Udine: in Borsa con il calcio mercato?

11 Ottobre 1999

Sabato scorso l'azionista di maggioranza

della Udinese Calcio Spa, la famiglia

Pozzo, ha preso una decisione: fra un

anno, al massimo un anno e mezzo, le

azioni della società saranno quotate a

Pizza Affari. La notizia merita attenzione,

perchè si tratterà dell'approdo in Borsa di

un club di calcio non metropolitano.

Parma potrebbe togliere il primato,

ma per Tanzi non c'è la "sponda" della

Parmalat come viceversa c'è stata quella

della Cirio per l'operazione Lazio Spa in

Borsa e, forse, non c'è proprio alle spalle

del re del latte una metropoli. Dove tuttavia

di Borsa si parla ogni tanto, ma come

obiettivo a medio/lungo termine. Prima

occorre ristrutturarsi, è il leit-motiv. Con

due prospettive:

1) inserire nell'attivo patrimoniale dei

beni immobili. Per entrare in Borsa non a

caso Cragnotti ha trasferito da una società

alla Lazio spa la proprietà del centro

sportivo di Formello. Il traguardo rimane

lo stadio. Sotto questo punto di vista

sembrano avvantaggiate le società torinesi

che, nella generale bocciatura dello

Stadio delle Alpi, trovano terreno fertile

per rilanciare i loro progetti immobiliari

sportivi. Per i club milanesi una alternativa

all'impianto del Meazza è dura. Ed

allora si guarda alla gestione degli stadi

municipali e di quella di altri affari, cioè la

seconda prospettiva;

2) si parte appunto dalla gestione del

centro commerciale all'interno dell'impianto,

per andare fino alla produzione di

beni "legati" all'immagine della squadra

(il progetto "Caffè Napoli") piuttosto che

di servizi nell'area del turismo terziario,

intrattenimento e comunicazione (i parchi

tematici stile Walt Disney ipotizzati di

recente da Adriano Galliani).

Insomma un oggetto sociale quello

delle aziende del calcio professionistico

destinato ad ampliarsi per accogliere iniziative,

la cui strumentalità rispetto all'attività

istituzionale risulta sfuggente. Le

autorità sportive non vedono di buon

occhio questi sconfinamenti. D'altro canto

stiamo assistendo al fenomeno opposto:

la società sportiva scalata dall' "oligarchia

mega-mediale", ovvero internet ed la confluenza

computer-tv-telefono. E così la

partita del secolo non si disputerà più su

di un campo di gioco, ma nelle stanze dei

bottoni fra Rupert Murdoch e lo sfidante

Bill Gates, il miliardario americano proprietario

di Microsoft entrato di recente

nel calcio inglese.

Ma torniamo all'Udinese Spa, che non

possiede a bilancio lo stadio e tanto meno

centri sportivi. Quale è allora la voce attiva

fulcro della prossima operazione in

Borsa? Molto probabilmente i 220miliardi

di lire di crediti verso il sistema calcio,

risultato del vero "core business" della

gestione Pozzo: l'acquisto, la formazione

e la rivendita a livello internazionale di

manodopera del calcio. Sarà sufficiente

soprattutto in caso di crollo del mercato a

segutio delle cicliche crisi finanziarie o di

riforma europea dello stesso?









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