Dal 1° gennaio 2000 per le società e
le associazioni sportive con un volume
di affari annuo superiore a 360milioni
cambiano le regole in biglietteria: con
l'abolizione della famigerata imposta
sugli spettacoli addio al classico biglietto
di ingresso Siae, e via libera al "titolo di
accesso", un vero e proprio scontrino
fiscale che sconterà solo l'iva.
Così recita il decreto legislativo n. 60
del 26 febbraio scorso, ma il condizionale
è d'obbligo, considerato che a quattro
mesi da quella che si preannuncia come
una rivoluzione organizzativa, mancano
norme di attuazione, a partire da quelle
che introducono le modalità di stampa e
di emissione del nuovo ticket da parte di
appositi registratori di cassa.
Novità quinid per ora a metà. Come a
metà della gestione dei soggetti sportivi
andrebbero a ricadere gli effetti della
modifica. La stagione agonistica della
maggiore parte degli sport di squadra
non segue l'anno solare e transita a cavallo
del 31 dicembre. Le conseguenze in
questo caso non sono da poco: nuovi
regimi contabile e fiscale in corso di esercizio
e probabile disputa con l'Erario per
quella parte di imposta spettacoli sugli
abbonamenti che, versata intergralmente
in queste settimane, riguarda anche le
partite casalinghe del 2000, quando l'imposta
non dovrebbe essere più in vigore.
Per quei club con decine di migliaia di
abbonati le cifre in gioco non sono trascurabili.
Il legislatore non segue lo sport? La
verità è un'altra: la riforma era pronta da
circa un anno per essere emanata entro
il 31-12-1998, con decorrenza a luglio di
questo anno, in linea quindi con la partenza
dei campionati. Sennonchè quello
che doveva essere il "regalo allo sport italiano"
dell'allora governo Prodi (all'estero
non esiste un tributo analogo all'imposta
spettacoli) venne bloccato dallo scandalo
Coni/antidoping. Una tegola in più
sulla contemporanea crisi istituzionale
di fine anno. Governo nuovo, ministro
nuovo e primi impegni: riiforma Coni e
lotta al doping.
Risultato: in febbraio disco verde
alla legge. Ma c'era ancora un punto: la
copertura del mancato introito dell'imposta
spettacoli (il 9% su incassi stadio,
sponsorizzazioni e diritti radio-tv...) deve
essere garantita dalle scommesse sportive
che dal 1992 sono in calo costante.
Il 30 luglio scorso è partita la riforma
dei concorsi pronostici che, con un
movimento di circa 4mila miliardi l'anno,
dovrebbe sanare la schedina e garantire
la suddetta copertura. Il tutto però a regime,
cioè nel tempo (diversi mesi secondo
gli addetti ai lavori). Ed allora se da una
parte rinviare di sei mesi la rivoluzione
in biglietteria è un sollievo organizzativo
per i club, dall'altra ciò significa rimandare
il de profundis dell'imposta spettacoli
ed il relativo risparmio di imposta preventivato
per la stagione sportiva