Scenari d'autunno

8 Novembre 2002

Diversi sono gli spunti che ci offre

questo autunno in materia di economia

sportiva.

Crisi irachena. Quali conseguenze

sull’industria sportiva mondiale potrebbe

avere un attacco a Bagdad nei primi

mesi del 2003? 1) La finanza araba più

laica ha scoperto ormai lo sport business

e non ci dovrebbero essere marce

indietro; 2) la posizione in perpetuo

chiaroscuro della Libia, azionista del calcio

in Italia (Paese Nato) e nello stesso

tempo nel mirino degli Usa, dovrebbe

chiarirsi; 3) l’esportazione di sport spettacolo

nella penisola araba rallenterà;

4) la vicinanza ai possibili fronti di guerra

(Turchia) del prossimo sito olimpico,

Atene nel 2004, potrebbe risultare

molto pericolosa.

Minore è bello. Gli appelli pubblici

lanciati negli ultimi anni dalla Giunta

Coni in Roma “per salvare lo sport povero”

dal crack finanziario non sempre

hanno intenerito più di tanto il mondo

politico, ma hanno intercettato, forse

in modo involontario, una esigenza

del mondo imprenditoriale. “Investire

nel sociale” è infatti la parola d’ordine

che sta caratterizzando le politiche di

marketing delle grandi imprese. E così

accanto alla tutela della natura piuttosto

che del patrimonio artistico, alla

difesa dei centri storici metropolitani,

aiutare lo sport no-business in estrema

difficoltà diventa premiante per l’immagine

dell’azienda. Un esempio su tutti?

Ip, già sponsor della nazionale di calcio

per anni, ed ora paladina del sostegno

al settore sportivo dilettantistico: acquistando

i prodotti del gruppo petrolifero

si permette all’associazione del cuore

di dotarsi gratuitamente di materiali ed

attrezzature.

Golf e turismo. Se c’è una disciplina

che anche in Italia in questo delicato

momento finanziario non conosce crisi

questa è il golf, e non solo sul versante

professionistico.

Fra i dilettanti un dato conferma

quanto sopra: in tempi recenti sono

state organizzate nella Penisola quasi

diecimila manifestazioni a colpi di

25.000 euro di sponsorizzazione base

per evento da parte di aziende che

hanno ormai individuato nel golfista

tipo il loro target ideale per fare colpo.

Una situazione catturata anche dall’industria

delle costruzioni nel settore

turistico, che punta al green quale

corredo privilegiato di alberghi di alto

profilo.

In conclusione un settore florido con

un interrogativo in proiezione: come si

concilierà l’esclusività dell’utenza ricercata

dall’industria del lusso in questa

disciplina con la linea di condotta politica

federale volta a renderla “popolare”?









Museo Alessandro Roccavilla

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