Diversi sono gli spunti che ci offre
questo autunno in materia di economia
sportiva.
Crisi irachena. Quali conseguenze
sull’industria sportiva mondiale potrebbe
avere un attacco a Bagdad nei primi
mesi del 2003? 1) La finanza araba più
laica ha scoperto ormai lo sport business
e non ci dovrebbero essere marce
indietro; 2) la posizione in perpetuo
chiaroscuro della Libia, azionista del calcio
in Italia (Paese Nato) e nello stesso
tempo nel mirino degli Usa, dovrebbe
chiarirsi; 3) l’esportazione di sport spettacolo
nella penisola araba rallenterà;
4) la vicinanza ai possibili fronti di guerra
(Turchia) del prossimo sito olimpico,
Atene nel 2004, potrebbe risultare
molto pericolosa.
Minore è bello. Gli appelli pubblici
lanciati negli ultimi anni dalla Giunta
Coni in Roma “per salvare lo sport povero”
dal crack finanziario non sempre
hanno intenerito più di tanto il mondo
politico, ma hanno intercettato, forse
in modo involontario, una esigenza
del mondo imprenditoriale. “Investire
nel sociale” è infatti la parola d’ordine
che sta caratterizzando le politiche di
marketing delle grandi imprese. E così
accanto alla tutela della natura piuttosto
che del patrimonio artistico, alla
difesa dei centri storici metropolitani,
aiutare lo sport no-business in estrema
difficoltà diventa premiante per l’immagine
dell’azienda. Un esempio su tutti?
Ip, già sponsor della nazionale di calcio
per anni, ed ora paladina del sostegno
al settore sportivo dilettantistico: acquistando
i prodotti del gruppo petrolifero
si permette all’associazione del cuore
di dotarsi gratuitamente di materiali ed
attrezzature.
Golf e turismo. Se c’è una disciplina
che anche in Italia in questo delicato
momento finanziario non conosce crisi
questa è il golf, e non solo sul versante
professionistico.
Fra i dilettanti un dato conferma
quanto sopra: in tempi recenti sono
state organizzate nella Penisola quasi
diecimila manifestazioni a colpi di
25.000 euro di sponsorizzazione base
per evento da parte di aziende che
hanno ormai individuato nel golfista
tipo il loro target ideale per fare colpo.
Una situazione catturata anche dall’industria
delle costruzioni nel settore
turistico, che punta al green quale
corredo privilegiato di alberghi di alto
profilo.
In conclusione un settore florido con
un interrogativo in proiezione: come si
concilierà l’esclusività dell’utenza ricercata
dall’industria del lusso in questa
disciplina con la linea di condotta politica
federale volta a renderla “popolare”?