La riforma del sistema tributario in
cantiere prevede che in futuro gli enti
non commerciali, fra i quali sono comprese
le associazioni sportive non professionistiche,
compileranno innanzitutto
la dichiarazione dei redditi (Unico)
delle persone fisiche, e pagheranno
la relativa imposta (l’attuale Irpef ) e
non più quella sul reddito delle società
(l’odierna Irpeg).
Al di là di questo aspetto formale,
comunque non secondario, è sul fronte
sostanziale che il mondo sportivo non
professionistico attende ora concretezza
in seguito ad alcune dichiarazioni
dello scorso fine anno legate a fatti e
personaggi della politica sportiva.
Purtroppo però il tecnicismo esasperato
raggiunto dalla produzione di
norme fiscali in materia sportiva, spesso
per conciliare questioni irrisolte (il
falso dilettantismo, la gestione lucrativa
mascherata di servizi parasportivi),
potrebbe svuotare alla fine dei conti
proposte e progetti interessanti a tavolino.
Non sarebbe la prima volta.
Defiscalizzazione delle sponsorizzazioni.
Oggi per lo sponsor la spesa è
già deducibile dal reddito di impresa
(interpretazione del Secit a parte).
A loro volta le associazioni in regime
forfettario escludono dalla tassazione
Irpeg/Irap questi proventi legati a due
eventi all’anno per un importo complessivo
fino a 51.645,69 euro. A questo
punto ci si domanda quale potrebbe
essere il contenuto dell’enunciato:
l’agevolazione sarà estesa a tutti i sodalizi,
oppure anche agli abbinamenti stagionali
e pluriennali?
Riforma del lavoro sportivo. In dicembre
una commissione di studio della
Federazione pallavolo (Fipav) l’ha tentata:
fare del pallavolista “di professione”
un collaboratore dilettante a vita,
puntando tutto sulla legge dei compensi
agli sportivi amatoriali, salvo poi
imporre per iscritto nel contratto tipo
obblighi (orari, presenze...) classici del
lavoro subordinato. La proposta è stata
bocciata da atleti e procuratori.
Legge sul dilettantismo sportivo.
L’attesa dura da circa venti anni
(Congresso straordinario del Coni in
Roma - novembre 1982), nel corso dei
quali varie bozze sono state abbandonate
in Parlamento. All’edizione 1997
della legge quadro è stata asportata
tutta la parte tributaria per essere trasfusa
nel testo della riforma Visco del
terzo settore no-profit (decreto legislativo
4 dicembre 1997, n. 460).
Presentare ora al mondo sportivo
un testo privo della disciplina fiscale,
che in ogni caso deve fare i conti con la
giungla di norme in vigore in materia,
sarebbe un pericoloso passo falso.