Lo sport risente della stagnazione
dell’economia mondiale.
E’ una tesi ricorrente di questi tempi:
in soldoni circola meno ricchezza dalle
famiglie alle aziende, e da queste ai veicoli
pubblicitari fra i quali c’è appunto
lo sport.
Ora poichè la ricchezza in assoluto
è sempre quella, e poichè i livelli di
stipendi e pensioni si mantengono in
media stabili, vuol dire che quella parte
di risorse fuoriuscita dal circuito consumi-
imprese-pubblicità-sport ha preso
altre direzioni.
Nei Paesi occidentali, sgonfiatosi l’effetto
“nuovo millennio”, la gente riscontra
che non c’è stato alcun boom economico,
che le cose vanno avanti come
prima del 31 dicembre 2000 e, anzi, che
ci sono segnali inquietanti su diversi
fronti: salute, clima, stato dell’economia
pubblica e privata, futuro pensionistico.
Conseguenze: dirottamento di una
significativa fetta di ricchezza (compresa
quella miliardaria delle star sportive)
da consumi di ogni sorta verso sanità
integrativa, previdenza complementare,
investimenti immobiliari ed in titoli
pubblici. Ed i fondi pensione ed immobiliari,
Stati Uniti d’America a parte, si
tengono alla larga da investimenti nell’industria
sportiva.
L’incertezza del futuro si contrasta
anche con il ricorso a lotterie e giochi
di facile pratica rispetto ai pronostici
sportivi. Ulteriori mancati incassi.
Un’altra quota poi consistente di ricchezza
viene dirottata dalle imprese:
a) verso settori “politicamente corretti”
concorrenziali allo sport, ecologia in
testa (si pensi al contratto stipulato in
Germania dal colosso Commerzbank
con l’istituto nazionale per la tutela dei
parchi);
- verso nuovi mercati (Est Europa in
particolare).
In questo ultimo caso tuttavia da
tempo si riscontra un parziale rientro
all’Ovest di ricchezza sotto forma di
consumi. Non ci sarebbe nulla da stupirsi
allora se tra i fattori dell’attuale
esplosione economica dello sport marchigiano
(volley e basket) ci fosse anche
la notevole liquidità in entrata del robusto
turismo commerciale dai Paesi exsovietici
che fa scalo nella zona.
Un flusso di denaro in controtendenza
come quello dei floridi mercati legati
a droga, prostituzione, armi, organi e
giochi d’azzardo. Commerci che hanno
necessità di immettere la loro ricchezza
crescente in settori a corto di liquidità
come quello sportivo spettacolistico (in
proposito la puntata della rubrica del
14 luglio 2000 “A rischio riciclaggio”),
o con forti risvolti sociali come quello
sportivo dilettantistico.