Dalle nostre parti una volta come
premi in palio di una gara sportiva dilettantistica
c'erano toma e salame, poi
sono arrivate medaglie, coppe e targhe,
e da alcuni anni c'è il denaro ed occorre
renderne conto al fisco.
Sgomberiamo subito il campo da un
equivoco: i premi in questione sono
quelle somme corrisposte in relazione
alla classificazione ottenuta dall'atleta
o dalla sua squadra, che non possono
essere contrabbandati con i rimborsi
chilometrici legati alla distanza fra il
luogo della competizione e quello di
residenza dello sportivo.
Detto questo, il fisco degli anni
Settanta aveva tagliato la testa al toro:
il 20% del montepremi lordo da versare
all'Erario a cura dell'organizzatore
entro il giorno 15 del mese successivo
a quello della corresponsione dei
riconoscimenti a fine gara. I premiati
ciclisti, bocciofili piuttosto che tennisti
si spartivano il netto, ma rimanevano
sconosciuti al fisco.
All'epoca dell'idillio fra Coni (Gattai) e
Ministero delle Finanze (Formica), nella
primavera del 1986, il fisco si intenerì
ed esentò dalla ritenuta fiscale i premi
non superiori a 100.000 lire. La misura,
di per sé anacronistica fin dall'origine,
non venne mai indicizzata fino alla sua
abrogazione, il 31 dicembre 1999. Si
aprì allora una sorta di interregno della
vecchia normativa non agevolata, fino
all'entrata in vigore il 10 dicembre scorso
di una novità dai contorni ancora
poco chiari e dagli effetti retroattivi al
1° gennaio 2000 (una follia).
La nuova norma parla di premi, inserendoli
fra i compensi esentasse fino
a lire 10milioni annui ed esenti 740
fino a 50, corrisposti come incentivo
da un ente al proprio atleta. Insomma
il c.d. "premio partita". Cosa ben diversa
dai premi assegnati a chiunque da un
organizzatore di una gara sportiva dilettantistica.
O no? In attesa di chiarimenti
ministeriali in merito, per alcuni autorevoli
addetti ai lavori si tratterebbe della
stessa fattispecie, per cui nessuna ritenuta
da versare fino ad un ammontare
lordo di 10milioni di lire. Ma qui viene
il bello. I 10milioni di esenzione non si
riferiscono al totale del montepremi
in palio, bensì al limite degli "introiti"
di ogni premiato alla data della gara.
Quindi se da una parte c'è il possibile
risparmio fiscale della ritenuta, dall'altra
per l'organizzatore si prospetta un
impegno burocratico non indifferente
(vedi articolo "Che cosa si nasconde ...?"
del 12 gennaio scorso): denunciare al
fisco tutti i premiati, dopo aversi fatto
certificare dagli stessi il livello degli
introiti raggiunto fino al giorno della
gara per applicare o meno la ritenuta.