Sabato scorso l'azionista di maggioranza
della Udinese Calcio Spa, la famiglia
Pozzo, ha preso una decisione: fra un
anno, al massimo un anno e mezzo, le
azioni della società saranno quotate a
Pizza Affari. La notizia merita attenzione,
perchè si tratterà dell'approdo in Borsa di
un club di calcio non metropolitano.
Parma potrebbe togliere il primato,
ma per Tanzi non c'è la "sponda" della
Parmalat come viceversa c'è stata quella
della Cirio per l'operazione Lazio Spa in
Borsa e, forse, non c'è proprio alle spalle
del re del latte una metropoli. Dove tuttavia
di Borsa si parla ogni tanto, ma come
obiettivo a medio/lungo termine. Prima
occorre ristrutturarsi, è il leit-motiv. Con
due prospettive:
1) inserire nell'attivo patrimoniale dei
beni immobili. Per entrare in Borsa non a
caso Cragnotti ha trasferito da una società
alla Lazio spa la proprietà del centro
sportivo di Formello. Il traguardo rimane
lo stadio. Sotto questo punto di vista
sembrano avvantaggiate le società torinesi
che, nella generale bocciatura dello
Stadio delle Alpi, trovano terreno fertile
per rilanciare i loro progetti immobiliari
sportivi. Per i club milanesi una alternativa
all'impianto del Meazza è dura. Ed
allora si guarda alla gestione degli stadi
municipali e di quella di altri affari, cioè la
seconda prospettiva;
2) si parte appunto dalla gestione del
centro commerciale all'interno dell'impianto,
per andare fino alla produzione di
beni "legati" all'immagine della squadra
(il progetto "Caffè Napoli") piuttosto che
di servizi nell'area del turismo terziario,
intrattenimento e comunicazione (i parchi
tematici stile Walt Disney ipotizzati di
recente da Adriano Galliani).
Insomma un oggetto sociale quello
delle aziende del calcio professionistico
destinato ad ampliarsi per accogliere iniziative,
la cui strumentalità rispetto all'attività
istituzionale risulta sfuggente. Le
autorità sportive non vedono di buon
occhio questi sconfinamenti. D'altro canto
stiamo assistendo al fenomeno opposto:
la società sportiva scalata dall' "oligarchia
mega-mediale", ovvero internet ed la confluenza
computer-tv-telefono. E così la
partita del secolo non si disputerà più su
di un campo di gioco, ma nelle stanze dei
bottoni fra Rupert Murdoch e lo sfidante
Bill Gates, il miliardario americano proprietario
di Microsoft entrato di recente
nel calcio inglese.
Ma torniamo all'Udinese Spa, che non
possiede a bilancio lo stadio e tanto meno
centri sportivi. Quale è allora la voce attiva
fulcro della prossima operazione in
Borsa? Molto probabilmente i 220miliardi
di lire di crediti verso il sistema calcio,
risultato del vero "core business" della
gestione Pozzo: l'acquisto, la formazione
e la rivendita a livello internazionale di
manodopera del calcio. Sarà sufficiente
soprattutto in caso di crollo del mercato a
segutio delle cicliche crisi finanziarie o di
riforma europea dello stesso?