Ricchezza che va, ricchezza che viene

6 Settembre 2002

Lo sport risente della stagnazione

dell’economia mondiale.

E’ una tesi ricorrente di questi tempi:

in soldoni circola meno ricchezza dalle

famiglie alle aziende, e da queste ai veicoli

pubblicitari fra i quali c’è appunto

lo sport.

Ora poichè la ricchezza in assoluto

è sempre quella, e poichè i livelli di

stipendi e pensioni si mantengono in

media stabili, vuol dire che quella parte

di risorse fuoriuscita dal circuito consumi-

imprese-pubblicità-sport ha preso

altre direzioni.

Nei Paesi occidentali, sgonfiatosi l’effetto

“nuovo millennio”, la gente riscontra

che non c’è stato alcun boom economico,

che le cose vanno avanti come

prima del 31 dicembre 2000 e, anzi, che

ci sono segnali inquietanti su diversi

fronti: salute, clima, stato dell’economia

pubblica e privata, futuro pensionistico.

Conseguenze: dirottamento di una

significativa fetta di ricchezza (compresa

quella miliardaria delle star sportive)

da consumi di ogni sorta verso sanità

integrativa, previdenza complementare,

investimenti immobiliari ed in titoli

pubblici. Ed i fondi pensione ed immobiliari,

Stati Uniti d’America a parte, si

tengono alla larga da investimenti nell’industria

sportiva.

L’incertezza del futuro si contrasta

anche con il ricorso a lotterie e giochi

di facile pratica rispetto ai pronostici

sportivi. Ulteriori mancati incassi.

Un’altra quota poi consistente di ricchezza

viene dirottata dalle imprese:

a) verso settori “politicamente corretti”

concorrenziali allo sport, ecologia in

testa (si pensi al contratto stipulato in

Germania dal colosso Commerzbank

con l’istituto nazionale per la tutela dei

parchi);

- verso nuovi mercati (Est Europa in

particolare).

In questo ultimo caso tuttavia da

tempo si riscontra un parziale rientro

all’Ovest di ricchezza sotto forma di

consumi. Non ci sarebbe nulla da stupirsi

allora se tra i fattori dell’attuale

esplosione economica dello sport marchigiano

(volley e basket) ci fosse anche

la notevole liquidità in entrata del robusto

turismo commerciale dai Paesi exsovietici

che fa scalo nella zona.

Un flusso di denaro in controtendenza

come quello dei floridi mercati legati

a droga, prostituzione, armi, organi e

giochi d’azzardo. Commerci che hanno

necessità di immettere la loro ricchezza

crescente in settori a corto di liquidità

come quello sportivo spettacolistico (in

proposito la puntata della rubrica del

14 luglio 2000 “A rischio riciclaggio”),

o con forti risvolti sociali come quello

sportivo dilettantistico.









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