Si avvicinano i Mondiali di calcio in
Francia.
Se pronosticare la finale sul campo
è impresa ardua, così non è per quella
degli affari.
Contro la sicura finalista "Golia-
Adidas" (40% del mercato delle scarpe
per il football), la sfidante si è dichiarata:
"Davide-Nike" (9%).
Per la ditta dell'Oregon, attualmente
in crisi nel settore della scarpetta bianca
del basket alla quale la gioventù del
pianeta sembra avere voltato le spalle,
si tratta di un assaggio in vista del vero
obiettivo: il primato mondiale delle
vendite di articoli per il calcio nel 2002.
In altre parole il sorpasso della famosissima
marca delle "tre strisce".
Una strategia quella della Nike partita
da Eindhoven (Paesi Bassi) e che ha
come approdo la Cina via Parigi.
Andiamo con ordine.
La filiale in Europa della Nike si trova
nei Paesi Bassi. E' lì che intorno al 1994 il
manager Cees Van Nieuwenhuizen progetta
l'operazione sorpasso. La business
idea: clonare il vincente dream team
Usa di basket, olimpionico a Barcelona
92, su di un campo di calcio. Risultato:
il Brasile. E Michael Jordan? C'è un promettente
giovanotto proprio nel Psv
Eindhoven, un certo Ronaldo. A quel
tempo per la Nike vale 1miliardo e
mezzo di lire.
5 dicembre 1996. Una data storica
per un contratto di meta-sponsorizzazione
storico: 300 miliardi di lire alla
federcalcio brasiliana (Nike spende in
marketing 1.800 miliardi di lire all'anno).
Contropartita? Il calcio brasiliano
è della multinazionale americana: da
quello povero delle regioni interne del
Paese, interessato da un programma di
sviluppo firmato dalla ditta della virgola,
alla nazionale carioca. Questa ultima,
neo "Harlem Globetrotters", girerà per
dieci anni il mondo intero in base alle
esigenze Nike, passando da un aeroporto
all'altro (lo spot di questi giorni
del regista americano di origini cinesi
John Woo non è un caso). Con uno
scalo finale ben preciso: la Cina, dove
attualmente grazie al processo in chiaroscuro
di occidentalizzazione la Nike
sponsorizza già quattro club. Comprare
la nazionale di Pechino non dovrebbe
essere così costoso come per il mito
Brasile. E la resa stuzzicante: un mercato
di 1.200.000.000 di potenziali consumatori.
L'ipotetico esercito per affondare
Adidas.