Premiare, che fatica!

9 Gennaio 2001

Dalle nostre parti una volta come

premi in palio di una gara sportiva dilettantistica

c'erano toma e salame, poi

sono arrivate medaglie, coppe e targhe,

e da alcuni anni c'è il denaro ed occorre

renderne conto al fisco.

Sgomberiamo subito il campo da un

equivoco: i premi in questione sono

quelle somme corrisposte in relazione

alla classificazione ottenuta dall'atleta

o dalla sua squadra, che non possono

essere contrabbandati con i rimborsi

chilometrici legati alla distanza fra il

luogo della competizione e quello di

residenza dello sportivo.

Detto questo, il fisco degli anni

Settanta aveva tagliato la testa al toro:

il 20% del montepremi lordo da versare

all'Erario a cura dell'organizzatore

entro il giorno 15 del mese successivo

a quello della corresponsione dei

riconoscimenti a fine gara. I premiati

ciclisti, bocciofili piuttosto che tennisti

si spartivano il netto, ma rimanevano

sconosciuti al fisco.

All'epoca dell'idillio fra Coni (Gattai) e

Ministero delle Finanze (Formica), nella

primavera del 1986, il fisco si intenerì

ed esentò dalla ritenuta fiscale i premi

non superiori a 100.000 lire. La misura,

di per sé anacronistica fin dall'origine,

non venne mai indicizzata fino alla sua

abrogazione, il 31 dicembre 1999. Si

aprì allora una sorta di interregno della

vecchia normativa non agevolata, fino

all'entrata in vigore il 10 dicembre scorso

di una novità dai contorni ancora

poco chiari e dagli effetti retroattivi al

1° gennaio 2000 (una follia).

La nuova norma parla di premi, inserendoli

fra i compensi esentasse fino

a lire 10milioni annui ed esenti 740

fino a 50, corrisposti come incentivo

da un ente al proprio atleta. Insomma

il c.d. "premio partita". Cosa ben diversa

dai premi assegnati a chiunque da un

organizzatore di una gara sportiva dilettantistica.

O no? In attesa di chiarimenti

ministeriali in merito, per alcuni autorevoli

addetti ai lavori si tratterebbe della

stessa fattispecie, per cui nessuna ritenuta

da versare fino ad un ammontare

lordo di 10milioni di lire. Ma qui viene

il bello. I 10milioni di esenzione non si

riferiscono al totale del montepremi

in palio, bensì al limite degli "introiti"

di ogni premiato alla data della gara.

Quindi se da una parte c'è il possibile

risparmio fiscale della ritenuta, dall'altra

per l'organizzatore si prospetta un

impegno burocratico non indifferente

(vedi articolo "Che cosa si nasconde ...?"

del 12 gennaio scorso): denunciare al

fisco tutti i premiati, dopo aversi fatto

certificare dagli stessi il livello degli

introiti raggiunto fino al giorno della

gara per applicare o meno la ritenuta.









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