore si origina quella plusvalenza

“monca” di cui al punto precedente;

in caso contrario una minusvalenza

(costo) deleteria per bilanci in rosso al

30 giugno. Sul fronte acquisizione, a

parità di stipendi e diritti di immagine,

per entrambi le società il nuovo atleta

rappresenta un costo pluriennale soggetto

ad ammortamenti che graveranno

sui futuri bilanci.

In definitiva, in assenza di reciproche

esigenze sul campo di gara, il puro

scambio di atleti senza conguagli in

denaro non sembra essere la panacea

della crisi finanziaria del calcio di cui

tanto si parla in questi periodi.









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