Di fronte al dissesto finanziario dello
sport italiano non mancano le proposte
di soluzione. Fra le ultime rese note
quella di aggiungere lo sport fra i destinatari
dell’ 8 per mille dell’Irpef versata
dai contribuenti in sede di tassazione
dei redditi (modello Unico).
Vi sono alcune perplessità al riguardo:
- al cittadino raggiunto da tempo
dalle notizie circa i notevoli ingaggi
e premi riconosciuti ai lavoratori
dello sport spettacolo (calcio in testa)
potrebbe sfuggire la percezione della
“povertà” del sistema;
- il dualismo tra i possibili garanti e
gestori dei fondi (Coni o Ministero per i
beni culturali?);
- il panorama disarticolato dei possibili
beneficiari (associazioni sportive,
federazioni, enti di promozione, forze
armate, comitato dello sport per tutti
...).
Quanto sopra potrebbe minare il rapporto
fiduciario che sta alla base di un
atto di liberalità. E questo può valere
oltre che per il cittadino, anche per il
soggetto impresa. Ma soprattutto ciò
che sembra sfuggire è che l’inquadramento
dello sport fra gli obiettivi meritevoli
di “carità” (intesa nel significato
anglosassone di sostenimento liberale
di uno scopo comunitario) sta nella
perniciosa sedentarietà delle giovani
generazioni. E che quindi lo sport da
aiutare in particolare è quello legato ai
primi passi nella scuola.
Il settore privato e quello misto
dovrebbero farsi carico di questo segmento
del sistema sportivo che, al di là
della sua povertà intrinseca di risorse,
non ha sponsor commerciali e paladini
nelle istituzioni sportive concorrenti.
La neo Authority del Terzo Settore
allora potrebbe:
a) sostenere chi invoca l’introduzione
nell’art. 33 della Costituzione del riconoscimento
statale, a fianco di quelli
dell’arte e della scienza, dell’insegnamento
dell’attività motoria;
b) farsi garante e gestore (trustee) di
un trust (patrimonio) senza fine di lucro
per lo sport per gli studenti che un
certo numero di aziende leader (banche,
assicurazioni, industrie...), in qualità
di settlor (donatori), alimenteranno
annualmente destinando parte degli
utili, in aggiunta ai fondi 8 per mille
Irpef dei cittadini;
c) richiedere l’estensione del disposto
dell’art. 38 del collegato fiscale (legge n.
312/2000), che prevede la piena deducibilità
dal reddito di impresa degli
investimenti per la cultura, ai passaggi
di fondi al suddetto trust sportivo.
L’obiettivo di base di questo ultimo
potrebbe essere il raggiungimento
annuale dei 40miliardi di lire che il progetto
Perseus ha garantito in questi
anni alle scuole aderenti ai campionati
sportivi studenteschi.