Rischio di passi falsi

11 Gennaio 2002

La riforma del sistema tributario in

cantiere prevede che in futuro gli enti

non commerciali, fra i quali sono comprese

le associazioni sportive non professionistiche,

compileranno innanzitutto

la dichiarazione dei redditi (Unico)

delle persone fisiche, e pagheranno

la relativa imposta (l’attuale Irpef ) e

non più quella sul reddito delle società

(l’odierna Irpeg).

Al di là di questo aspetto formale,

comunque non secondario, è sul fronte

sostanziale che il mondo sportivo non

professionistico attende ora concretezza

in seguito ad alcune dichiarazioni

dello scorso fine anno legate a fatti e

personaggi della politica sportiva.

Purtroppo però il tecnicismo esasperato

raggiunto dalla produzione di

norme fiscali in materia sportiva, spesso

per conciliare questioni irrisolte (il

falso dilettantismo, la gestione lucrativa

mascherata di servizi parasportivi),

potrebbe svuotare alla fine dei conti

proposte e progetti interessanti a tavolino.

Non sarebbe la prima volta.

Defiscalizzazione delle sponsorizzazioni.

Oggi per lo sponsor la spesa è

già deducibile dal reddito di impresa

(interpretazione del Secit a parte).

A loro volta le associazioni in regime

forfettario escludono dalla tassazione

Irpeg/Irap questi proventi legati a due

eventi all’anno per un importo complessivo

fino a 51.645,69 euro. A questo

punto ci si domanda quale potrebbe

essere il contenuto dell’enunciato:

l’agevolazione sarà estesa a tutti i sodalizi,

oppure anche agli abbinamenti stagionali

e pluriennali?

Riforma del lavoro sportivo. In dicembre

una commissione di studio della

Federazione pallavolo (Fipav) l’ha tentata:

fare del pallavolista “di professione”

un collaboratore dilettante a vita,

puntando tutto sulla legge dei compensi

agli sportivi amatoriali, salvo poi

imporre per iscritto nel contratto tipo

obblighi (orari, presenze...) classici del

lavoro subordinato. La proposta è stata

bocciata da atleti e procuratori.

Legge sul dilettantismo sportivo.

L’attesa dura da circa venti anni

(Congresso straordinario del Coni in

Roma - novembre 1982), nel corso dei

quali varie bozze sono state abbandonate

in Parlamento. All’edizione 1997

della legge quadro è stata asportata

tutta la parte tributaria per essere trasfusa

nel testo della riforma Visco del

terzo settore no-profit (decreto legislativo

4 dicembre 1997, n. 460).

Presentare ora al mondo sportivo

un testo privo della disciplina fiscale,

che in ogni caso deve fare i conti con la

giungla di norme in vigore in materia,

sarebbe un pericoloso passo falso.

 









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